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MotoGP 2023

MotoGP, chi batterà questa Ducati? Qualcuno c'è...


Avatar di Simone Valtieri , il 13/03/23

1 anno fa - La Ducati ha dominato i test invernali di Sepang e Portimao, ma deve stare attenta

MotoGP, la Ducati sembra imbattibile, ma c'è qualcuno che può batterla
La Ducati ha dominato i test invernali di Sepang e Portimao, candidandosi a essere protagonista anche nel 2023, ma deve stare attenta a un rivale fortissimo

I test invernali della classe MotoGP si sono conclusi ieri a Portimao e sono andati in archivio con una nota di rosso fortissimo nella classifica dei migliori tempi. Il campione del mondo Francesco Bagnaia, stabilendo il nuovo record della pista del tracciato portoghese, è stato il capofila di una pattuglia fortissima, che ha piazzato ben sette moto (quasi tutte quelle scese in pista ieri, visto che Fabio Di Giannantonio si è infortunato sabato cadendo dalla sua moto e che Michele Pirro, il tester, ha svolto un altro tipo di lavoro) nei primi otto posti in classifica, nel breve spazio di mezzo secondo (466 millesimi, per la precisione). L'unico che è riuscito a far breccia nell'armata rossa di Borgo Panigale, è stato Fabio Quartararo, che con una più che alata Yamaha (sono state provate appendici inedite dagli ingegneri giapponesi) è riusito a mettersi in terza posizione a circa 3 decimi da chi, lo scorso anno, gli scippò un titolo che sembrava già vinto. Viene lecito pensare che sia proprio il talentuoso francese dalle origini italiane il pericolo più grande per i piloti della Ducati, e non un Marc Marquez ancora alle prese con una moto complicata da guidare, né un'Aprilia che, seppur in gran spolvero, è ancora work in progress, per stessa ammissione dei due ''boss'' Rivola e Albesiano. 

L'ARMATA ROSSA E allora viene da pensare che la risposta alla domanda che ci poniamo nel titolo sia già stata data: è Quartararo il pericolo più grande per questa Ducati? Forse no. La Desmosedici GP23 - quella che sarà a disposizione dei piloti ufficiali Bagnaia e Bastianini, e dei due del team Pramac, Zarco e Martin - sembra essere nata meglio della pur vincente GP22 (su cui monteranno Bezzecchi, Marini, Di Giannantonio e Alex Marquez): un pelo meno veloce in rettilineo ma più manegevole e completa della genitrice, pronta da subito a fare la voce grossa sulle piste di tutto il mondo. Con molta probabilità sarà lei a trionfare nella classifica dei costruttori, se non altro per la maggiore disponibilità di frecce al suo arco (ben quattro team e otto moto che ogni weekend possono fare risultato, contro le quattro moto di Honda, Aprilia e le due di KTM, GasGas e Yamaha), e ha ampie chance di confermare in casa anche il titolo per team, visto che Bastianini e Bagnaia partono favoriti sulle altre coppie al via. Eppure per il titolo piloti il discorso è totalmente diverso.

L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA Pensiamo alla Formula 1: nel recente passato il team più forte ha spesso vinto con un proprio esponente il titolo mondiale, ma questo perché i valori in campo tra le varie macchine sono stati ogni anno piuttosto ben definiti, se facciamo eccezione per la mirabilante stagione 2022, quella decisa all'ultima curva tra Hamilton (Mercedes) e Verstappen (Red Bull). Ma basta spingersi con la memoria solo un po' più indietro per andare a vedere cos'è capitato nella stagione 2007, quella in cui la McLaren scattava con i favori del pronostico e con due piloti potenzialmente devastanti (in realtà uno solo, l'altro non lo si conosceva ancora), ossia Fernando Alonso e Lewis Hamilton. Il campione e il futuro campione insieme sotto lo stesso tetto sono stati una miscela esplosiva, e tra dispetti e punti tolti reciprocamente, alla fine è andata a finire che per un punto Nando e Lewis persero la cappa, e il titolo mondiale fu di Kimi Raikkonen con la Ferrari. ''Punti tolti reciprocamente'', ecco, è questa la frase importante. Questo è un effetto che nella stagione 2023 della MotoGP può moltiplicarsi esponenzialmente visto che saranno otto i piloti a disporre di una Ducati (quattro GP23, e quattro GP22 che comunque - non dimentichiamo - è la moto iridata), un effetto al quale abbiamo in parte già assistito lo scorso anno ma che può rappresentare il vero problema per uno squadrone che quest'inverno ha mostrato cenni di dittatura motoristica.

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CONCORRENZA INTERNA Tanti piloti così vicini rischiano di favorire l'ascesa di un rivale, che con costanza e regolarità, potrebbe essere della partita e prevalere a fine anno se non si fanno bene i conti, se ci si ostacola a vicenda, se un pilota su otto non riesce a imporsi come il più forte e dare uno strattone alla concorrenza interna. Semplificando: Bagnaia su ogni pista avrà sette rivali in più, che con il suo stesso mezzo tecnico, o con uno simile, potranno metterlo in difficoltà e togliergli punti preziosi. Bastianini, Zarco, Martin, Marini, Bezzecchi, anche Alex Marquez, sono tutti piloti che, chi qui, chi là, possono rappresentare un ostacolo in più per il campione. E viceversa. In tutto questo Quartararo, o magari Marquez, o perché no uno dei piloti della sorprendente Aprilia, potrebbero inserirsi e sguazzare, esattamente come fatto lo scorso anno dal francese della Yamaha, ma anche da Aleix Espargaro con l'Aprilia, che a suon di podi è stato in lizza fino all'ultimo. 

MotoGP Test 2023, Luca Marini (Ducati) seguito da Augusto Fernandez (GasGas) MotoGP Test 2023, Luca Marini (Ducati) seguito da Augusto Fernandez (GasGas)

TRABOCCHETTI La notizia positiva per Ducati è che c'è un rovescio della medaglia anche in questo: laddove la Desmosedici funzionerà meglio che su altre piste, avere tante moto competitive significherà ricacciare sempre più indietro in classifica gli avversari, qualcosa che si è già visto - soprattutto in qualifica - nel 2022, e facilitare l'ampliamento del margine tra uno o più piloti della rossa e i Quartararo o i Marquez di turno. Certo, la gerarchia interna ai team e la strategia - tutte questioni che hanno pesato in Formula 1 negli ultimi anni - sono molto più complicate da mettere in piedi in MotoGP, anche per la natura stessa della competizione, ben diversa da una gara su quattro ruote. Lo si è visto lo scorso anno con Bagnaia, eccezionale a rimontare su Quartararo nella seconda parte di stagione nonostante sia Bastianini a Misano, sia Miller in Thailandia, gli abbiano messo i bastoni tra le ruote. Calcolatrice alla mano, sarebbe bastato fare gioco di squadra alla Ducati per arrivare a Valencia con il titolo già in tasca ma non sarebbe stato giusto, non sarebbe stato onorevole e probabilmente non sarebbe neanche stato possibile, visto che sia Bastianini sia Miller stavano ancora giocandosi le proprie chance iridate. Insomma, i ducatisti partono con una marcia in più per la conquista del titolo piloti, questo è evidente, ma la possibile gazzara tra loro potrebbe giocare brutti scherzi. Bagnaia e soci sono avvisati: bisogna essere perfetti e costanti sin da subito, soprattutto con 21 gare in calendario e 21 sprint race in più che renderanno incerta e complicatissima la corsa all'iride.


Pubblicato da Simone Valtieri, 13/03/2023
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