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Corsi di guida:

GSSS: la strada come scuola


Avatar Redazionale , il 17/05/07

16 anni fa - Per tre giorni tra i banchi e le curve

Per tre giorni tra i banchi e le curve dell'unico corso di guida sicura che si svolge totalmente su strada. Organizzato dalla Federazione in collaborazione con Curve&Tornanti, si svolge in Toscana su percorsi bellissimi e ha un eccellente rapporto qualità/prezzo.

UNO SU MILLE In mezzo a tante scuole di guida sicura e sportiva che svolgono il "programma didattico" in pista e in aree chiuse, ce n'è una che si distingue per il fatto di usare come palestra solo ed esclusivamente la strada. E non si tratta di una scuola qualsiasi. E' quella che si fregia anche del marchio ufficiale della Federazione Motociclisticae che si svolge presso il Centro Tecnico Federale di Polcanto, in collaborazione con lo staff di Curve&Tornanti. La sua peculiarità è svelata anche dal nome: Guida Sicura Su Strada, appunto, o GSSS per gli amici. Invitato a provarla, potevo forse tirarmi indietro? Nossignore! Yamaha FZ1 Fazer, zaino in spalla e di nuovo tra i banchi.

CHE CURVE! Anche perché, se di strade si tratta, quelle del GSSS non sono certo strade qualsiasi. Polcanto, base della scuola, è in Toscana, nel Mugello, un territorio che offre alcuni tra i nastri d'asfalto più belli d'Italia e che ha davvero ben poco da invidiare anche alle piste più blasonate. La quantità e la varietà delle curve a disposizione è tale da saziare chiunque, anche i palati fini degli habitué del cordolo. Ed è una vera fortuna poter scoprire questo territorio con istruttori indigeni, come Carlo Cianferoni e Gianni Giorgi, padri di Curve&Tornanti e padroni di casa attenti e premurosi, tra tornanti e Autovelox (!).

UN MUST Dopo averlo frequentato, la definizione più calzante che ho trovato per il GSSS è quella di "scuola dell'obbligo". La locuzione ha varie chiavi di lettura, ma non è certo da interpretare come "scuola elementare", dove ti danno giusto la prima infarinatura e via. In prima battuta "scuola dell'obbligo" perché è un corso che tutti dovrebbero fare. Ciò a prescindere dal livello della guida e dal grado di esperienza maturato (o presunto tale, visto che tra i motociclisti l'eccesso di autostima non è poi così raro). Nel corso delle lezioni sono messi in evidenza aspetti della guida su strada importanti, che è bene apprendere o anche solo ripassare. E poi, portafoglio alla mano, farlo è un must, non fosse altro per il rapporto costo/beneficio che ha.

OK, IL PREZZO E' GIUSTO Il corso ha un costo di 395 euro, cui bisogna aggiungere quello della tessera federale, dato che la frequenza è riservata soli iscritti alla Federmoto (e fanno un'altra cinquantina di euro). In cambio, si hanno tre giorni (tre!) a pensione completa tutto compreso - vino, caffè e ammazzacaffé inclusi - e un kit con materiale didattico, zainetto e un paio di magliette. Come struttura, il Centro di Polcanto non sarà l'Hermitage di Montecarlo ma già facendo i conti così, aggiungendo i giri guidati per i passi della Futa, del Giogo, della Sambuca e chi più ne ha più ne metta, ci si potrebbe leccare i baffi...

SI PARTE! Invece, a giustificare la spesa, ci sono anche le preziose lezioni, che non cominciano però la prima sera, quando si arriva a Polcanto con la propria moto e si cena giusto insieme per conoscersi. Le danze si aprono la mattina successiva, con la prima sessione in aula, che illustra agli allievi in ruolo del pilota sulla moto, la posizione corretta da tenere e il modo per utilizzare tutto il corpo per rendere più fluida e sicura alla guida. Dopo il "Rompete le righe!", tutti in strada a provare la lezione, presto divisi in gruppi omogenei per capacità e caratteristiche.

DIVERTIMENTO SICURO Nessuno forza la mano, tutti hanno tempo e modo di esprimersi secondo le loro capacità, affrontando i percorsi più disparati. Itratti più interessanti, meglio asfaltati e meno battuti dal traffico, sono ripetuti più volte, con i partecipanti in ordine differente e ad andature diverse, così che tutti possano viaggiare al loro passo, provando pian piano a migliorarsi, sotto lo sguardo vigile degli istruttori. In ogni caso la parola d'ordine resta sempre la stessa: sicurezza! Grande attenzione viene prestata soprattutto alle traiettorie, a come sfruttare tutta la propria corsia di marcia senza invadere quella altrui e a dove mettere le ruote per trovare l'asfalto più pulito (in qualsiasi curva è di norma lungo la linea percorsa dalle ruote esterne delle auto).

FUORI DUE Nella seconda giornata il programma ricalca quello della prima. Dopo colazione, c'è la lezione di teoria in aula, dedicata stavolta più alla tecnica e alla dinamica della moto. Nulla di troppo tecnico o noioso: concetti semplici e chiari anche per chi i banchi di scuola li ha abbandonati presto e non ha "Ing." accanto al nome sul biglietto da visita. Poidi nuovo on the road, a far fare gli straordinari al contachilometri su e giù per l'Appennino.

CIAK, SI GIRA! Il pomeriggio si spende in parte in una curva lenta ma ostica da interpretare, che ciascuno percorre più volte, davanti all'obiettivo di una telecamera. I vari passaggi sono rivisti e commentati in classe a fine giornata, per inquadrare meglio quali sono i difetti su cui lavorare nell'ultima mezza giornata e a casa, a corso terminato. La mattina conclusiva c'è tempo per un giro finale, che torna su un percorso affrontato il primo giorno, così che tutti possano rendersi conto dei progressi fatti con il corso.

TUTTI PROMOSSI Il bilancio è da standing ovation, per tutti. Dalla neofita al motociclista di ritorno, che ritorna alle due ruote dopo anni di esilio tra le auto, ognuno mostra progressi evidenti. Dietro gli istruttori (che nei vari giorni si alternano alla guida di ogni gruppo), i vari serpentoni scivolano tra le curve con scioltezza e precisione che il primo giorno sembravano impensabili. Insomma, non è solo nei quartieri più malfamati che la strada si può trasformare in una scuola... Per scoprirlo di persona non resta che andare sul sito della Federazione, consultare il calendario delle date e verificare i posti disponibili.


Pubblicato da Paolo Sardi, 17/05/2007
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