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Rally-Raid

Ciao Hubert Auriol, grande interprete della Parigi-Dakar


Avatar di Alessandro Perelli , il 11/01/21

3 anni fa - Muore a 68 anni il forte pilota che aveva vinto la Dakar per tre volte

Covid: morto Hubert Auriol pilota moto e auto alla Parigi-Dakar
Il leggendario protagonista della maratona africana che aveva vinto in moto e in auto ci lascia a 68 anni per colpa del Covid-19

IL RICORDO DI UNA LEGGENDA Il nome di Hubert Auriol, per gli appassionati di motorsport e rally raid, è legato a doppio nodo alla massacrante Parigi-Dakar. Infatti, è stato il primo pilota in assoluto a vincerla sia in sella a una moto (con BMW nel 1981 e 1983) sia al volante di un’auto (Mitsubishi Pajero 1992). Solo altri due ci sono riusciti: Stéphane Petheransel e Nani Roma. Ebbene, proprio in questi giorni che la Parigi-Dakar è in pieno svolgimento – ma disputata in Arabia Saudita – il campione francese, 68 anni (nato in Etiopia ad Addis Abeba nel 1952) ci lascia, colpito dal maledetto virus del Covid- 19. Sembra che ieri, 10 gennaio, il destino abbia voluto giocargli uno scherzo beffardo, lui che della maratona africana ne era stato anche direttore di gara, dal 1995 al 2004.

Hubert Auriol: una immagine più recente del Dakariano che ha vinto in moto e in auto Hubert Auriol: una immagine più recente del Dakariano che ha vinto in moto e in auto

PILOTA VELOCE E SFORTUNATO Auriol, è parte stessa della corsa a tappe: ha partecipato nell’epoca d’oro, a cavallo fra gli anni ’80 e ‘90 e lui stesso è stato d’ispirazione per tantissimi amatori. Pilota velocissimo, era soprannominato l’Africano (l’Africain alla francese) per le sue origini, ma anche perché aveva un gran talento nella navigazione, quando si viaggiava fra le immense dune del Continente Nero con i road book sul manubrio, senza GPS e sofisticatissimi dispositivi satellitari. Dove se sbagliavi una lettura non raggiungevi il bivacco entro il tempo massimo e dovevi rassegnarti alla sconfitta. Leggendaria fu la conclusione della penultima tappa della Dakar 1987 in sella alla Cagiva Elefant quando era leader assoluto, ma a causa di una caduta, arrivò con entrambe le caviglie spezzate. Furono i robusti stivali da cross a tenergliele insieme fino al traguardo, che raggiunse stremato e in preda a dolori lancinanti prima di svenire letteralmente appena lasciata la moto e ritirarsi. Quello fu uno dei momenti più drammatici e, al tempo stesso, straordinari della Parigi-Dakar: la sconfitta di un uomo e del suo sogno e la vittoria dell’eroe e delle sue gesta in sella al suo destriero.

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Di quell’anno ci ricordiamo (quasi) tutti quell’impresa, meno di chi arrivò primo in Senegal a Dakar, sulle sponde del Lago Rosa (Ciril Neveu, su Honda). Piegato da tempo per un male che ne ha lentamente minato la salute, Hubert non ha resistito nelle ultime settimane agli attacchi di un nemico più subdolo come il Coronavirus, che lo ha costretto nella terapia intensiva di un ospedale francese e non gli ha permesso di arrivare sotto la bandiera a scacchi da vincitore, come ci aveva insegnato. Il motorsport perde anzitempo uno dei suoi interpreti più brillanti, che ha segnato un’epoca e che non sarà mai dimenticato.


Pubblicato da Alessandro Perelli, 11/01/2021
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