L'ultima conferma l'ho avuta pochi giorni fa, quando coi colleghi abbiamo provato la nuova postazione di gioco di Alberto per i videogame di guida. Due giri a Imola con F1 2021 su Xbox con volante a ritorno di forza, pedaliera e - volendo - anche la leva del cambio con innesti a H. Il tempo è tiranno, ci stanno solo due giri dietro la ghost car di Alby, che attaccato al simulatore ci ha passato la notte precedente. Tranne il cambio in modalità manuale, con le palette dietro al volante, tutti gli altri aiuti e automatismi sono attivi, tanto che l'auto a un certo punto inizia da sola a frenare quando arrivo troppo lungo alla staccata. Il gioco è insomma molto facilitato e il tasso di realismo bassissimo. Non di meno, stare in pista è già difficile così.
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IL GIRO DELLA DISCORDIA Il giro inizia prima della Rivazza, con l'auto che guida da sola fino al rettilineo. Al Tamburello cerco di prendere confidenza con uno sterzo che, da quanto ho visto mentre girava Alby, è troppo demoltiplicato. Sulla seconda esco un po' largo. Alla Villeneuve sto abbottonatissimo, ma niente da fare, l'uscita è in fuoripista. Alla Tosa fatico a trovare il compromesso tra piantarmi a centro curva e andare in sottosterzo. Benino la Piratella, mentre alla prima delle Acque Minerali sono troppo cauto. Taglio la chicane Gresini meglio di un giardiniere e via verso la prima Rivazza. Mi sento lentissimo, ma in uscita della prima non riesco a starci dentro. Altro giro altro regalo e laddove mi prendo un po' di confidenza in più vengo castigato. E sì che la pista, dal vero, la conosco pure.
IL PRIMO AMORE VIRTUALE A questo punto, faccio una doverosa premessa: nei giochi di guida sono scarso. Lo sono sempre stato. Viceversa di piste ho una certa esperienza. Possibile che, senza voler tirare, non riesca nemmeno a rimanere sul nastro d'asfalto? Ebbene si. Quando uscì mi ero intrippato abbestia con Gran Turismo 3 sulla Playstation. Il volantino dell'epoca tirava certe pacche sui cordoli che rendevano tutto molto emozionante. Alla fine ero anche diventato abbastanza pratico, trovando un minimo di realismo nelle sensazioni se tenevo attivato il solo controllo del sottosterzo. Ora la pedaliera del mio amico ha anche un bel feeling sotto il piede: molto più bello di quello che conoscevo. Ma se il vecchio GT3 l'ho sempre ritenuto un videogame più che un simulatore, quanta strada abbiamo fatto da allora?
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A CACCIA DI PUNTI DI RIFERIMENTO Certamente avrò occasione di approfondire la mia esperienza con F1 2021, ma quello che stona è il senso di totale disorientamento che provo ogni volta che mi siedo davanti a uno di questi racing game o simulatori, che dir si voglia. Effetti visivi e force feedback sul volante non mi bastano per percepire l'auto, la velocità e la distanza. Per carità, i programmatori fanno dei lavori pazzeschi, al giorno d'oggi, nel caratterizzare ogni singolo modello del gioco, con sound realistici e comportamenti dinamici ad hoc: me lo dimostra un piccolo assaggio di Forza Horizon (qui nella nostra rassegna dei migliori giochi di corse). Ma c'è sempre qualcosa che manca.
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CI VUOLE UN FISICO BESTIALE? I più esperti, in passato, lamentavano che la maggior parte dei titoli in commercio erano da bocciare in Fisica, perché non davano alle auto un comportamento verosimile. Eppure è dai tempi del pregevole VGP3 del 2007 (guardate il video qui sotto, se non avete idea di cosa sia), dell'italianissimo Paolo Cattani, che la fisica delle simulazioni domestiche ha raggiunto alti livelli di credibilità. Del resto, più di recente ho avuto modo di testare la simulazione professionale di VI-Grade senza riuscire a tenere in strada un'auto di serie in una pista in cui, nella realtà, ho macinato decine di migliaia di chilometri: persino di notte a fari spenti. Tuttavia...
IL VERO SALTO DI QUALITÀ Tutti sappiamo che i piloti da corsa al simulatore ci passano le ore: sia per portare avanti lo sviluppo delle auto vere sia come parte della loro preparazione atletica. Sfortunatamente non ho mai avuto l'occasione di provare uno di quei simulatori industriali capaci di riprodurre i movimenti dell'abitacolo su sei assi: messi a punto dalle grandi industrie automobilistiche o dei principali team del motorsport, come la stessa Ferrari o la Dallara (foto sotto). Ma negli altri simulatori che ho provato mi è sempre mancato un fedele ritorno di forza: tanto al volante quanto - soprattutto - all'altezza del fondoschiena. Anche i racing driver professionisti, quando raccontano le proprie esperienze, sottolineano che sì: i simulatori ti allenano i riflessi, ma dicono anche che quando li usano devono sempre fare uno sforzo in più per imparare a usarli.
Il ''ragno'' nella fabbrica Dallara di Indianapolis | Foto: Dallara
CHE COSA MI MANCA Se chi sa guidare sul serio si trova spaesato al simulatore - accadeva anche a Michael Schumacher, pare - ciò dimostra che la simulazione non è del tutto accurata. Idealmente non dovrebbe esserci alcuna differenza tra portare un'auto vera e una virtuale, ma così ancora non è. ''Le auto si guidano con il sedere'', diceva Niky Lauda, e se anche ci sono giocatori che riescono, con l'esperienza, a contare più sulla vista che sugli altri sensi, la maggior parte dei sistemi force feedback non restituiscono sensazioni fedeli alla realtà. Nei normali volanti da gioco, per esempio, io personalmente non sento la gomma. O meglio, la sento quando perde aderenza, ma mi manca la finezza per capire come lavora la spalla sotto carico. Il che non fa solo un'enorme differenza nel tempo sul giro, ma è il punto di riferimento fondamentale per rimanere in strada (ops!).
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L'ESPERIENZA PIÙ REALISTICA DI TUTTE Ricordo che in passato avevo testato anche un simulatore su piattaforma mobile che, a vedersi, era qualcosa di spaziale. Ma anche lì niente da fare: gli attuatori che agivano su un vero abitacolo, preso in prestito da una monoposto, mi davano la sensazione che l'auto sterzasse con le ruote posteriori invece che con quelle anteriori. Alla fine, la cosa più realistica di tutte, in un gioco o simulatore, è ciò che tanto ha fatto discutere in questi giorni sul nuovo Gran Turismo 7: tra i prezzi folli delle vetture classiche, valutate con il contributo delle assicurazioni Hagerty, e la scarsa disponibilità dei modelli usati, nemmeno lì posso permettermi di comprare un'auto. Più vero di così...