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La Via della Logan - 12^ PUNTATA


Avatar di Mario Cornicchia , il 13/04/08

15 anni fa - Da Sergiev Posad a Kursk.

Da Sergiev Posad a Kursk. Chi l'avrebbe mai detto dopo il primo cielo stellato da quando sono sbarcato in questa fetta di mondo: al risveglio le cipolle dorate del monastero di Sergiev Posad riflettono l'umido della pioggia e non i raggi del sole.

RACCORDO ANULARE Ci facciamo un cappuccio? Tocca aspettare le 10, qui i bar prima non aprono, il rito caffeinomane del mattino è ancora sconosciuto. Fino a quando Starbucks non invaderà i centri abitati russi... Via allora, verso nuove avventure e, soprattutto, verso i 600 chilometri che ci separano da Kursk. Ci infiliamo nel MKAD moscovita, la traduzione russa di Grande Raccordo Anulare, e, come intorno a Roma, il traffico è quasi fermo. Sfila lento tra centrali nucleari cittadine (alla facciaccia dei Verdi di tutto il mondo) e cartelloni pubblicitari che invitano all'acquisto immobiliare in osceni complessi di nuova edificazione.

SELEZIONE NATURALE La globalizzazione è arrivata anche qui e, centrali nucleari a parte, il panorama automobilistico autostradale è internazionale. Anche perché per le vecchie auto russe c'è una selezione naturale spietata. Tirate oltre i propri limiti dall'invasione delle auto occidentali, e dal conseguente velocizzarsi del traffico, si trovano incastrate una nell'altra a grappoli quando lasciamo il MKAD sulla M2 verso Kursk. Una vera strage di Lada, Zastava e vecchie Dacia ai cui freni e assetti è stato chiesto troppo e hanno tentato il suicidio infilandosi nei paraurti posteriori di fiammanti Nissan e Toyota.

PESCI ROSSI Non piove! E così riesco ad apprezzare il famoso cielo grandangolare russo: grandi spazi aperti, luce intensa e bianca, con l'orizzonte che sembra proprio piegarsi alla curvatura della crosta terrestre. Sarà suggestione, ma l'effetto è proprio questo, un orizzonte tondo come il profilo della boccia del pesce rosso.

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TOLLERANZA ZERO Il viaggio continua, si fa ora di pranzo enelle aree di sosta si trovano gli shashliki, gli spedini, ottima idea per una sosta, anche se alcuni chilometri dopo, dietro una stazione di servizio scopriamo un mondo, una mini festa di donne locali con capelli dai colori improbabili. Tentano a tutti i costi di farci bere vodka per brindare, ma mi bagno solo le labbra. Qui c'è tolleranza zero per la guida in stato di ebbrezza, basta un goccio.

GOOD BY LENIN Le nostre nuove amiche rimarranno fino a notte fonda per smaltire la vodka che hanno in corpo ma sono ancora sufficientemente lucide da spiegarci i sacchi di spazzatura lungo le strade, frutto della pulizia annuale in occasione del compleanno di Lenin, il 22 aprile. Loro, nel frattempo ne approfittano per una pre-festa e per noi sempre lanciati in tapponi da 5/600 chilometri è la prima occasione per interagire con gli indigeni.

TAX FREE Si fa tardi, ma il paesaggio finalmente diventa verde e, complici sole e giornate lunghissime e il contrasto con il grigiore dei giorni scorsi, la fatica si sente meno. Ma inizia a far buio avvicinandoci a Kursk e la segnaletica scolorita e improbabile, si vede pocoe l'altra Logan on tour passa sulla linea continua, così dichiara il poliziotto che la ferma. Si risolve tutto con il solito pagamento (senza ricevuta) ma questa volta sono esigenti, chiedono 500 euro, cinque volte la pensione media di un impiegato. Kursk è una grande città e ci accolgono imponenti reliquie del regime comunista, la statua del maresciallo Zhukov e una sfilata di cannoncini (ma per le foto ripassiamo domani), oltre che un albergo confortevole. Finalmente.


Pubblicato da M.A. Corniche, 13/04/2008
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