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In gara nella R6 Cup


Avatar Redazionale , il 28/04/03

20 anni fa -

Dodici giri con il fiato sospeso, dieci sorpassi, centinaia di staccate e adrenalina a fiumi. Abbiamo partecipato alla gara inaugurale della R6 Cup a Misano. Un week end emozionante e ricco di sorprese, soprattutto meteorologiche. Ecco com'è andata.

Beati gli ultimi? Tutte balle. Provate a dirlo a me, ora che sono qui: diciannovesima fila, trentaseiesima posizione sulla griglia di partenza della gara inaugurale dell’R6 Cup. Non che io dubiti dell’onestà di chi mi sta davanti, piuttosto ho dei dubbi sul fatto che i ragazzi che mi precedono siano disposti a chiudere il gas per fare passare "l’ospite d’onore" della gara. Ma come, mi danno il numero uno e poi mi fanno partire ultimo?

Ebbene sì, se è vero che Yamaha vuole far vivere in prima persona ai giornalisti le emozioni di una vera gara, è altrettanto vero che lo fa a modo suo. L’ospite parte ultimo, qualsiasi sia il suo tempo in prova. Con questo vorrei ringraziare la Yamaha per avermi dato l’opportunità di partecipare e soprattutto per avermi dato una scusa buona da utilizzare con gli amici.

DIETRO A TUTTI Partendo ultimo, il giornalista si sente scaricato dal dover

fare per forza bella figura, qualsiasi risultato arrivi sarà da considerare positivo, certo basta non arrivare ultimo. Cosa peraltro non difficile considerato il livello dei partecipanti e i tempi che spuntano sul giro. In ogni caso non ho tempo di fare altre considerazioni. Il giro di ricognizione è terminato, il semaforo rosso si accende. Tiro giù la visiera e do un bel respirone di gas di scarico mentre 35 silenziatori mi urlano in faccia tutta la loro rabbia. Meno male che almeno è una bella giornata. Si spegne il rosso, partiti!

IN BALIA DEL TEMPO

Ora, dovete sapere che il fatto che sia una bella giornata non è così scontato. Per i due giorni precedenti la gara il Santamonica è stato oggetto di scherno da parte del meteo. Sole, vento, nuvoloni neri, acquazzoni, temperature invernali, di nuovo sole. Praticamente ogni tipo di condizione meteorologica si è manifestata sul tracciato romagnolo, cosa che ha reso altamente incerto il risultato delle prove e altamente nervoso il sottoscritto, giunto all’autodromo solo il venerdi pomeriggio per inderogabili problemi di redazione. NON VI RESTA CHE CORRERE Per fortuna che ci pensa la CR sport. Ambiente rilassante, ospitality sempre a disposizione. L’organizzazione è come una grande mamma che si prende cura di tutti i suoi figlioletti, mai abbandonati a loro stessi per tutta la durata del campionato. Per i tre giorni della gara l’ospitality è il vero fulcro del trofeo. Lì si trova di tutto, dalla caramella al ricambio per la moto, all’abbigliamento. Praticamente ai piloti non resta che correre e divertirsi, il che non è male.

LE LIBERE SONO GRATIS

Tanto più che quest’anno l’organizzazione ha deciso di pagare ai propri iscritti due turni di prove libere (di solito a carico dei piloti), una scelta che fa pendere l’ago della bilancia verso la convenienza. E tutt’intorno facce sorridenti e meccanici (i miei) disponibili ad ascoltare i mugugni del giornalista di turno. Sono affidato alle cure di Fabrizio Falconetti, Marco Pirolli, e Fausto Capraro, gli stessi che si occupano della moto di Marco Morreale, pilota nel CIV proprio con una R6.

SI CORRE CON IL CIV

Perché anche questo è uno dei punti di forza del trofeo. Tutte le cinque gare si svolgono nel contesto del rinnovato Campionato Italiano Velocità, in un ambiente quindi lontano da quello delle "garette tra amici" ma pieno zeppo di team importanti e di professionalità. In questo ambiente l’R6 Cup ci sguazza, perché nei quattro anni di vita il monomarca organizzato da Yamaha e dalla CR Sport di Oliviero Cruciani si è conquistato sul campo un successo che si riassume nei 77 iscritti (il trofeo ha esaurito i posti disponibili) che vi prendono parte quest’anno. Tutti ugualmente flagellati dal maltempo, tutti inc… neri per l’impossibilità di fare una messa a punto quantomeno dignitosa per la gara. Io, ancor più degli altri, visto che mi sono perso i due turni di prove libere previste venerdì mattina. PRIMO CONTATTO In quelli del pomeriggio cerco di prendere confidenza con la moto. Quanto a posizione di guida la "mia" R6 non è poi molto lontana da quella di serie che avevo provato a suo tempo. Se si esclude il cuscinetto di gommapiuma appoggiato sul codone in vetroresina (nel kit previsto all’iscrizione c’è anche una carenatura completa in fibra), tutto il resto (pedane, semimanubri leve ecc) è assolutamente di serie, c’è anche il pulsante del lampeggio, il clacson e quello delle quattro frecce! Insomma l’impostazione mi è nota, quello che non mi è noto è invece il reparto sospensioni completamente rivisto dalla White Power. Della morbida R6 che mi ricordavo non è naturalmente rimasta traccia.

RIGIDA

La R6 versione Cup è un sasso: dura, rigida, piantata sulle Metzeler Rennsport che la appiccicano all’asfalto nonostante la temperatura sia tutto fuorché calda. Inanello un giro dopo l’altro senza preoccuparmi troppo del cronometro, ma piuttosto cercando di capire al meglio un assetto che fatico a sentire mio. La moto mi pare un po’ troppo alta davanti, fatica un po’ a chiudere la linea, e la forcella non copia come vorrei le sconnessioni dell’asfalto di Misano.

SEDICIMILA Però che motore! Saranno anche i rapporti corti, ma così preparata la R6 è un bel peperino, lo scarico più aperto non ha fatto guadagnare un monte di cavalli ma il quattro cilindri pare decisamente più sveglio di quello originale, soprattutto nell’approssimarsi alla zona rossa. I 16.000 indicati arrivano in fretta e vien fin troppo facile ignorare il led di cambiata (che peraltro si vede poco) per andare a sbattere contro il limitatore.

SESTA PIENA

I rapporti sono perfetti per Misano, il curvone si fa in sesta piena, e alla curva del Rio o nella esse che immette sul rettilineo dei box mi accorgo che posso usare una marcia in più dei miei avversari senza perdere terreno in uscita. Nonostante questo sto un po’ sulle mie, non vorrei cominciare la stagione 2003 con un bel tuffo… Faccio ammorbidire un po’ tutto e rientro per il secondo turno. Già va meglio, mi sento più a mio agio scendo di un bel secondo al giro, ma i primi sono naturalmente lontanissimi. Confido nel sabato per migliorare ulteriormente e soprattutto per aumentare la confidenza con la R6. Speranze vane anche perché il tempo di sabato è anche peggio di quello del venerdì.

QUALE GOMMA?

Non piove ma è piovuto tutta la notte. Il primo gruppo (vista la grande quantità d’iscritti le prove sono suddivise in due gruppi) prova sull’asfalto ancora fradicio, noi (quelli del secondo gruppo) su una pista che si sta via via asciugando. Niente da fare, non posso provare l’assetto che Cruciani mi aveva benevolmente preparato, ma devo anzi buttarmi nella mischia in una pista per metà asciutta e per metà zuppa d’acqua.

COMPROMESSI naso all’insù a vedere se magari esce un po’ di sole e la pista si asciuga. Che fare? Qualcuno  molto prudente monta due gomme rain (il regolamento del trofeo per fortuna lo permette) qualcuno azzarda un paio di gomme d’asciutto. Io mi affido all’esperienza di Oliviero e opto per una soluzione intermedia: rain davanti, asciutto dietro. Nuovo cambio di assetto, sospensioni ammorbidite al massimo e dentro che si va. Bella esperienza, comunque, sono queste le cose che ti fanno sentire pilota vero, decisioni, strategie, assetti.

TENSIONE A MILLE

Poi fuori solo con te stesso a dare il gas, a cercare di mantenere l’equilibrio in una pista-tranello. Giuro che mi sono più stancato a cercare di mantenere l’equilibrio che a guidare. In situazioni del genere si corre su un filo, la pista è realmente mezza asciutta e mezza bagnata. In alcuni posti non ci starebbero male due rain, in altri ci vorrebbero due Rennsport.Dove c’è asciutto non puoi affondare la frenata perché la "gommapane" davanti manda segnali allarmanti, dove c’è bagnato devi centellinare il gas perché la Rennsport non scappi via. La pista intanto diventa sempre più asciutta (almeno in traiettoria), e ci si può fidare un po’ di più ad aprire il gas, qualcuno si fida troppo e finisce nel fango, la variante Arena è piena di poltiglia, meglio non esagerare.ASPETTA CHE TI TIRO Imparo dalle mie precedenti esperienze di gara e non giro da solo a testa bassa, ma aspetto uno più veloce di me (e nella R6 Cup ce ne sono parecchi) per farmi tirare. Mi passa un ragazzo, guida bene, anche lui ha pneumatici come i miei, lo seguo, troviamo un paio di piloti più lenti, li passiamo, non lo mollo, bandiera a scacchi, turno finito. Risultato: dodicesimo tempo del mio gruppo, sedicesimo delle prove. Incasso volentieri i complimenti di Cruciani che sentenzia "bravo, non era certo facile buttarsi dentro così senza conoscere la moto". Non dirlo a me, Oliviero, che son qui ancora teso come un violino e con gli avambracci che mi fanno male. Bell’emozione però.

IL MUCCHIO SELVAGGIO

Ed eccomi in gara, imbottigliato alla prima curva con trentacinque assatanati davanti. Sono partito bene, ne ho passati sei, ma quelli davanti sono ancora tantissimi, s’imbottigliano, quelli forti intanto scappano girando su tempi esagerati (giro veloce 1.41.3) io faccio del mio per cercare di migliorare la mia posizione.

FANGO Qual è la prima regola per un buon recupero? Semplice: non commettere il minimo errore. Regola che io, infatti, infrango subito. Non è nemmeno finito il primo giro che mi trovo con due ruote nel fango per evitare il pilota che mi precede che ha avuto una piccola sbandata. Mannaggia a 'sto cordolo che finisce troppo presto... Non potevano metterne un altro metro? Ruote sulla terra, chiudo il gas, mi ripassano tutti, sotto il traguardo sono di nuovo ultimo… Animo Stefano! Hai ancora 11 giri per recuperare.

UN SORPASSO AL GIRO

La cronaca della mia gara è semplicemente riassumibile nei 10 sorpassi (uno al giro) che mi valgono la ventiquattresima posizione, ottenuta anche a causa del ritiro per caduta (senza conseguenze) di due piloti che mi precedevano. Dal canto mio posso dire che mai mi ero trovato ad andare così forte a Misano. Il tachimetro sulla mia moto funziona, e quando guardo la velocità all’uscita del curvone (262 km/h) a momenti mi piglia un colpo. Ma come sono io che sto andando così? Mah, sarà un abbaglio. Non è un abbaglio invece la bandiera a scacchi che mette fine al mio "inseguimento".

LO RIFACCIAMO? L’assetto "inventato" dai meccanici prima della gara mi ha consentito di "sentire" la R6 come mai in questi tre giorni. La moto si è comportata perfettamente, consentendomi, nonostante i continui sorpassi, di girare su tempi dignitosi, restava ancora qualche piccolo rimbalzo all’avantreno soprattutto in ingresso curva che non mi faceva azzardare troppo l’ingresso, ma, soprattutto viste le premesse, sono estremamente soddisfatto. Come sempre succede in questi casi quando finisco una gara sono così carico che mi vien voglia di farne subito un'altra. Magari senza partire dall’ultima fila… In questo servizio:Casco:ByeTuta:SpidiGuanti:Arlen NessStivali:Alpinestars S-MX Plus
Pubblicato da Redazione, 28/04/2003
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