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Prova su strada

Nissan Almera Tino 2200 TD


Avatar Redazionale , il 11/10/01

22 anni fa -

E' come una spremuta di frutta, ha un buon sapore ed è piena di vitamine, anche se la forma è quella impostale dal bicchiere. Non brilla per l'aspetto e nemmeno per il nome, ma è un po' come gli amici veri, quelli che - come si dice - nella vita si contano sulle dita di una mano: non ti abbandona mai, e in cambio non chiede nulla (tranne un po' di gasolio).

SOGNANDO LA FRANCIA Siate onesti: da quando è entrata in produzione, in quante Almera Tino vi è capitato di imbattervi? Poche, probabilmente. Il perché non è così facile da comprendere, soprattutto considerando l'enorme successo della Renault Scénic. Che c'entra la Scénic, si chiederanno i meno informati. C'entra eccome, rispondiamo noi: con l'illustre francesina a tutto spazio, la monovolume compatta Nissan condivide tante cose, a partire dalla piattaforma, per arrivare ad alcuni motori, alle dimensioni, e, in fondo, all'aspetto complessivo. Ma sarà perché la Francia è più vicina del Giappone, o perché la Renault la conoscono tutti e la Nissan un po' meno, fatto sta che una è una best-seller e l'altra sta nel gruppo delle inseguitrici a contendersi le briciole del mercato. Sorte meritata, la sua, oppure è tutta colpa del trend?

QUALITA' JAP L'Almera Tino è una monovolume dalle linee sobrie, tendente all'ovale nella sagoma e caratterizzata dalle fiancate scoscese. Non ci sono note stonate nel suo design, che semplicemente difetta un po' di personalità. I particolari, le giunture e la verniciatura soprattutto, fanno però capire a un attento osservatore che si tratta di una macchina costruita bene, senza la mentalità del risparmio a tutti i costi che spesso rende misera un'idea geniale.

IN BUONA SOSTANZA Insomma, niente batticuore quando la si guarda da fuori, ma tranquillità e soddisfazione. La faccenda è diversa quando si entra nell'abitacolo: già l'esordio è dei migliori, scandito efficacemente dal battito sordo delle massicce portiere che si chiudono. Anche senza gli interni in pelle (di ottima qualità, peraltro) la nostra Nissan ci sorprende per un allestimento ricco, ben curato fin nei minimi dettagli, dalla grafica della strumentazione a fondo chiaro, agli assemblaggi delle plastiche (impeccabili), dalla seduta ottimale alla sensazione di piacevolezza che i comandi trasmettono al tatto.

MUSICA AL VOLANTE Ci ha particolarmente convinti l'impianto stereo di serie, completo di lettore cd e di comandi satellite al volante. Ben disegnato nella grafica esterna, è il classico elemento che in viaggio (e la Tino è costruita eminentemente per viaggiare) si rivela in tutta la propria importanza. Internamente la monovolume è dotata di luci separate, in grado di illuminare l'abitacolo parzialmente, senza infastidire il guidatore. Ha poi un comodo portaocchiali, posto sopra il retrovisore, e tantissime tasche e vani portaoggetti per riporre qualsiasi cosa possa dare fastidio.

DIFFICILE FARSI CONDIZIONARE Siccome nessuno è perfetto, bisogna dire che l'Almera Tino, pur forte di un bagagliaio che è un container e di un'abitabilità da camper, lascia un po' scontento il passeggero anteriore, che, se di alta statura, si troverà immancabilmente col ginocchio contro il cruscotto, situazione che diventa particolarmente fastidiosa dopo qualche decina di chilometri.

Deludente anche l'impianto di condizionamento: con tutte le regolazioni al massimo, il fresco si fa aspettare per molti minuti. Tanto vale tenere aperti i finestrini. Per questi reato (ma solo per questi), Tino condannata, anche se con molte attenuanti: prima tra tutte la robustezza complessiva della vettura, forse acusticamente enfatizzata dal rombare cupo ma quieto del suo motore.

COME VA Se dovete usarla solo o prevalentemente in città, meditateci un po' a tavolino. Vi farete un favore, considerando che lo scatto al semaforo richiede una pazienza da Mahatma. E farete un favore anche a lei, che è pensata per macinare chilometri a migliaia e per essere sfruttata (anche maltrattata) in autostrada, dove, anche ad alte velocità (160-170) c'è sempre una consistente riserva di potenza. Oltretutto le lunghe percorrenze autostradali consentono di non dover ricorrere spesso al cambio, col quale non è sempre facile andare d'accordo: in particolare sull'esemplare da noi provato era molto duro il passaggio terza-quarta e viceversa.

ODIATA DAI BENZINAI A 110 orari, poi (velocità da corsia di destra), con la Tino turbodiesel sono possibili percorrenze da scooterone (a livello di consumi), e la rumorosità rimane sotto una soglia più che accettabile. Quando si decide di spingere, invece, anche con condizionatore al massimo e a pieno carico, la lancetta del tachimetro sfiora i 190. Niente male, ma farsi prendere la mano potrebbe essere pericoloso, non per una instabilità particolare della vettura (tra le altre cose anche molto ben bilanciata), ma perché l'altezza da terra è notevole, e l'assetto è decisamente meno rigido di quello della versione berlina.

INESAURIBILE Della Tino abbiamo potuto apprezzare molte doti, ma una in particolare viene fuori sulla lunga distanza, cioè la continuità di rendimento: pure spremuta per un'intera giornata di viaggio, la monovolume compatta Nissan sembra non essere mai stanca, e sembra sempre pronta a scatenare i centoquattordici cavalli (da tiro) del suo ottimo 2200 common rail.

CALCOLATRICE ALLA MANO Se si dà uno sguardo ai listino, si scopre qualcosa di molto interessante: la Tino costa diversi milioni meno della diretta concorrenza europea, rispetto alla quale davvero non offre nulla di meno. Se il pubblico tenesse in conto le doti di una macchina nella stessa misura in cui considera quanto questa fa tendenza, la monovolume giapponese praticamente non avrebbe rivali.


Pubblicato da Fabio Cormio, 11/10/2001
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