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Prova

Piaggio Carnaby Cruiser 300


Avatar Redazionale , il 24/03/09

15 anni fa - 300 per viaggiare

Estetica inedita e prestazioni in crescita per il ruota alta intermedio della gamma Piaggio, che affianca il Carnaby "tradizionale" e va alla caccia del solito SH...

TERZO INCOMODO Nato per porsi esattamente a metà strada fra il più piccolo Liberty e il sibaritico Beverly Tourer, il Piaggio Carnaby ha sofferto un po' del successo ottenuto da questi scooter e non si è imposto come sperato nel segmento dei ruota alta. Il pubblico ha preferito proprio i prodotti "a latere" del Carnaby all'interno della gamma Piaggio, mentre il vertice del segmento è rimasto saldamente in mano all'asso pigliatutto Honda SH. La Casa di Pontedera ha quindi approfittato dell'opportunità di montare il recente motore 300 sul Carnaby per rivederne l'estetica, dando vita a una versione specifica chiamata Cruiser.

NOME NOTO
Questa denominazione non suonerà nuova a chi conosce la gamma Piaggio, perché è la stessa usata per il Beverly di maggiori dimensioni. In questo caso, però, la suggestione cruiser non serve per identificare uno scooter cresciuto nelle dimensioni e nel comfort, ma solo per richiamare alcuni elementi del mondo moto utilizzati per abbellire le linee del Carnaby. Fra tutte, sicuramente il faro tondo e cromato montato sul manubrio.


CROMO A VOLONTA'
Questa scelta distingue a colpo d'occhio l'estetica del Cruiser da quella del Carnaby lanciato appena due anni fa e caratterizzato dal doppio faro circolare montato basso nello scudo. Altri elementi specifici sono poi lo scudo frontale, la strumentazione, gli specchietti e il manubrio in tubo, tutti rigorosamente cromati. Cambiano poi gli scudi laterali, che diventano meno elaborati e più eleganti, così come il faro posteriore ora in un pezzo unico.

BASE SOLIDA
Invariata, invece, la ciclistica, che sfrutta un robusto telaio in tubi d'acciaio dal passo contenuto (1.400 mm), abbinato a ruote da 16" con gommatura sostanziosa (110/70 all'anteriore e 130/70 al posteriore) e a sospensioni tradizionali: forcella da 35 mm e doppio ammortizzatore regolabile in precarico. L'impianto frenante, inoltre, può contare su una coppia di dischi da 260 mm su cui lavorano pinze flottanti a doppio pistoncino, ma anche in questa versione non è previsto il sistema ABS, nemmeno in opzione.

300 DI NOME La vera novità è, perciò, l'arrivo del moderno motore Quasar di 278 cc che ha esordito sulla Vespa GTS Super all'inizio dello scorso anno. Rispetto al 250 montato fin'ora sul Carnaby standard (che rimane a listino) cambiano sia l'alesaggio, sia la corsa (75 x 63), con evidenti vantaggi in termini di erogazione. Le prestazioni ufficiali dichiarano infatti una potenza allineata al 250 (22 cavalli), ma ottenuta quasi 800 giri più in basso (7.250 contro 8.000), mentre la coppia cresce di ben 2 Nm (23 contro 21) ottenuti anch'essi ad un regime più basso: 6.000 invece che 6.750.

VIAGGIATORE SOBRIO Prestazioni del genere dovrebbero offrire un piacere di guida decisamente più elevato rispetto al più piccolo 250 e, soprattutto, una passo su strada tale da giustificare l'appellativo da viaggiatore. Di sicuro, nel caso di una metà lontana i consumi non saranno un problema, dato che nonostante le prestazioni maggiori, il Piaggio Quasar si conferma un motore parco, perlomeno stando ai dati dichiarati che parlano di 330 chilometri con un pieno (nel ciclo combinato), che corrispondono a oltre 34 km/l.


TINTARELLA DI LUNA
Tornando al lato estetico, il Carnaby Cruiser viene proposto in quattro colorazioni "spaziali": l'azzurro andromeda, il nero cosmo, il grigio orione e il bianco luna... Quest'ultimo, oltre a essere il colore più in voga al momento, è l'unico che prevede le ruote e il maniglione posteriore colorati in nero, che creano un abbinamento molto piacevole con la dominante bianca dello scooter. Il Carnaby Cruiser 300 i.e., infine, è proposto al prezzo di 3.790 euro franco concessionario.

SCUSI, CHE ORA E'?
Una volta in sella si può apprezzare la buona ergonomia del posto di guida, a cui concorrono il manubrio alla giusta altezza in relazione alla seduta e l'ampiezza della pedana poggiapiedi, completamente piatta. Un po' meno affascinante è, invece, la vista offerta dal nuovo quadro strumenti (peraltro già visto su altri prodotti Piaggio) e del manubrio in tubo cromato. Fra l'altro, nel passaggio da standard a Cruiser, il quadro ha perso per strada il comodo orologio digitale, oltre al segnalatore di temperatura del liquido refrigerante.

BASSA MA DURETTA Evidentemente, secondo Piaggio chi ha in sé l'animo del viaggiatore in moto non si dovrebbe curar del tempo, mentre sarà felice di sapere che la sella di questo Carnaby è adeguatamente bassa da terra (780 mm circa) e ben disegnata per non essere d'impaccio nelle manovre a bassissima velocità. Purtroppo, però, una quota così "democratica" è stata raggiunta sacrificando l'imbottitura, per cui il contributo della sella in caso di asfalto rovinato è relativo.


IL VANTAGGIO DEL 16
La cosa è evidente anche perché la coppia di ammortizzatori del Carnaby Cruiser faticano a essere progressivi sulle asperità, rimandando colpi non troppo gentili alla schiena di chi guida. Da questo punto di vista lavora molto meglio la forcella, che dà l'impressione di essere più solida e controllata e di accettare senza problemi qualche strapazzo in più. In questo caso il vantaggio della ruota da 16" è evidente e la sicurezza con cui si affrontano buche e tombini è impagabile.

AMICI DA SUBITO Tolto il problema relativo al comfort (eventualmente modificabile agendo sul precarico delle molle posteriori), il Carnaby Cruiser fa di tutto per essere apprezzato, grazie a una guida intuitiva e sufficientemente agile. Le dimensioni della carrozzeria (2.050 mm / 780 mm) e il peso contenuto in 164 chili a secco, infatti, lo rendono un mezzo ancora adatto a un ampia fascia di persone.

FORZUTO AI MEDI Il periodo di apprendistato sul Carnaby Cruiser è quindi molto breve e di questo bisogna ringraziere anche il motore - sempre pronto e ricco di coppia - e la trasmissione, molto dolce in partenza e precisa nello stacco quando si procede a passo d'uomo. Nonostante il piccolo aumento di cilindrata, poi, il salto in termini di prestazioni rispetto al 250 è comunque evidente e la progressione con cui il motore spinge dai medi regimi lo fa sembrare ancora più grosso.


OCCHIO AL TACHIMETRO
Così, è facile ritrovarsi a velocità non propriamente consone anche in mezzo al traffico. Se, tuttavia, la ciclistica risulta adeguata a tali performance (lo scooter supera tranquillamente i 140 indicati), lo stesso non si può dire dell'impianto frenante, al quale bisogna fare un minimo d'abitudine per non trovarsi in difficoltà. Complice l'asfalto rovinato delle nostre città, infatti, il disco posteriore è un po' troppo incline al bloccaggio, momento in cui anche tutta l'inerzia del motore tende a farsi viva con reazioni del retrotreno fin troppo rapide. Il disco anteriore ha invece un commando piuttosto duro, cosa che toglie un po' di feeling con la gomma quando c'è da rallentare sul serio.


Pubblicato da Michele Losito, 24/03/2009
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