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Prova su strada

Nissan Micra 1.5 diesel


Avatar Redazionale , il 14/05/03

20 anni fa -

Et voilà: adesso il diesel ce l'ha anche lei, la piccola giapponese stilosa, l'erede di una delle più celebrate ultracompact degli ultimi anni. Non importa che il 1.5 dCi, come dice anche il nome, è planato nel cofano della Micra direttamente da quello di una Clio. Quel che conta è che va bene, nei limiti di un'auto pensata soprattutto per la città e, un po' come gli outlet griffati, rende lo stile anche conveniente. Altro che sedici valvole

COM’È Ultima generazione, con queste parole si potrebbe sintetizzare lo spirito della nuova Micra. Una di quelle auto che lo dicono chiaro «Io sono nata adesso!», e se per caso qualcuno non se ne fosse accorto dall’impatto estetico, basta sedersi al volante per scoprire una cifra di soluzioni che provengono da progettazione completamente nuova.

SINONIMI E CONTRARI A cominciare dalla plancia, che sa un po’ di plastica, ma di quella buona, ed è organizzata su due livelli: computer di bordo e radio sopra e poi i comandi della climatizzazione sotto, seguiti da un piccolo portacenere e da un capiente vano portalattine. Questo si apre sorprendentemente “a scrigno”, rivelando un piccolo ripiano rigido dove a detta della casa si potrebbe riporre il telefonino (ma per quello sono ottimi anche gli incavi che fungono da maniglie sui pannelli portiera, dove lo mettono tutti). Invece, è da notare che la disponibilità di spazi, antine, cavità, supporti, sportelli, caverne e chi ci vuol mettere tutto il dizionario dei sinonimi e contrari faccia pure, è a dir poco esuberante.

ORDINE Sembra che i progettisti si siano divertiti a disseminare la zona davanti al passeggero e al conducente di mensole e vani neanche si debba trasferire in macchina tutta la scrivania: si parte col ripiano, classico per la Micra, sotto il volante, affiancato da un piccolo parallelepipedo scavato nel polipropilene sempre accanto allo sterzo, per riporre la chiave; poi c’è lo sportello a destra (senza serratura) che cela praticamente una cabina armadio: area-documenti, area-CD, portapenne, portafazzolettini (!), portabottiglietta e in più, dulcis in fundo, un intelligente cassetto formato A4 per fogli o giornali. A voler essere cattivelli, si potrebbe osservare che manca un portamonete

CESTELLI Non è finita: tasche “ad anello” sulle portiere (anche su quelle posteriori, meno capienti), portabicchieri posteriore doppio, parte superiore della plancia, ripianino sotto la leva del freno a mano e tasca morbida sul retroschienale del sedile anteriore destro. Poi, la chicca: sotto quello stesso sedile, una volta sollevato il cuscino con la pratica linguetta, si svela anche un contenitore che potrebbe essere il figlio secondogenito dei tradizionali cestelli da supermercato (10 litri), e che si estrae completamente.

CAFFÈ Ma ci sono ancora altre astuzie, infatti sulla console centrale è previsto a destra anche un gancio da borsetta, forse un po’ piccolo e “deboluccio”, mentre per la tre porte i fianchetti posteriori presentano due cavità oblunghe. Insomma, se il cellulare è uno di quelli di ultima generazione che fanno anche il caffè macchiato è meglio ricordarsi dove lo si mette…

TORTA La plancia, comunque, continua a stupire. Sulla versione Acenta provata, l’unica disponibile con cinque porte e il dCi che gira sotto il cofano, i comandi dello stereo al volante servono anche a visualizzare le info del computer di bordo. Sul display sempre piuttosto leggibile, un po’ fuori dal campo visivo in marcia, scorrono i consumi, la percorrenza, il tempo di viaggio e la velocità media. Ma soprattutto possono essere memorizzati gli intervalli di manutenzione e, incredibile ma vero, un anniversario di matrimonio e due date di compleanno. Come dire che, un bel giorno, la Micra accendendosi proporrà una piccola torta gusto pixel sul visore, stile icona da messaggino.

SALVABATTERIA C’è anche il temporizzatore che consente di mantenere accesi i fari anche dopo aver abbandonato la vettura. Ok, non è una novità assoluta: si dà un impulso alla leva degli abbaglianti prima di scendere, le luci illuminano la strada per trenta secondi; se ne danno quattro, il massimo, il tempo sale a due minuti. Ma è singolare è la giapponesina, diligente, si ricorda anche di spegnere qualsiasi lampadina esterna o interna dopo un periodo variabile se il proprietario, al di là di impulsi e tocchi vari, l’ha semplicemente dimenticata.

PARTENZA… Ciliegina sulla torta, l’Intelligent Key che permette di entrare in auto senza girare puntuti oggetti metallici nelle serrature, perché la chiave è in realtà un chip contenuto in un bel involucro di plastica. Premendo il minuscolo tastino gommoso sulla maniglia, che sembra davvero lo switch di qualche apparecchio elettronico, si sbloccano tutte le portiere; oppure volendo anche solo quella del conducente, se il possessore ha impostato così. Poi basta sedersi a bordo, ricordarsi di premere il freno – come su un’automatica – e girare la manopola che è sul piantone dello sterzo, visto che anche qui non ci sono “inserimenti”: la Key continua a comunicare con le centraline di dovere e il motore si avvia.

…E ARRIVO Una volta a destinazione è necessario premere un pulsante sotto la manopola e riportarla in posizione “lock”, altrimenti la Micra comincia ad emettere un fastidioso cicalino per ricordare che lo sterzo non è bloccato. Un po’ macchinoso da capire le prime volte, ma poi ci si fa l’abitudine. Da considerare comunque che nei casi in cui le pile dovessero dare forfait, e la Key non rivelarsi più tanto Intelligent, è prevista la possibilità di estrarre una chiave di emergenza dal piccolo quadratino di plastica nera, per potersi mettere in marcia lo stesso. Quando poi si finisce di fare manovra, è sufficiente uscire dall’auto, ri-premere il tastino di gomma e allontanarsi, mentre lei saluta con un ammiccamento di frecce.

GIALLO AL SEMAFORO Come sono educate, queste giapponesine… E siccome a Tokio pensano proprio a tutto (c’era da dubitarne?) se ad un semaforo un malintenzionato dovesse scippare il contenitore in cui si trova il trasmettitore, il propulsore non si spegne subito ma rimane in moto fino a che non è il guidatore a deciderlo; anche se la chiave non si trova nel raggio di 80 cm, dove dovrebbe essere. Con un po’ di previdenza e un occhio allenato, però, si può “beccare” il tasto di chiusura dall’interno, con la sua spia gialla, che è un po’ nascosto sul tunnel accanto al freno a mano.

FURTI Da notare che tutto ciò non è disponibile sulla versione entry level Visia – che, curiosamente, ha quasi rubato il nome ad una scoppiettante utilitaria Citroën anni Settanta-Ottanta. Sarà l’effetto vintage, oppure concorrenza occulta alla C3, però peccato non avere anche sulla base la possibilità di aprire il portellone posteriore senza poggiare in terra le buste della spesa. A proposito di spesa, il divanetto posteriore può scorrere di ben 20 centimetri (più di una Multipla), con una funzionale leva posta in basso, nel bagagliaio, oppure con un più ostico sblocco dall’abitacolo.

ISOFIX Il cuscino avanza, la cappelliera si allunga, un eventuale seggiolino con il pupo si avvicina alle mani della mamma. Fra l’altro ci sono anche gli attacchi Isofix per legarlo con la massima sicurezza, manca solo il retrovisore panoramico stile monovolume americana e poi è tutto a posto. Invece lo specchio esterno sinistro ha la curvatura grandangolare, così almeno maleducati da sinistra si vedono in tempo. Rimanendo in zona carico però, viene fuori un’altra pecca: il sedile posteriore potrà scorrere, ok, ma non si ribalta completamente, cioè contro i posti davanti.

CARICO Quindi anche se il vano bagagli “allungato” raggiunge la cifra record di 371 litri, quando di abbattono gli schienali, sempre con due levette in basso, la regolarità di superficie non è il più grande pregio della Micra second generation. Intelligente, invece, l’integrazione della cintura di sicurezza centrale – a tre punti of course – nell’imbottitura del sedile, così non intralcia nel carico come i tre poggiatesta non danno fastidio in manovra.

DOTAZIONI In fatto di poggiatesta va detto anche che quelli anteriori, forati, sono anti colpo di frusta sulla Acenta. La Micra in questo allestimento viene via in effetti con una dotazione niente male, completa di quattro airbag, ABS, stereo mono-CD con tasti sulla razza del volante, computer di bordo, chip per aprire le porte. Più il pacchetto di accorgimenti vari: per non far inciampare gentili proprietari accendendo le luci al buio, per non scaricare la batteria spegnendo tutto al momento giusto, per salvare il conducente dalla depressione ricordandosi per prima ed unica del suo compleanno. In più, i tergi anteriori con intermittenza regolabile hanno anche il sensore “che fa ammiraglia”, quello per azionarli automaticamente in caso di pioggia; e sempre in automatico è l’inserimento del tergilunotto quando si innesta la retro con i tergicristalli davanti in azione.

PELLE E VELLUTO Per completare l’opera, interni in velluto con i fianchetti dei sedili anteriori in pelle, regolazione lombare e in altezza (facile da trovare anche in marcia) per il guidatore, volante rivestito di pelle e tappetini in velours – ma la differenza di usura fra quelli anteriori e posteriori, sull’esemplare in prova, è indicativa di quanto possano durare. Il tutto disponibile in diverse gradazioni cromatiche, perché gli interni non devono essere tutti grigi, e neanche tutti marroncini.

FENDINEBBIA Manca, inspiegabilmente, il comando di apertura dall’interno del portellone: una comodità che furono proprio i giap a portare in Europa. Anche il tasto bocchettone carburante è un po’ nascosto, a sinistra in basso accanto al volante. Altra stranezza, il fatto che i fendinebbia di serie sulle Acenta a benzina non lo siano sulle diesel, come si vede anche dalle foto ufficiali.

TEKNA Alla fine, con quattro airbag e tutto quello che serve per un’auto cittadina più qualche finezza extra, la Micra in questa versione costa 13.400 euro (+ 520 euro per la cinque porte), ovviamente motorizzata col 1.5 dCi da 65 CV. Ma sono stati già comunicati anche i prezzi della diesel da 82 CV, in uscita a settembre, che ha lo stesso motore made in Renault con l’aggiunta dell’intercooler: 13.900 euro a tre porte, sia per la Acenta che per la  sportiva Tekna, con cerchi in lega e fari anteriori bruniti.

COME VA Ok, la plancia bicolore è gradevole, le finiture sono di buon livello. Adesso finalmente si può ruotare la manopolina magica ed ecco che la strumentazione s’illumina come neanche l’albero di Natale di un telefilm americano (davvero parecchie le spie), ma rivela subito che le manca il termometro dell’acqua. Invece le lancette sono di un rosso acceso che stona un po’. Regolazione delle cinture, solo davanti, degli specchi elettrici, del volante con la sua molla di ritegno e via, astronave Enterprise, si và.

ERGONOMIC Si apprezza da subito un posto guida piuttosto spazioso, confortevole, ampiamente adattabile e piuttosto ergonomico. Very good insomma, almeno per la categoria. I tastini al volante si usano senza troppa difficoltà, per sfizio in realtà, perché quelli della console centrale sono abbastanza accessibili. Sarebbe meglio però migliorare i pulsanti di scorrimento del menu sul display, aggiungendone uno verso il basso. Gradevoli e intuitive le varie leve, che riprendono una disposizione che-più-tradizionale-non-si-può. Bene, per lo meno dopo l’impatto con la chiave intelligente c’è quello con i comandi deficienti, almeno questi li si capisce di più.

PRATERIA Stando nell’abitacolo ci si accorge che è accogliente, ma non sconfinato. Anzi, l’accessibilità posteriore potrebbe essere migliore se le porte fossero un po’ più ampie. Guardandosi intorno poi si scopre che le maniglie di appiglio sono tutte a scatto. Ma non di quelle con una molla che sembra abbia paura delle dita umane, sono morbide, anche loro, come tutta la Micra. E dietro hanno pure il gancio per la giacca.

CLIMA Il climatizzatore automatico ha cominciato a fare il suo dovere, a tal punto che è meglio passare in “manual” per controllare la velocità della ventola. Un po’ pochi i quattro flussi di regolazione dell’aria, su un’auto che non si vende proprio al discount dietro casa. E abbassando un’aletta parasole si nota che gli specchietti sono schermati ma non hanno l’illuminazione notturna.

PASTOSA Intanto sin dalla prima accelerazione il motore ha tirato fuori il suo carattere pastoso, la progressione morbida da dieselino che ha tanta coppia in basso (160m a 2000 giri) e tanta voglia di ronfare tranquillo piuttosto che di soffiare graffiando. Comunque, spingendo non manca una risposta piuttosto pronta e piacevole: ma non è mai oltre quella che ci si aspetterebbe dai sessantacinque cavalli che pascolano allegramente sotto il cofano.

ADRENALINA Se si scala la marcia giusta, la macchina tira fuori una rassicurante  “ripresa”. Ma anche quando l’unica cosa a cambiare è la stazione radio, in uscita da una curva presa in souplesse la Micra mostra una elasticità niente male, si tira d’impaccio senza sforzo, come fa dopo un rallentamento urbano in terza. Certo, una volta sperimentato l’effetto “premere di nuovo” è inutile aspettarsi anche un’accelerazione come quella di una R5 Turbo kittata. Si può pungolarla a diventare più cattivella, ma senza risultati da scarica di adrenalina fulminante e infarto ai passeggeri: soffia, sì, col turbo, però diventa più ruvida e rumorosa.

AMALFI Il rombo sommesso che in tangenziale non si fa sentire molto, e su tornanti in sequenza cresce causa scalate, ricorda che la Micra è una signorina e non ama essere strapazzata. Brillante, d’accordo, ma senza esagerare. Meglio evitare le accelerazioni a tavoletta per schizzare via, perché l’unica cosa che schizza, dritto nelle camere di scoppio, è il gasolio. In situazioni limite, su un percorso piuttosto impegnativo come la costiera amalfitana, il consumo istantaneo ha toccato i 10-10,5 litri/100 km, che non è poco.

GASOLIO A detta della Nissan, la dCi dovrebbe bere in media 4,6 l/100 km su ciclo misto, con una velocità massima di 155 km/h. Il computer di bordo non sostiene proprio lo stesso, dato che a fine tappa segnava una media di 5,9 litri, ma bisogna considerare il continuo lavoro di cambio che è stato necessario. Fra l’altro la piccola ha un freno motore hard, tanto che bisogna farci l’abitudine ai primi “rilasci”; grazie anche alla massa contenuta, la macchina va giù per discese ripide tranquilla, senza dover sollecitare troppo i freni che comunque sono sembrati più che adeguati.

MORBIDA Anche l’assetto, fra curve e controcurve, si è dimostrato valido: è morbidoso e quindi coccola gli occupanti, ma è rigido il giusto per dare la sensazione di sicurezza che ci vuole. Piantata a terra, questa Micra, ma soft come si deve. Del resto i pneumatici sono 175/60 R 15, anche loro a metà strada. E lo sterzo è efficace, sensibile quando deve esserlo, più leggero alle basse velocità ma senza mai dare quella sgradevole sensazione di “vuoto” di altri servo elettrici. Qualcuno però potrebbe trovarlo sin troppo duro quando il tachimetro segna numeri da autostrada o extraurbana.

STOP Invece la vettura entra ed esce dai tornanti senza particolari problemi,  mostrando che la rapportatura della trasmissione Renault è collaudata e aiuta, anche quando bisogna tirare dentro la seconda per “tenerla”. Niente impuntamenti, retromarcia easy e spunto in prima sufficiente, però ad uno Stop in salita meglio premere bene…

FAMIGLIA Insomma, questa Micra è la classica seconda auto da famiglia sicura e confortevole, stilosa per piacere alla mamma e tutta techno per piacere al papà, e ai figli che smanettano sulla playstation dalla mattina alla sera. Una buona cittadina con cui si può tranquillamente fare una capatina sulla corsia di sorpasso, a patto di mettere la freccia con un certo anticipo e di non dimenticare che le marce sono cinque perché vanno variate, un po’ l’una, un po’ l’altra.

OTTANTADUE Chi vuole di più, deve aspettare settembre: per un aumento di cinquecento euro si guadagneranno quasi venti cavalli e un intercooler. E poi, stando ai dati ufficiali, la dCi 82 CV consumerà addirittura un filino meno dell’altra turbodiesel (4,5 l/100 km) con una punta massima velocistica di 170 km/h.

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Pubblicato da Silvio jr. Suppa, 14/05/2003
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