Oggi ricorre l'anniversario della tragica scomparsa di Riccardo Paletti. L’immagine che il motorsport, e l’Italia tutta, conservano nel cuore è quella di un giovane pilota educato, silenzioso, determinato, tragicamente scomparso il 13 giugno 1982 durante il Gran Premio del Canada di Formula 1 sul circuito di Montréal. Una gara fatale che spezzò la vita del ragazzo che avrebbe spento 24 candeline appena due giorni dopo, il 15 giugno, e che al box era seguito da mamma Gianna, arrivata in Nordamerica per fargli una sorpresa.
Paletti, milanese di nascita e sportivamente cresciuto tra i cordoli dell’autodromo di Varano de’ Melegari, si era guadagnato la sua seconda qualificazione in Formula 1 con l’Osella FA1C, vettura di una delle realtà più piccole e artigianali del Circus. Era un traguardo non scontato per chi, come lui, aveva preferito non forzare i tempi del debutto nella massima serie, rifiutando già alla fine del 1981 un posto in griglia per maturare ulteriore esperienza nelle formule minori.
Quel giorno a Montréal, però, la sorte fu impietosa. Didier Pironi, in pole position con l'unica Ferrari al via, rimase fermo in partenza. Paletti, partito dalla 23ª posizione, non riuscì ad evitarlo: l’impatto fu violentissimo. La sua monoposto prese fuoco per la rottura del serbatoio e solo dopo venti lunghissimi minuti i soccorritori riuscirono a estrarlo. Purtroppo, per lui era ormai troppo tardi. Enzo Osella, fondatore del team, lo ricordò come “un ragazzo tranquillo, amato per la sua educazione e modestia”, caratteristiche rare nel mondo spietato delle corse.
Una carriera breve, ma intensa
Nato il 15 giugno 1958, Riccardo Paletti si avvicinò relativamente tardi all’automobilismo. Prima di scoprire la passione per i motori, si era distinto nello sci alpino e nel karate, disciplina nella quale divenne campione juniores. Solo a 19 anni decise di salire su una monoposto. Il suo debutto avvenne nel 1978 nella Formula Monza. Da lì il percorso fu rapido: dopo buoni risultati nella Formula 3 italiana, passò alla Formula 2 europea, dove nel 1981 ottenne due terzi posti con il team Onyx e concluse la stagione 8° in classifica generale, risultando il miglior debuttante.
Riccardo Paletti, Osella, Imola, 1982. Via Grand Prix Photo. #F1pic.twitter.com/jWX8kBlgw9
— Demetriou Neto (@NetoDemetriou) April 25, 2025
Queste prestazioni gli valsero l’attenzione della Osella, che lo mise sotto contratto per la stagione 1982 di Formula 1. Dopo tre mancate qualificazioni nei primi appuntamenti della stagione, Riccardo riuscì a prendere parte al GP di San Marino, dove fu costretto al ritiro per problemi meccanici. La sua seconda partecipazione a una gara del mondiale di Formula 1 fu proprio in Canada, dove la sua giovane vita si fermò tragicamente.
Un ricordo che continua a vivere
La morte di Riccardo Paletti avvenne appena un mese dopo quella di Gilles Villeneuve, a cui venne intitolato il circuito di Montréal. Una tragica coincidenza in un anno drammatico per la Formula 1. Il ricordo di Paletti continua a vivere: nel 1983 l’Autodromo di Varano fu ufficialmente ribattezzato “Autodromo Riccardo Paletti”, con una targa commemorativa che accoglie chiunque entri nel circuito dove il giovane milanese aveva imparato l’arte della velocità.
Paletti resta uno dei simboli della purezza sportiva, della passione che non si misura in anni ma in dedizione, e di quel coraggio che solo chi ama profondamente ciò che fa riesce a portare fino in fondo. Nonostante la carriera breve, la sua eredità umana e sportiva continua a ispirare generazioni di piloti italiani.