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Lotta all'inquinamento

Volvo experience: così è la vita da una tonnellata


Avatar di Luca Cereda , il 17/06/11

12 anni fa - Una famiglia alle prese con la riduzione del livello di CO2

Per abbattere le emissioni di anidride carbonica non bastano le auto ecologiche, serve molto altro: cibi sani, poca tv e tante altre rinunce. Ecco quali secondo Volvo.

GREEN LIFE Si fa presto a dire evitiamo di inquinare, cerchiamo di produrre meno CO2, conduciamo una vita più attenta alla natura. Per poterlo fare ci vuole una forte motivazione e la disponibilità a rinunciare a qualche comodità. Certo, tornassimo alla vita del medioevo non avremmo più il buco dell'ozono sopra le teste, ma a quali compromessi. La domanda che molti si pongono infatti è un'altra: si può vivere a basse emissioni senza rinunciare a una vita confortevole, usando perfino l'auto, gli elettrodomestici, con una casa riscaldata e con l'acqua calda?

PROVARE PER CREDERE E' quanto si è chiesta anche la Volvo, che insieme ad altri sponsor ha voluto sperimentare dal vero la possibilità di condurre una vita il più possibile normale in vista di un futuro che potrebbe anche essere più severo di quello previsto dalla Casa svedese. Una tonnellata di CO2 prodotta a testa all'anno potrebbe essere una buona garanzia di salvezza, si sono detti a Goteborg, ma quali sacrifici comporterebbe un simile obiettivo? Non restava che provare. Magari con una famiglia tipo: marito, moglie e due figli. Ecco come è andata e cosa ci si può aspettare se si pensa di continuare ad approfittare troppo della benevolenza della natura.

LINDELL FAMILY Tutto è cominciato circa sei mesi fa. Da una casa di legno, qualche piatto d’insalata in più e una nuova auto, una Volvo C30 Electric. Ovvero, gli ingredienti principali di una storia, quella della famiglia Lindell, che vuole essere da esempio per tutti: dimostrare come si può vivere a basse emissioni di CO2. Un’impresa dove l’automobile giusta conta, ma non è tutto.

TRASLOCO Per circa 180 giorni, Nils, Alicia, Hannah e Jonathan hanno abbandonato la propria casa trasferendosi  in una A-Hus, una delle case cosiddette ‘climate-smart’, come vengono definite le abitazioni a basso consumo di energia. Quello che le distingue, oltre alle pareti di legno, è una struttura particolare concepita per ottimizzare la climatizzazione: muri a triplo strato per una minima dispersione del calore, un sistema di ventilazione che garantisce ai locali ricambio d’aria riciclando però il calore, e gli immancabili pannelli solari sul tetto dai quali rifornirsi di energia ad uso domestico.

IL PIENO IN GARAGE Fin qui nessun trauma per i Lindell. Anche perché alla casa nuova non mancava davvero nulla, compresa una dotazione completa di elettrodomestici (la cui incidenza normalmente è di circa il 50% sul consumo energetico di una famiglia) ad alta efficienza energetica forniti dalla Siemens. Per spostarsi potevano contare su un prototipo di Volvo C30 elettrica da ricaricare ogni sera allacciandosi al circuito elettrico domestico, che ha contribuito non poco a tagliare i consumi e le emissioni dei Lindell derivanti dai trasporti. Ma per raggiunger l’obiettivo iniziale, vivere una vita “da una tonnellata” di CO2 l’anno, tutto questo non era sufficiente.

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IN DIRETTA La tecnologia infatti aiuta fino a un certo punto, poi però intervengono le abitudini di ciascuno. Per vivere “a basse emissioni”, tanto da arrivare alla cifra precisa di una tonnellata, occorre anche modificare profondamente le proprie abitudini quotidiane. E i Lindell, che grazie a un apposito dispositivo, l’Energy Watch, potevano costantemente misurare i consumi energetici, pur di completare con successo la propria missione si sono adeguati. Ma quanti di voi sarebbe disposto a imitarli?

GREEN FOOD Ad esempio Nils e famiglia hanno deciso di partire per la settimana bianca in treno, anziché in auto, hanno sfruttato il più possibile la bicicletta per gli spostamenti di corto raggio (riducendo complessivamente del 93% le emissioni derivanti dai trasporti) e hanno inaugurato il pranzo vegetariano. Aumentando il consumo di frutta e verdura e di prodotti bio, a discapito di carne e pesce,  i Lindell sono riusciti infatti a dimezzare le emissioni derivanti dalla produzione dei cibi consumati nei pasti. Ma per raggiungere la fatidica tonnellata non è bastato, nonostante uno sprint finale che li ha indotti ha rinunciare alla tv, allo shopping, a bar e ristoranti, pur di essere il più possibile ecocompatibili.

MISSIONE INCOMPIUTA Le hanno provate tutte, o quasi, ma alla fine qualcosa ha comunque impedito, anche se di poco, ai Lindell di raggiungere il l’obiettivo prefissato: il cosiddetto “bagaglio personale”. In altri termini, una zavorra di anidride carbonica che ciascuno di noi si porta dietro (e sul quale non può influire per ridurlo) calcolato sulla base delle emissioni prodotte durante la fabbricazione dei beni utilizzati comunemente: dall’auto alla casa, passando per i mobili, gli abiti e, nel caso dei Lindell, anche dei pannelli solari.

COSTI FISSI Per loro significava 900 chili fissi di anidride carbonica all’anno a testa, che hanno reso una chimera i 1000 chili stabiliti in partenza. Prima dell'esperimento i Lindell producevano, a persona, circa 7,3 tonnellate di CO2 all’anno (secondo le stime Volvo) mentre alla fine della sperimentazione sono scesi a 1,5 tonnellate (sempre a persona). Quasi un miracolo nonostante tutto.  Sono bastate semplicemente attenzione, dedizione e le giuste tecnologie. Con qualche rinuncia. Ma i dati raccolti dimostrano pure che, volendo, ottimi risultati sono comunque alla portata di tutti. Volere è potere, insomma; ma che vitaccia.   


Pubblicato da Luca cereda, 17/06/2011
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