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Adventouring

Alla HAT Sanremo-Sestriere 2021 con la Suzuki V-Strom 1050XT


Avatar di Giorgio Sala , il 11/09/21

2 anni fa - Oltre 500 km, tantissimo off-road e paesaggi mozzafiato: il racconto

Alla HAT Sanremo-Sestriere 2021 con la Suzuki V-Strom 1050XT
Oltre 500 km di strada e fuoristrada da Sanremo a Sestriere passando per le Alpi. Ecco com'è andata alla HAT 2021 con la V-Strom

La HAT Sanremo – Sestriere è uno di quegli eventi che, nel corso degli anni, si è affermato come un must tra gli appassionati di off-road e adventouring. La mia prima esperienza in fuoristrada risale all’anno scorso, con la Blue Bike Camp di Daniele Madrigali. Mai avrei pensato che, dopo un anno e mezzo, mi sarei ritrovato sul palco del più celebre appuntamento della Hardalpitour, pronto a percorrere circa 540 km sulle Alpi Liguri e Piemontesi fino a Sestriere. L’anno scorso Danilo ci è andato con la Triumph Tiger 900 Rally Pro, stavolta è toccato a me. E quello che segue, è il racconto di 27 ore di pura emozione.

HAT VILLAGE Sono 470 le moto presenti al parco chiuso della HAT a Sanremo, che da venerdì mattina popolano il piazzale con persone che arrivano da ben 15 paesi diversi (più della metà sono stranieri), tutti super preparati con gli accessori più disparati: barre paramotore, navigatori, luci, borse impermeabili, zaini con borracce in bella vista. Io arrivo nello stand Suzuki, dove mi aspetta la V-Strom 1050XT. Con lei ho affrontato un bellissimo percorso lo scorso anno: tra le Quattro Regioni toccate, c’erano proprio Liguria e Piemonte. Delle doti fuoristradistiche della V-Strom ne ho parlato ampiamente in quell’occasione, così come Danilo le ha apprezzate alla V-Strom Academy. La moto è completamente di serie, eccezion fatta degli pneumatici tassellati Anlas Capra X: ideali per questo tipo di evento. Si fa sera, il venerdì parte la HAT Extreme: oltre 800 km di strada, per un percorso tanto tosto quanto difficile il fatto di dormire per due notti “all’avventura”. Un destino che toccherà anche a me sabato sera, mentre i miei amici escono a bere cocktail sofisticati in centro a Milano. Io, per fortuna, il venerdì sera lo passo su un comodo letto e sotto una coperta.

ANSIA DA PRESTAZIONE... Passata la notte, è il momento di partire. Anzi, prima parte la HAT Discovery, circa 400 km di percorso pensato per chi si approccia per la prima volta ad una tappa della Hardalpitour. E mentre penso se forse la Classic fosse troppo per me, mi fanno cenno di prepararmi e prendere la V-Strom. Sono l’equipaggio numero 2, con me c’è Miriam, anche lei alla prima esperienza con la HAT. Davanti a me c’è la coppia numero 1, anche loro con una V-Strom uguale alla mia. I due “individui” sono Andrea Becconi, campione europeo d’enduro nel 2009 ed istruttore della V-Strom Academy, e Gianpiero Findanno, ex dakariano che non ha bisogno di presentazioni. Dopo di loro, salgo sul palco come se fossi anche io una persona importante, quando in realtà spiccico due parole in croce per l’emozione. Sì, sono emozionato. Anche un po’ preoccupato a dirla tutta. Ma con la V-Strom mi sento a casa, non solo per i miei trascorsi insieme a lei, ma perché è una moto che ti infonde tanta sicurezza e fiducia. Come una mamma chioccia che ti dice “tranquillo che arriviamo in fondo”. Se me lo dice lei…

SI PARTE! Da Sanremo saliamo fino a San Romolo, dove inizia il primo sterrato. Un preludio che sfocia sul Passo Ghimegna: molto facile, scorrevole e che mi fa riprendere le misure con la V-Strom XT. Lei è grossa e imponente, ha una sella alta 85 cm da terra e pesa 247 kg con il pieno di benzina da 20 litri. L’ergonomia di pedane/serbatoio/manubrio quando si guida in piedi è molto buona, ma la cosa che più ho iniziato ad apprezzare è l’elettronica. L’ABS, sul livello più basso, è poco invasivo ed è un bene prezioso quando la situazione si fa critica. Il traction control sul livello 1, poi, taglia potenza ma permette di salire piano piano ovunque, a patto di avere il gas spalancato. Per ora il percorso è piacevole, asciutto e il terreno compatto. Dopo un ulteriore tratto su asfalto, ci fermiamo al primo ristoro presso il comune di Pigna, in Liguria. Il classico borgo sperduto che non sapevo nemmeno esistesse... Ed è proprio questo uno degli aspetti della HAT Sanremo-Sestriere, quello di scoprire posti di cui non conosci l'esistenza.

FRANCIA-ITALIA Finita la sosta rigenerativa, mi rimetto in sella e parto con la mia compagna d’equipaggio verso uno dei punti più interessanti della HAT: un tratto della Via del Sale, che sale su fino a circa 1.700 metri e passa molto vicino al confine con la Francia. In realtà in Francia ci sono stato… ma per sbaglio, visto che ad un bivio ho imboccato la strada errata. Colpa mia, non del GPS che, in realtà, non ha mai sbagliato un colpo: il Garmin Montana 700i, posizionato sul traversino del frontale, si caricava attraverso la porta USB presente di serie sul V-Strom 1050XT. Chiaro, preciso e puntuale nell’indicare la rotta, oltre che la posizione reale. La Via del Sale, comunque, è molto affascinante per via dello strapiombo a bordo strada che incute un po’ di suggestione. Niente paura, mi concentro sulla “strada pietrosa” davanti a me per continuare verso la Galleria di Colle Ardente. Prima di finire nel cuore della montagna, ero troppo concentrato sulla strada, senza godermi a pieno il paesaggio. Per prendere anche un po’ di fiato, mi sono fermato per rilassare i muscoli e far gioire la vista nello splendido scenario delle Alpi Liguri.


247 KG DI LEGGEREZZA Continuando verso le pendici del Monte Saccarello, la V-Strom 1050XT si comporta come un mulo inarrestabile, comodo quando sto in piedi tanto quando sto seduto. Utile per recuperare energie preziose in vista di un futuro incerto sul percorso. Esatto: non avendo mai fatto la HAT, non avevo la minima idea di cosa potesse palesarsi davanti al mio cammino. Una pietraia? Un bosco? Una fangazza? Lo spirito dell’adventouring è proprio quello di saltare in sella e seguire fedelmente la traccia. Passato il valico di Colle di Nava, mi imbatto nel primo vero tratto difficile – per le mie capacità fuoristradistiche – di questa Sanremo Sestriere. Finiso in una zona boschiva in discesa con tornanti stretti, tagliati in obliquo da grossi canali. Aggiungeteci qualche sasso smosso e il piatto è servito. Un piatto che la Suzuki ha mangiato con grande gusto, grazie alla buona distribuzione dei pesi e un avantreno molto comunicativo e stabile che non mi fa rimpiangere un 21''. Ritorno sull'asfalto: prossima sosta, Garessio, dove faccio anche benzina per affrontare l'ultima parte del primo giorno con serenità. Si, sereno, perchè ignaro del mio destino... 

DAGLI SCI AL TASSELLO Sono onesto: la maggior parte dei luoghi che ho attraversato non li avevo mai nemmeno sentiti nominare. Men che meno Frabosa Soprana, l’ultimo paese prima di una ripida, lunga e faticosa salita verso una delle località sciistiche più gettonate dai liguri: Prato Nevoso, a quota 1.600 mslm. Un tratto di strada caratterizzato da sassi smossi, con diversi canali stretto ma profondi, da affrontare a bassa velocità. Questo perché la Suzuki V-Strom 1050XT non ha tantissima luce a terra, tant'è che ho legato il cavalletto centrale con una fascetta al telaietto posteriore per evitare che, nelle buche più accentuate, si abbassasse e toccasse a terra. Inoltre le sospensioni di serie sono morbide, così da copiare molto bene le superfici sconnesse, tuttavia nei canali più profondi si rischia di mandare la forcella a fondo corsa. E poi, quel filtro dell’olio che sbuca lì davanti, richiede un occhio di riguardo… a proteggere la mia Suzuki ci sono soltanto delle barre paramotore laterali e dei paramani.

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MA QUANTO È DURA LA SALITA! La salita verso Prato Nevoso è uno dei punti più impervi di tutta la HAT. Con il mantra “in salita non ci si ferma mai” stampato a fuoco nella mia testa, il problema è che la mia velocità di risalita è inferiore a quella di altri partecipanti con più esperienza e moto più adatte al fuoristrada impegnativo. Accosto quindi nei tratti piani, così da lasciar sfilare gli altri e avere lo spunto per risalire. Ed è qui che inizia la vera insidia: nei punti più impervi si creano ingorghi per via delle persone che rimanevano bloccate in salita. Sta di fatto che, dopo un po' di attesa, mi sono fatto coraggio: metto la prima e tengo il gas aperto per tutta la strada verso la cima. In questo frangente mi sono reso conto come le pedane un po' avanzate della V-Strom mi portavano ad aggrapparmi al manubrio, forse complice anche un po' di stanchezza... Per chi non lo sapesse, aggrapparsi al manubrio è sempre sconsigliato in off road, perché si vincola troppo l’anteriore in una situazione – la pietraia – in cui la ruota anteriore deve copiare e seguire la sua strada tra i massi smossi. Nonostante la difficoltà, sono arrivato in cima. Mentre mi preparo per una piacevole discesa verso Boves, mi riposo qualche minuto godendomi uno dei momenti più suggestivi della HAT. Il sole si avvicina ai monti, le ombre si allungano e il paesaggio si scalda con la luce della golden hour. Sarei rimasto lì per ore, ma volendo arrivare a Boves prima del tramonto mi sono messo le gambe in spalla e sono tornato in sella alla V-Strom. Dopo un bel tratto scorrevole e uno leggermente più impervio, ne segue uno in mezzo ai boschi, più tecnico ma anch’esso piuttosto scorrevole. Segue poi un lungo tratto di asfalto per la cena a Boves, meta finale del primo giorno.

LA FEBBRE DEL SABATO SERA Ore 21,15 di sabato. Ho cenato, mi sono riposato un attimo. Ora il mio compito è trovare un luogo dove poter riposare la notte. È buio, e mi rendo conto di una cosa: il faro della mia V-Strom illumina bene la strada, ma in off-road ci vuole qualche faretto supplementare per vedere cosa c'è nei pressi della ruota anteriore. Avete presente le luci che montano sui BMW GS Adventure utilizzati esclusivamente per l’aperitivo sulla Darsena? Ecco, quelli sarebbero stati perfetti per me, adesso. Ma non mi scoraggio, tolgo la mascherina per vedere meglio e mi faccio strada con l’abbagliante della Suzuki. In salita non è un problema, visto che il peso sul posteriore alza il fascio luminoso. In discesa invece il peso verso l'anteriore abbassa la luce, senza dare nessun tipo di profondità. Mentre guido alla cieca cercando conferme sul fidato GPS Garmin, mi accodo ad un gruppo di francesi che illuminano a giorno il bosco. Se li dovessi rivedere, gli offrirei sicuramente una birra. Anche loro, però, me ne devono una, dato che ho aiutato un loro amico a rimettere in piedi la sua BMW GS 1250 Adventure, caduta a terra in un tratto fangoso. Grazie a loro, arrivo senza grossi problemi al ristoro di Melle. È qui che vorrei schiacciare un pisolino, ma il via-vai di moto non conciliava nemmeno un breve riposo. Dopo una mezz’ora sdraiato su una panchina, mi rivesto e continuo il percorso, alla ricerca di un luogo adatto al mio sacco a pelo. Ed è qui che inizia la parte più critica della HAT: il colle Gilba, nel buio pesto. 

DI NOTTE TUTTO TACE... O QUASI È la prima volta che faccio la HAT, ho poca esperienza in fuoristrada, non ho idea di cosa si possa trovare dietro l’angolo. Ma soprattutto, non so cosa sia il Colle Gilba. Sta di fatto che nel cuore della notte, mentre non trovo nessun luogo in cui riposare, continuo il mio percorso e raggiungo la cima del colle Gilba, a circa 1.500 metri. Verso la cima ci sono tante persone che dormono a terra, nelle posizioni più disparate. Ma tra me e me dico “ma sì, la discesa non sarà così difficile…” e invece, era un vero e proprio inferno. Sassi grossi come caschi, tutti smossi, con un faro che non illuminava un bel nulla. Mi sono ritrovato a fare motoalpinismo con 250 kg di maxi enduro, con un unico obiettivo: non cadere. Perché in tutto questo ero da solo, visto che la mia compagna di team non se la sentiva di proseguire sul percorso della Classic. L’ultima situazione in cui volevo ritrovarmi era quella peggiore: V-Strom a terra, in discesa, e io che non sapevo cosa fare. Proseguo piano piano, ogni 5 minuti di guida faccio 5 minuti di pausa per prendere fiato e bere un po’ d’acqua. La mia speranza è quella di trovare un tratto asfaltato, il che significa “civiltà” e dunque “un posto in cui riposarmi”. Ma sono letteralmente stremato, tant’è che bevo acqua e dopo qualche secondo esce da ogni poro della mia pelle. Dopo un interminabile tratto in discesa, trovo un tornante quasi come un’oasi nel deserto. Non aspetto un momento: parcheggio la V-Strom sul lato esterno della curva, slego il sacco a pelo dal portapacchi e crollo a terra vestito. Nel mio paio d’ore di relax, in mezzo ai prati del Colle Gilba, non sento passare nessuna moto (tra le 3 e le 5 di mattina), finchè iniziano ad arrivare diverse moto in gruppo. Verso le ore 6,00, il sole schiarisce il cielo e finalmente vedo il percorso davanti a me. Mi rivesto, faccio ''colazione'' con una barretta ai cereali, ripiego il mio sacco a pelo e riprendo la mia guida. 180 km mancano per Sestriere. Parto, faccio letteralmente 100 metri e... i sassi terminano, lasciando spazio all’asfalto. Io non ho parole.

IL PEGGIO È PASSATO I tratti asfaltati sono un ottimo momento per recuperare le forze, anche perché il comfort offerto dalla V-Strom non è affatto male. Forse la sella l'avrei preferita leggermente più morbida, ma è veramente un dettaglio che avrebbe reso il comfort da ''buono'' ad ''elevato''. Alla HAT non solo belle le strade sterrate, ma anche quelle asfaltate che salgono in quota: il mio lato da “stradista” e quello della V-Strom escono allo scoperto e mi godo le curve con la guida tonda offerta dal 19”, il motore bicilindrico mi spinge con una bellissima coppia. Si comporta bene in off-road, ma la Suzuki su strada non ha rivali alla HAT. Breve sosta in un bar sperduto nel nulla, bevo un caffè (amaro) che mi regala quel boost di energia necessario ad un altro tratto di fuoristrada che non è impossibile, ma particolarmente tecnico. Attraverso quindi una cava caratterizzata da salite ripide e sassose, piuttosto lunghe. In questo frangente, così come sulla salita di Prato Nevoso, il traction control è stato il mio angelo custode: apro tutto il gas, e la V-Strom non indugia a salire, con i tasselli delle gomme Anlas Capra X che si aggrappano letteralmente al terreno. Anche in questo tratto, avrei preferito delle pedane più arretrate per evitare di aggrapparmi al manubrio. Comunque, affrontato anche questo passaggio, raggiungo l’ultimo ristoro, quello di Pomaretto. Mancano 40 km e sono le 10 di mattina. Posso finalmente tirare un sospiro di sollievo.

NON È LA META, MA IL VIAGGIO L’ultimo tratto, paesaggisticamente parlando, è un sogno. Non avevo mai visto il Colle dell’Assietta, situato a 2.450 metri sul livello del mare. Per raggiungerlo si può passare da Chambons, frazione di Fenestrelle (TO), si percorre la SP 172 e dopo un po' si imbocca la strada sterrata. Più si va avanti, più il paesaggio si apre, con viste mozzafiato che si possono apprezzare per via della strada molto facile. Il Colle dell’Assietta mi ha ripagato di tutta la fatica fatta nelle 24 ore precedenti, tra sudore e fatica, ma tanto divertimento perché il clima della Hardalpitour è di serenità e divertimento, tutti pronti ad aiutarsi e fare quattro chiacchiere. Questo ultimo tratto me lo sono voluto godere a pieno, perché sapere che a 8 km c’era l’arrivo a Sestriere mi metteva quasi tristezza. Non volevo che finisse. Per quanto difficili e complicati alcuni tratti, è stata una bellissima avventura fatta di momenti che resteranno indelebili nella mia mente. Una formula, quella della HAT Sanremo-Sestriere, collaudata nel corso degli anni e che cambia costantemente per offrire sempre quel pizzico di novità che attrae anche i vecchi partecipanti. Nicola Poggio e Corrado Capra sorridono ogni volta che li vedi passare nei paddock di Sanremo e Sestriere, ed è proprio all’arrivo che Nicola accoglie me e tutti i partecipanti alle varie classi di HAT.

La mia esperienza si è conclusa con il 100% del percorso effettuato e nessun tipo di inconveniente, la Suzuki V-Strom 1050XT è stata formidabile, non ha mai avuto nessun problema. Ringrazio anche dal profondo del cuore Daniele Daniele Madrigali e i suoi fidati uomini, presenti alla HAT ma che mi hanno indirizzato nei momenti più importanti della mia (giovanissima) esperienza in fuoristrada. Senza di loro, non avrei mai avuto il coraggio e la possibilità di fare e raccontare questa esperienza. Un sentito grazie anche a Massimo di Trapani, il fotografo, ma anche ai suoi compagni di viaggio Luca e Loris. 


Pubblicato da Giorgio Sala, 11/09/2021
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Listino Suzuki V-Strom 1050
Allestimento CV / Kw Prezzo
V-Strom 1050 2023 107 / 79 15.290 €
V-Strom 1050 DE 107 / 79 15.990 €

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