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Marc Marquez: qual è il suo segreto?


Avatar Redazionale , il 26/08/13

10 anni fa - Come fa ad andare così forte?

È sulla bocca di tutti ma soprattutto sotto gli occhi di tutti. Marc Marquez, classe ’93, sta battendo un record dopo l’altro, così tanti che forse nemmeno lui sa quali. Ma come riesce a essere così più forte rispetto agli altri, pur essendo debuttante? Proviamo a darci (e darvi) delle risposte

IL PIÙ FORTE PER DAVVERO? Cominciamo dalla questione: Marc Marquez è realmente il pilota più forte della MotoGP di oggi? Si può azzardare un sì: come mix tra prestanza fisica, tecnica e una bella dose di coraggio (che ogni tanto rischia di sfociare in incoscienza), attualmente nessuno è al suo livello. Vero, la Honda che guida è forse il miglior attrezzo sul mercato; ciò però non toglie nulla al suo merito. Dopotutto, non si battono i record solo con la moto buona e Marquez, quanto a record, sta rapidamente diventando il Bolt del motociclismo. È vero, nel week end del Mugello è caduto 4 volte, e prima ha collezionato una belle serie di bottarelle in prova e non, ma ora, a differenza dei suoi avversari al loro esordio, sembra aver capito come andare forte senza finire in terra (facciamo gli scongiuri per lui). Ma come fa un ragazzino di 20 anni, vergine di molte piste del Motomondiale, a surclassare come fa piloti quali Lorenzo o Pedrosa? Noi abbiamo un paio di teorie…

REALTÀ AUMENTATA La prima teoria, suggeritami dal collega Paolo Sardi davanti a un caffè, è ispirata a un pilota di trent'anni fa, Freddie Spencer: l'americano, che ha rivoluzionato la guida delle moderne moto da corsa (lo spigolare, ossia traiettorie meno rotonde ma più spigolose appunto), sosteneva di poter riconoscere le singole facce dei passeggeri di un treno che sfrecciava a 150 km/h. Prendendo spunto, si potrebbe pensare che Marquez, un po’ come Spencer, “registri” la vita con più fotogrammi al secondo rispetto a noi comuni mortali. Un esempio chiaro sono le moderne telecamere ad alta velocità: registrando migliaia di fps (fotogrammi al secondo), se si rallenta il tutto l’immagine risulta comunque nitida e fluida, non una serie di fotogrammi a scatti. Ricordate Matrix, quando Neo schiva le pallottole? Ovviamente quella era fantascienza ma pensare che lo spagnolo riesca a vedere le cose in maniera più lenta degli altri, analizzando più accuratamente ogni dettaglio, non lo è poi così tanto. Come se, quello che per noi è 1 secondo, per lui fosse 1 secondo e qualche decimo. È davvero follia pensarlo?

ESEMPI A supporto di questa teoria cito un paio di esempi, primo fra tutti la sua capacità di apprendere dagli avversari. Non si è mai visto qualcuno come Marquez studiare così minuziosamente e in così poco tempo chi gli sta davanti. Come un segugio, Marquez studia da vicino, apprende e poi sferra l’attacco, a cui difficilmente il malcapitato riesce a rispondere. L’altro aneddoto lampante è come si muove in sella. Sembra un gatto che gioca con un gomitolo, basta guardare il sorpasso su Valentino a Laguna Seca: guardando le spettacolari immagini a rallentatore, Marquez oltrepassa il tombino, finisce sullo sterrato, ma dopo appena un metro di asfalto è già con il ginocchio a terra per chiudere la traiettoria. Semplicemente pazzesco.

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ANOTHER THEORY L’altra teoria è che, molto più semplicemente, lo spagnolo Marquez appartenga a una new generation di piloti. Dotato comunque di abilità particolari, rispetto ai suoi principali avversari è aiutato dal fatto di essere nato (o quasi) in un’epoca in cui il controllo di trazione esisteva già sulle moto da corsa. Gente come Pedrosa, Valentino e tutti gli altri in lizza per il titolo mondiale, sono cresciuti a pane e 2 tempi, moto che erano tutto fuorchè aiutate dall’elettronica. Avendo imparato a guidare su mostri del genere, l’adattamento ai controlli è ovviamente meno naturale che per un ragazzino cresciuto invece a pane, videogiochi e smartphone. È diverso come guida, come si adatta alla moto, le traiettorie che fa. In altre parole, Marquez sta svelando al mondo intero fino a dove ci si può spingere con il potere dell’elettronica.

FORZA ITALIA! Detto questo, il rammarico di non vedere più nemmeno un italiano sul podio, a parte qualche sporadico passaggio di Valentino, è forte. Chissà se Iannone, con una moto competitiva come quella dell'ex compagno di bagarre Marquez sarebbe riuscito a diventare portabandiera della giovane Italia? Nessuno lo può dire, per ora c’è solo un appannato Valentino che difende con i denti il quarto posto. Nel frattempo, tutti chini di fronte al nuovo fenomeno.


Pubblicato da Alessandro Codognesi, 26/08/2013
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