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Ricarica veloce

Tesla Supercharger, perché le altre elettriche non lo usano?


Avatar di Lorenzo Centenari , il 22/12/20

3 anni fa - Musk mette a disposizione (gratis) la tecnologia. Ma c'è il trucco...

Tesla Supercharger, perché le altre elettriche non possono usarli
Musk mette a disposizione (gratis) la tecnologia fast charge di Tesla. Ma nessun marchio la adotta. Perché c'è sotto il trucco...

A CAVAL DONATO... Non è buon costume rifiutare un dono in faccia al mittente. A meno che il mittente stesso non pretenda a sua volta indietro un favore, e di quelli...un po' antipatici. Elon Musk offre ''gratuitamente'' la tecnologia dei Supercharger a qualsiasi altro competitor. E allora come mai nessun competitor ne ha mai approfittato? Una spiegazione c'è.

CASO SCUOLA Tesla ha indubbiamente la migliore rete di ricarica per auto elettriche (qui la nostra guida. È veloce, affidabile e facile da usare, con tantissime stazioni in tutto il mondo. Tesla questo lo sa ed è la ragione per cui, nel lontano 2014, la Casa annunciò l'intenzione di aprire i suoi brevetti, e consentire così ai marchi concorrenti di progettare veicoli elettrici in grado di utilizzare i Tesla Supercharger. Quindi potresti chiederti perché, quasi sei anni dopo, nessuna delle Case concorrenti abbia mai approfittato dell'offerta. Ha tutto a che fare con ciò che Tesla scrive in fondo nel contratto. In caratteri minuscoli, ma taglienti.

IN BUONA FEDE In un post del blog di Tesla del 2014, intitolato ''Tutti i nostri brevetti appartengono a te'', il CEO Elon Musk afferma di aver preso la decisione ''nello spirito del movimento open source, per il progresso della tecnologia dei veicoli elettrici''. Potrebbe essere vero, ma ciò non significa che l'uso della tecnologia di Tesla sia a costo zero. Sebbene Tesla si offra di fornire l'accesso ai suoi brevetti gratuitamente, l'annuncio specifica anche che ciò si applica a chiunque agisca ''in buona fede''. È una piccola frase alla fine del secondo paragrafo, ma è la terminologia chiave che sblocca alcune circostanze molto specifiche stabilite nelle note a margine.

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DO UT DES Non troverai una definizione di ''buona fede'' nell'annuncio. Per questo, dovrai entrare nel testo del Patent Pledge stesso. Nel quale, in sostanza, si afferma che coloro che agiscono in ''buona fede'' non rivendicheranno alcun brevetto o diritto di proprietà intellettuale contro Tesla. Ovvero: un'azienda che utilizza la tecnologia brevettata da Tesla non solo rinuncia alla possibilità di intentare un'azione legale contro Tesla per violazione di brevetto, ma a qualsiasi forma di violazione della proprietà intellettuale. Ciò include la violazione del marchio e del copyright, nonché l'appropriazione indebita di segreti commerciali. Pertanto, ad esempio, se Tesla copiasse il codice sorgente di una società riga per riga, tale società sarebbe tenuta a rinunciare a far valere i propri diritti.

MARKETING? I ''brevetti aperti'' di Tesla comportano insomma molte responsabilità. Una Casa automobilistica fondamentalmente deve accettare di consentire a Tesla di avere pieno accesso a tutta la sua proprietà intellettuale, sia che si applichi ai veicoli elettrici o qualcos'altro. Nel modo in cui è scritto l'accordo, i termini lo rendono sgradevole per qualsiasi marchio. Che Musk lo sapesse benissimo, e abbia semplicemente pubblicizzato la decisione come un modo per rafforzare la propria immagine?


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 22/12/2020
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