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Ducati Paul Smart 1000


Avatar Redazionale , il 22/10/03

20 anni fa -

Impossibile non pensare alla MH900 del 1998 vedendo la più sportiva delle tre concept proposte dalla Ducati a Tokyo. E in effetti, anche qui, come nella rossa "nostalgica" di qualche anno, fa dedicata a Mike Hailwood, Pierre Terblanche (capo del centro stile Ducati) ha voluto proporre il gusto del passato in salsa moderna.

Che, tradotto, significa linee da racer anni 70, con un bel cupolino allungato e arrotondato, i due scarichi neri sovrapposti sul fianco destro, con un forcellone in acciaio molto tradizionale, sostenuto però da un monoammortizzatore solitario sulla sinistra. Un modernissimo Ohlins, tra l’altro.

Il telaio è un classico traliccio in acciaio che ricorda molto quello della serie Supersport, e anche il motore unisce sapientemente tradizione e modernità. E’ infatti il ben noto 1000 a doppia accensione due valvole raffreddato ad aria che equipaggia la Multistrada.

Qui eroga 84 cavalli a 8000 giri: potenza certo non da supersportiva moderna, ma quello che hanno cercato i tecnici di Borgo Panigale è stato di sicuro più il gusto che la prestazione massima, per piacere a chi cerca un certo tipo di immagine piuttosto che a quelli che devono limare secondi nel tempo sul giro.

Cosa che, d’altra parte, faceva – bene – Paul Smart, al quale la moto è dedicata. Fu il primo a portare in gara il bicilindrico a 90 gradi: successe ad Imola, nel 1972, e la gara era una 200 Miglia. Vinta da lui, appunto. Qui trovate un suo racconto di quella storica vittoria, e speriamo sia di buon auspicio…

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Pubblicato da Simone Coggi, 22/10/2003
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