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Editoriale

Viva l'auto elettrica! Anzi, no. Perche Toyoda ha ragione


Avatar di Lorenzo Centenari , il 20/12/20

3 anni fa - Le istituzioni accelerano, ma forse sfugge loro la visione delle cose

Auto elettrica business immaturo, l'opinione del boss Toyota
Le istituzioni accelerano, ma forse sfugge loro la visione delle cose. Quella che invece il boss di un marchio auto ha molto chiara

IPSE DIXIT L'auto elettrica? ''Sopravvaluta''. Il rischio al quale corre incontro la comunità dell'automobile (e non solo), qualora i calcoli siano sbagliati? Niente di ché, giusto il ''collasso''. A esprimere le sue - chiamiamole così - perplessità, non è stavolta il solito analista pessimista. Stavolta a dire ciò che pensa è tale Akio Toyoda, nipote del fondatore di Toyota Motors Kiichiro Toyoda, pronipote del pioniere dell'industria giapponese Sakichi Toyoda, presidente e CEO Toyota Motor Corporation. Cioè una multinazionale che all'elettrificazione e allo sviluppo delle batterie sta dedicando fior di Yen.

FURIA CIECA Cosa sostiene, più in dettaglio, il boss di uno dei principali Costruttori al mondo (ed è la prima volta che un top manager se ne esce in modo tanto drastico)? Che tutta questa fretta dei Governi (in Giappone, così come nella vecchia Europa, in Cina, e negli States) di buttare nella spazzatura i diesel e i benzina non è motivata. Anzi è una politica spregiudicata e miope. Sia in termini economici (produzione di energia elettrica insostenibile), occupazionali (perdita di posti di lavoro) e sociali (l'auto che diventa un bene di lusso). Sia, pure, ambientali. E questo è il punto che voglio trattare (PS: sì, è vero, dall'elettrico sono un po' ossessionato).

TESI Il suffragio arriva da studi scientifici: produzione di auto elettriche in proporzione responsabile, su scala globale, di una maggiore produzione di CO2. Tesi che è nemica della logica soltanto all'apparenza. 

L'ORO CHIMICO Ripeterò cose già note, ma è importante che si fissino nella nostra coscienza. Cuore di ogni electric vehicle è la batteria, un accessorio che contiene - a seconda dei casi - litio, nichel e cobalto, ovvero minerali che risiedono nel sottosuolo, che richiedono processi di estrazione, di stoccaggio, di trasporto, di lavorazione. Sostanze sottoposte a usura, stress, infine smaltimento. Un iter, in sostanza, che inquina, e parecchio. Un iter diabolico, almeno quanto l'iter che si cela dietro ad un rifornimento di benzina o di gasolio. Non è retorica: è realtà.

BATTERIE KILLER Un iter le cui conseguenze si manifestano PER ORA solo ove l'attività estrattiva ha luogo: chiedere ai pastori tibetani delle loro mucche intossicate dalle scorie chimiche, chiedere a quelle comunità di Cile, Argentina o Bolivia quali peripezie devono affrontare per approvigionarsi di acqua, risorsa quasi interamente prosciugata dall'industria mineraria. 

ECO-VALANGA Un processo infine in forte crescita, di pari passo con la crescita della domanda di auto elettriche. Crescita le cui conseguenze a lungo termine sono in gran parte ignote. Ma che un giorno, quando non si sa, come un piano inclinato e senza alcun preavviso cascheranno sulle nostre teste. Le nostre, e soprattutto quelle dei nostri eredi.

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GENERAZIONE Z Mi immagino che un bimbo, pure un ragazzino, di auto elettriche (di auto in generale?) si interessi poco o niente. Lo stato di ricarica sul quale sorvegliare è quello dello smartphone o di altri accessori, non certo quello di accumulatori al litio grandi come un armadio e pesanti quanto un'utilitaria di qualche decennio fa. Assiste alla rivoluzione del mondo dell'auto come un episodio che non lo riguarda, e col quale convive come nulla fosse.

LE COLPE DEI PADRI Anch'io, da adolescente, a un simile fenomeno avrei dato di tacco: ho preso a interessarmi di automobili a motore a scoppio solo al compiere della maggiore età, figurarsi se mai avrei speso un minuto ad ascoltare esperti di mobilità sugli scenari del futuro. Eppure la trasformazione dei motori termici in motori elettrici è argomento che più da vicino tocca proprio le nuove generazioni, prima ancora che gli adulti.

WELL-TO-WHEEL La società passa all'elettrico per affrancarsi dal petrolio, che puzza, inquina, è un gran cattivo. Ma in realtà le conseguenze di un salto epocale tanto drastico (e limitiamoci a parlare della CO2) non sono ancora misurabili. Mica il pianeta passerà dalla padella alla brace? Perché sostenere che l'elettrico è a emissioni zero è come giudicare un iceberg solo dal cocuzzolo che emerge in superficie.

IL SOGNO ELETTRICO Di giorno in giorno, conosciamo nuove possibilità legate alla mobilità ''ecologica'', frutto dello sforzo di un'industria che ha colto la sfida (in larga parte, su pressione delle istituzioni), e che con la tecnologia ha da sempre un buon rapporto. Di giorno in giorno, nuove sperimentazioni aprono a opportunità che sino a qualche ora prima, nessuno si immaginava. Veicoli con un'autonomia di percorrenza sempre più vicina a quelle dei veicoli a ''petrolio'', dal prezzo a poco a poco più accessibile, soluzioni di ricarica sempre più performanti, interi ecosistemi urbani che pian piano si convertono in smart city nelle quali circolare, caricare, condividere la macchina sarà semplice come comprare il pane e il latte.

(NOT?) ECOFRIENDLY Ma ricerche e proiezioni ancora mancano di un database, di un archivio sul quale calcolare benefici reali, ed eventuali effetti negativi. Che a quanto pare, per chi ha maturato nella sua carriera una visione ad ampio spettro (e Mister Toyoda, di un background, certo non manca), per usare un eufemismo, non sono ipotesi così remota. Le conclusioni? D'accordo l'auto elettrica, che è silenziosa, performante, digitalizzata, comoda (per chi vive in città). Sul fronte ''green'', a sperticarci negli elogi e a professarci paladini dell'ambiente, invece andiamoci con i piedi di piombo.


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 20/12/2020
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