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Derbi Atlantis 100 4T


Avatar Redazionale , il 20/12/04

19 anni fa - Ultracompatto per vincere il traffico.

Uno scooter compatto. Un 100 cc con la faccia da 50 cc, lo spazio per due, basta che siano molto magri, il ronzare dei piccoli. Si sceglie per il prezzo non eccessivo e per scivolare nel traffico, passando dove gli scooteroni sgraziatamente si incagliano.


MEGLIO IL CENTO Diciotto anni passati da un po', ma mi sposto solo in città e voglio spendere poco anzi pochissimo. Che faccio? Mi compro un cinquantino che poi o lo devo sbloccare per forza (con tutte le conseguenze assicurative che ne conseguono) per non trovarmi impastato (da dietro) sulla calandra di un furgone al semaforo? Oppure... oppure mi compro un cento, come questo Derbi Atlantis. Costa come un cinquanta (2.099 €), sguscia come un cinquanta, consuma ancora meno e ci vai in due, senza problemi con i "ghisa".


UTILITARIO

L'Atlantis è il classico scooter utilitario, nato per servirti e basta, senza troppi voli pindarici. È un cinquantino con un motore un po' più grosso. Dunque, è tutto mignon. Lo spazio per i piedi, il cruscottino (solo l'indispensabile), le ruotine. Il che non è detto sia un difetto, attenzione. Lo è se chi stacca l'assegno supera il metro e ottanta di statura o se non vuole fare a meno del vezzo di accavallare le gambe ogni tanto...

ANTITRAFFICO

Non lo è - un difetto - se la mattina tocca imburrarsi i gomiti per passare tra pulmann e Ducati (i furgoni) nel delirio del traffico, se si detestano i problemi di peso, tipo affanno nell'appoggiare i piedi al semaforo o nel far manovra per sgusciare dal parcheggio dell'università. In questo caso L'Atlantis si fa valere perché si maneggia con un dito, pesa niente e tra le colonne è un furetto imprendibile.

SOSPENSIONI ECONOMICHE

Il prezzo è basso, le sospensioni si adeguano, non aspettatevi un comfort regale. Forcella e mono fanno quello che possono ma le strade-groviera l'hanno presto vinta: tombini, binari, semplici avvallamenti e orecchie dell'asfalto, sono vivamente sconsigliati. Da studiarsi il percorso a casa con tanto di toponomastica aggiornata, per evitare qualunque tipo di colpo. Intuibile, quindi, l'argomento pavè. Qualche scricchiolio negli accoppiamenti è da mettere in conto (in questo ci sono cinquanta che fanno meglio). Piano, ragazzi, piano, se proprio tratti sanpietrinati non si riescono a evitare nel tragitto casa-scuola.

SCATTOSO

Fastidiosa poi la leva del freno anteriore molto bassa (se ne accorge soprattutto chi è più alto della media), che costringe indice e medio ad allungarsi dietro il gas per trovarla. Per il resto il ragazzo forte del suo peso piuma scatta piuttosto rapido al semaforo e dove si può, si butta fisso sui 90 all'ora (a rigor di tachimetro) e da lì non si schioda, nemmeno in caso di discesa stile trampolino per il salto con gli sci lunghi. Più che sufficiente, ben inteso, la velocità di punta, considerando la categoria e i tratti che ci si trova ad affrontare.

ASTEMIO

Il centino made in Piaggio poi è un vero portento con i consumi: un litro di verde basta per abbeverare i suoi 8,5 cv per quasi 40 km, e la resistenza sotto sforzo (praticamente con questi mezzi si viaggia sempre a manetta) è fuori da ogni dubbio. Il quattro tempi sopporta di tutto senza battere ciglio. Peccato sia un po' lento (come tutti i suoi fratelli di cilindrata maggiore raffreddati ad aria) ad entrare in temperatura... Improbabile lasciarlo al minimo sul cavalletto e andare ad aprire il cancello del box: si spegne, matematico.

FRENI EQUILIBRATI

Se c'è da frenare, frena. Anche se dietro si scorge un tamburo molto effetto vintage che però fa il suo onesto lavoro, dando una bella mano all'efficace disco anteriore. Il registro, però, va ritoccato spesso per mantenere una corsa della leva non troppo lunga. Se c'è da metterlo sul cavalletto meglio optare per quello centrale, sfruttando il peso ultra light, più che quello laterale che costringe a lottare prima per trovarlo col piede, là sotto, poi per tenerlo fuori litigando con una molla molesta.

SPAZIO A SORPRESA

Quasi sorprendente il sottosella, viste le dimensioni di tutto il resto, con la possibilità di piazzarci addirittura un casco apribile, con tanto di guanti al seguito: provate se non ci credete.

SCOOTER-INO

Insomma, scooterino con il diminutivo mai così appropriato. Una targa vera attaccata dietro, in caso di autostop dell'ultimo momento, ma con la norma che preferibilmente si attesta sull'utilizzo singolo. Per questo nasce. Con l'habitat naturale che rimane nei confini cittadini: qualche puntatina fuori, ma senza esagerare.
Pubblicato da Andrea Sperelli, 20/12/2004
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