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Honda Africa Twin, mito senza tempo


Avatar di Andrea  Rapelli , il 12/08/15

8 anni fa - C'è un po' d'Africa in ognuno di noi

Basta il nome per evocare un mondo. Di sterrati, mulattiere, guadi. In una parola, di evasione (dal quotidiano). Ma anche per affrontarlo quel quotidiano lì, con poche menate e la capacità di adattarsi a qualsiasi condizione senza batter ciglio. Una formula vincente, che adesso – guardacaso – sta per rivivere

HONDA AFRICA TWIN Basta il nome per evocare un mondo. Di sterrati, mulattiere, guadi. In una parola, di evasione (dal quotidiano). Ma anche per affrontarlo quel quotidiano lì, con poche menate e la capacità di adattarsi a qualsiasi condizione senza batter ciglio. Una formula vincente, che adesso – guardacaso – sta per rivivere.

PRENDILA CHE NON SBAGLI A quel mondo lì, quello della Dakar, mi ci sono avvicinato per la prima volta più o meno tre anni fa. Volevo una moto che fosse in grado di portarmi al lavoro e in vacanza (in due), non si spaventasse per due dita di terra (o di acqua) e fosse semplice da riparare, oltre che robusta. Il pensiero, anche grazie a qualche consiglio arrivato dai colleghi di Motorbox, è planato quasi subito sulla Honda Africa Twin. Ricordo ancora adesso le parole di Mario e Paolo: “Prendila che non sbagli, fidati”.

CINQUE PROPRIETARI Mi sono fidato. All'inizio ne ho viste tante di Africone, tutte un po' troppo macinate per i miei gusti. Poi, quando cominciavo a pensare che, in effetti, stavo pur sempre cercando una moto con vent'anni sulla sella, ho trovato lei: per chi soffre di mal d'Africa, la sigla RD07 dirà molto. E' nata nel 1993 e i suoi strumenti segnano solo 34.000 km ma sicuramente, visti i suoi 5 proprietari a libretto, ne ha percorsi di più. M'innamoro e la porto a casa lo stesso, a novembre 2012.

DI QUA E DI LA' Da allora, io e lei ne abbiamo fatte di cotte e di crude: a giugno 2013 la mia Africa ha accompagnato me e la mia futura moglie in uno splendido tour della Sardegna, dai patinati scenari della Costa Smeralda alle rudezze e ai guadi delle dune di Piscinas, passando per goduriosi tratti di Orientale Sarda. Il tutto, senza consumare nemmeno una goccia d'olio e senza il minimo problema. Lo scorso luglio mi sono concesso un tour delle Alpi in un paio di giorni: quasi 1.500 km in scioltezza, al seguito di una combriccola dall'andatura non proprio tranquilla. E poi 70 km di casa-lavoro-casa, quasi tutti i giorni, volentieri con la pioggia e con quel freddo che spezza il fiato.

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PROBLEMINI E ACCIACCHI Certo, gli screzi ci sono stati: una sera, tornando a casa, sono rimasto letteralmente al buio, senza luci – ma in garage ci sono arrivato ugualmente. Diagnosi di Onlybike, tempio di Africa Twin in quel di Milano, regolatore di tensione andato. In questi anni ho dovuto sostituire il cavo del contakm, che si era tranciato, i cuscinetti di sterzo, qualche lampadina, il gruppo catena-corona-pignone. Acciacchi dell'età che avanza, si capisce.

INSEGNA ANCORA QUALCOSA Oggi, dopo qualche cura, la mia Africa va ancora che è una meraviglia. Vibra, frena poco in confronto alle endurone di oggi, non va forte. Però, ragazzi, io con lei mi sento sempre vivo, anche per andare in redazione. Secondo me ha ancora, dopo vent'anni, qualcosa da insegnare alle endurone d'oggi, supertecnologiche ma anche un po' troppo grosse e grasse.

NUOVE SPERANZE La nuova Honda Africa Twin, la CRF1000L, mi piace, non lo nascondo. E i dati tecnici, per quel che possono raccontare, sono davvero incoraggianti. Ha tutte le carte in regola per diventare una Regina, insomma. In attesa di metterci il sedere sopra, qualche dubbio mi gironzola sotto il casco: sarà capace di segnare un'epoca, come ha fatto la nonna XRV? E conserverà le leggendarie qualità di robustezza e affidabilità della celebre antenata?


Pubblicato da Andrea Rapelli, 12/08/2015
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