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Sicurezza stradale

Gli incidenti colpa della pubblicità? Negli USA si chiede la censura


Avatar di Emanuele Colombo , il 10/12/23

4 mesi fa - Stop alle "sgumme" nelle pubblicità delle auto: è di cattivo esempio

Cambiare le pubblicità per rendere le strade più sicure
Il National Transportation Safety Board vuole una stretta politically correct sugli spot delle auto: bandite le acrobazie

Ci risiamo: per ridurre il numero degli incidenti negli USA il National Transportation Safety Board (NTSB) ha proposto di eliminare le acrobazie dalla pubblicità delle auto. ''Quasi un terzo delle nostre morti sulle strade sono legate all'eccesso di velocità, e questo tipo di pubblicità è pericolosa e contribuisce a una cultura dell'eccesso di velocità che costa vite umane'', ha detto la presidente della NTSB Jennifer Homendy. “Tutti, compresi i produttori di veicoli, condividono la responsabilità della sicurezza sulle nostre strade”. A chi questa pare una ''corazzata Potëmkin'' di fantozziana memoria alzi la mano. Il piano è chiedere all’Insurance Institute of Highway Safety (IIHS) di trovare un collegamento tra la guida vivace mostrata nei commercial e le persone che guidano effettivamente in modo più pericoloso sulla strada. Tanti auguri! Persino David Zuby, capo ricercatore dell'IIHS, è scettico. Con tutto il rispetto per la scienza, voglio vedere come fanno a isolare i - presunti - effetti degli spot pubblicitari dalla miriade di altri stimoli che raggiungono il pubblico per altri canali. I film d'azione? Formula 1 e MotoGP? C'è l'imbarazzo della scelta. Il prossimo passo, naturalmente, sarebbe chiudere i cinema e mettere al bando il motorsport, immagino.

C'È CHI CI CREDE DAVVERO Non di meno, c'è chi riesce pure a difendere quella che chiaramente è l'ennesima s...parata del politically correct: ''Le pubblicità delle sigarette erano comuni nei programmi televisivi. Il primo passo per eliminare in gran parte il fumo dalla società è stato eliminare quelle pubblicità'', ha commentato un utente favorevole al provvedimento. Davvero? In Italia, il divieto di propagandare i prodotti da fumo è diventato legge nel 1983 (qui la fonte), ma la riduzione del numero dei tabagisti segue un andamento piuttosto costante fin dal 1957. Non è cambiato quasi nulla nemmeno dopo il 2003, quand'è entrata in vigore una legge che regolamentava il fumo negli esercizi pubblici, nei luoghi di lavoro, negli spazi adibiti ad attività ricreative e nei circoli privati, oltre a introdurre le scritte sui pacchetti di sigarette a ricordare che ''il fumo uccide''. Una vera e propria crociata. Vale la pena sottolineare che questi sforzi hanno certamente reso più vivibili i locali pubblici, ma non hanno accelerato l'abbandono delle bionde. Alla fine del 2022, la percentuale dei fumatori si attestava al 24%: poco meno del 27% registrato nel 2003. Il calo del 3% dell'ultimo ventennio è in linea con quello dell'8% circa registrato nei 46 anni precedenti, con una percentuale di tabagisti che è passata dal 35% al 27% tra il 1957 e il 2003 (fonte Istituto Superiore della Sanità).

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PER UNA MELA AL GIORNO Tutto questo per dire che, quando non si sa che pesci pigliare per fare qualcosa di concreto, per farsi belli davanti al pubblico i regolatori si inventano una bella caccia alle streghe a dimostrare che qualcosa si sta facendo. Il che, intendiamoci, non creerà questa volta gravi disagi, se per il furore della Homendy gli americani dovranno sorbirsi spot pubblicitari più noiosi. Ma questo atteggiamento censorio sul settore auto in generale si inserisce in un contesto che vede l'auto e le sue proprietà sempre più come un problema e non come una soluzione alla mobilità individuale. La praticità si sacrifica sull'altare dell'elettrificazione; la velocità in nome di una pedonalizzazione insensata delle città; l'autonomia alla guida è minacciata dalla guida autonoma, che trasformerà la libertà di movimento in una circolazione semi-ferroviaria. Poi ci lamentiamo che il mercato langue e che cala il desiderio nei confronti dell'auto in quanto tale. La soluzione ultima alla sicurezza sulle strade? Una semplice funzione matematica che lega la velocità alla gravità dell'incidente indica che se stiamo immobili non andiamo a sbattere. Ma ricordiamoci che Isaac Newton era fermo sotto un albero, quando gli è caduta in testa la famosa mela: gli ha dato, è vero, l'ispirazione per scoprire la gravità, ma il bernoccolo gli è venuto lo stesso.


Pubblicato da Emanuele Colombo, 10/12/2023
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