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Speciale autovelox: un po' di storia


Avatar Redazionale , il 27/07/07

16 anni fa -

Paletta addio? Non proprio, ma quasi. Dietro lo sviluppo di tecnologie di sorveglianza e "repressione" remote e differite ci sono anche motivazioni oggettive. Le condizioni del traffico e la sua esponenziale crescita hanno reso "obbligatori" i ricorsi a tecnologie di controllo alternative.

SEMPRE IN SERVIZIO Se un tempo la pattuglia a bordo strada era l'unico spauracchio, oggi si potrebbe parlare di controlli reali e virtuali. Telecamere e flash non vanno in vacanza. Pistole laser, campi radar o fotocellule per rilevare la velocità e telecamere in grado anche di filmare interi percorsi, zoomare sulla vostra targa e con sensori annegati nell'asfalto per eliminare ogni possibilità di errore, sono la risposta moderna alle esigenze di controlli pervasivi e continuativi.

ANNI 60 Andando indietro nel tempo si scopre che la Sodi Scientifica ha brevettato l'Autovelox e i primi studi risalgono agli Anni 60. E già nel decennio successivo la Polizia Stradale disponeva del Modello 101, magari non evoluto come oggi ma capace di spaventare gli automobilisti. Produttori italiani e stranieri iniziarono a fiutare il mercato creando una grande varietà di sistemi per il controllo della velocità basati su diverse tecnologie.

DETERRENTE? Dalle semplici fotografie oggi, potenzialmente, potreste essere seguiti dall'alto mentre effettuate un sorpasso azzardato, cronometrati per un tratto autostradale, fotografati mentre superate il limite sulla strada di casa. L'importante é il fine: tutti i sistemi dovrebbero sempre e comunque rappresentare un deterrente e non avere finalità meramente sanzionatorie a posteriori. Come invece sembra accadere troppo spesso, con postazioni mobili nascoste tra le frasche e automobilisti non fermati anche quando si potrebbe farlo.

COSTUME Rimane anche spazio per un'ultima riflessione. Forse in pochi ci pensano ma la storia dei controlli sulla velocità potrebbe influenzare direttamente la storia motoristica e la produzione automobilistica di una nazione. Dove si finisce in galera (ad esempio negli Stati Uniti) non si parla e non si pensa alla velocità massima ma comodità, coppia ai bassi regimi e accelerazione al fulmicotone sono la parola d'ordine. E siamo sicuri che l'epopea delle utilitarie al peperoncino (fenomeno ancora presente ma lontano dai grandi numeri degli Anni '80) non sia terminata anche per l'aumentata consapevolezza di controlli severi e inflessibili anche da noi?


Pubblicato da Andrea Sperelli, 27/07/2007
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