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Prova

KTM 690 Enduro R


Avatar Redazionale , il 28/10/08

15 anni fa - Dualsport o Hard enduro?

Anche l'Enduro 690 conquista la lettera R, sinonimo di massime prestazioni e di dotazioni evolute. Una Enduro "dual" praticamente inarrestabile e capace di qualsiasi cosa. Lo ha dimostrato sugli sterrati dell'Elba.


ENDURO CATTIVA
Non contenta di avere una delle enduro "stradali" più spinte sul mercato, KTM si spinge ancora più in proponendone una sorella ancora più cattiva. Nel linguaggio di Mattighofen, quella R applicata dopo il nome parla molto chiaro: è la letterina che accompagna i modelli più specialistici quelli che nel gergo elettronico si chiamerebbero "prosumer" ovvero prodotti a cavallo tra l'utilizzo normale e il professionismo vero e proprio.

ANELLO DI CONGIUNZIONE Proprio come la 690 Enduro R che rispecchia appieno queste caratteristiche, perché se rispetto alla concorrenza diretta, la versione normale si difende già più che bene nell'off road (l'abbiamo provata questa primavera in Spagna), questa R vuole spingersi ancora più in la nell'utilizzo fuoristrada. Una moto che quindi si propone come ideale anello di congiunzione tra le enduro stradali, quelle professionali e quelle bicilindriche, capace di affrontare trasferimenti anche impegnativi su asfalto come di sfoderare doti da arrampicatrice non comuni quando la strada si fa brutta sul serio.


PER UN PUGNO DI EURO
La base era già buona in effetti, la Enduro 690 è al top del suo segmento, ma la R offre ancora qualcosa di più, che per i 300 € in più richiesti (prezzo indicativo 8950 €) fanno pendere la bilancia nettamente a suo favore. La grafica innanzitutto, la Enduro 690 non è certo una moto "smorta" ma l'accoppiata tra l'arancio del telaio, il banco e il nero delle sovrastrutture rende la R decisamente più appagante da guardare.

GAMBALUNGA Sul piatto poi ci sono sospensioni "lunghe", con una escursione maggiorata da 250 a 275 mm per anteriore e posteriore, con la forcella regolabile solo nell'idraulica e il mono pluriregolabile e più evoluto di quello montato sulla versione standard. Oltre ad aumentare la luce a terra, le nuove "gambe" della R danno più "importanza" alla moto ma fanno anchelievitare ulteriormente la sella portandola ora a ben a 930 mm da terra, roba da gambe lunghe, insomma.


PIÙ RACING
Vista l'indole più racing in KTM hanno poi lavorato un po' sull'estetica e sulle dotazioni. La mascherina è più professionale, più aderente alla forcella e con un faro più piccolo, dietro non c'è più la classica strumentazione delle mono KTM di ultima generazione, ma una più compatta completamente digitale e sprovvista di contagiri. Il parafango arriva direttamente dalle enduro EXC con in più delle asole nella parte posteriore per raffreddare meglio il radiatore che in questo caso è a sviluppo orizzontale.

SESSANTADUE CAVALLI Se la ciclistica riceve qualche aggiornamento, il motore invece resta com'è. Confermato in tutto e per tutto il mono LC4 da 654 cc con ride By Wire e tripla mappatura (1 soft, 2 sport, 3 standard, modificabile a motore spendo tramite il solito microinterrutore sotto la sella) cui in questo caso si aggiunge una quarta possibilità (la posizione 0) per le benzine a basso numero di ottano.


FILTRO DAVANTI, BENZINA DIETRO
Senza tema di smentita questo è il miglior monocilindrico stradale attualmente in produzione. Nella configurazione della Enduro R sviluppa 62 cv certo non ci saranno certo problemi di potenza.Il lay out è il medesimo della Enduro "base" con il telaio a traliccio "stretto" il filtro dell'aria montato in posizione avanzata e il serbatoio del carburante piazzato al posteriore il tutto per un peso di 138,5 kg, a secco, superiore quindi a quello delle specialistiche ma nettamente inferiore a quello di tutte le dual concorrenti.


COME VA
KTM voleva farci toccare con mano le potenzialità off road della sua nuova R... Cosa c'è di meglio di una giornata passata sugli sterrati dell'Isola d'Elba? Niente, appunto. Ecco quindi che ci siamo trovati ad affrontare almeno un centinaio di km di polvere e pietraie dove la 690R è stata messa a dura prova e i piloti assieme a lei.

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L'ISOLA DELL'OFF Un'isola fantastica per chi ama l'off road, scenario ideale per una dual come la 690 R, che qui può mostrare le sue carte migliori. Alta, snella quanto basta, ci accoglie sulla sua sella "al primo piano" con la medesima impostazione della sorella. Una postura perfetta per una guida off road con il bellissimo manubrio Renthal a fare bella mostra di sé sotto gli occhi del pilota e a confermare come la dotazione di questa moto sia di primo livello.

ERGONOMIA VARIABILE Apprezzabile anche la possibilità (in comune con l'altra versione) di regolare la posizione dei riser in modo da ottenere una posizione di guida più "lunga" o più corta secondo le esigenze o le caratteristiche di guida.


SNELLA IN MEZZO
Snella nella zona centrale la 690 di Mattighofen si allarga in modo piuttosto repentino nella zona anteriore senza tuttavia creare eccessivo ostacolo al pilota che nella guida fuoristrada può avanzare senza problemi. Del resto occorre sempre aver presente che si sta guidando una grossa 650 e non una svelta e leggera quattroemmezzo. Cosa di cui in certi frangenti è facile dimenticarsi.

INARRESTABILE La enduro R infatti non si tira indietro davvero di fronte a nulla. Gommata con le Ottime Pirelli MT 21 (tassellate il giusto ma non esagerate, sopportano bene anche la guida su asfalto) la 690 austriaca ha dimostrato con i fatti di poter affrontare davvero qualsiasi percorso. Scorrevoli e ottimamente tarate, le sospensioni fanno la differenza non solo con le avversarie ma anche con la versione standard, l'escursione maggiorata in casi come questi è un toccasana, la R affronta anche i colpi più duri senza battere ciglio: mai un fondocorsa, mai uno scarto improvviso per un ostacolo non copiato. L'Enduro KTM si adopera per offrire al pilota un grande senso di padronanza e sicurezza, anche il serbatoio posteriore, ben piazzato, non causa inerzie spiacevoli durante le derapate come accade su qualche concorrente di lingua tedesca, qui anche la scodata improvvisa resta sempre controllabile.


DOLCE E CATTIVA
Un bell'aiuto lo dà senza dubbio anche il motore, la mappatura standard offre già una risposta molto morbida all'acceleratore, il motore ai bassi è molto dolce il che si traduce in una bella trazione e in un controllo ottimale del mezzo anche sui fondi scabrosi. Poi, agli alti, la corposa cavalleria della 690 si fa sentire e anche l'allungo è ottimo. La mappatura sport, invece, offre un controllo più diretto del gas aumentando la prontezza di risposta e avvicinando la 690 alle enduro più specialistiche. Per altri problemi viene buona la mappa 1 che trasforma la Enduro in un agnellino sempre gestibile, una mappatura comoda anche per affrontare fondi viscidi.

ANGOLO STRETTO Peccato che la R non possa ad ovviare al vero punto debole della monocilindrica KTM che sta nell'angolo di sterzo troppo limitato, poco in linea con le prestazioni della moto. La scelta del telaio a traliccio del resto impone che la zona attorno al cannotto sia piuttosto larga e più di tanto non si può fare. Non sono molte, in verità le situazioni, in cui questo limite dà fastidio, al più qualche inversione di marcia su una strada molto stressa o qualche tornantino stretto in cui occorre un po' di malizia per fari girare la moto "di motore".


SPECIALISTICA? NO, ECLETTICA
Alla fine quindi si finisce per giudicare la enduro R né più né meno come una enduro specialistica, con la differenza che una volta fuori dalla polvere questa moto è capace di viaggiare in autostrada a 160 all'ora senza problemi (magari con altre gomme), e di farsi caricare come un mulo (disponibili le borse in alluminio e la borsa da serbatoio) magari per le vacanze africane.

BUONA PER TUTTO È questo che rende l'Enduro KTM una moto incredibilmente eclettica, un mezzo che è possibile veramente utilizzare a 360°. A tradire la sua parte stradale è solo una rapportatura tendenzialmente lunga che nel fuoristrada spinto si fa un po' sentire chiamando spesso in causa la prima marcia (comunque scorrevole e utilizzabile senza problemi) nei punti più lenti. La sensazione è che un pignone con un dente in meno possa renderla ancor più appagante nella guida "off" senza penalizzarla eccessivamente nell'utilizzo stradale.


Pubblicato da Stefano Cordara, 28/10/2008
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