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Transizione energetica

Stop diesel e benzina, altra fumata nera. Pesa il "No" italiano?


Avatar di Lorenzo Centenari , il 03/03/23

1 anno fa - Slitta a data da destinarsi il voto previsto per il Consiglio Ue del 7 marzo

Stop auto diesel benzina 2035, rinviato voto Stati Ue del 7 marzo
Slitta a data da destinarsi la ratifica dei Paesi membri, prevista per il Consiglio Ue del 7 marzo. Si rafforza il fronte del dissenso?

Tutto fila liscio come da programma, o meglio: niente fila liscio. Chi si fosse messo le mani nei capelli alla notizia dello stop ai motori endotermici a partire dal 2035 in tutta Europa può aggrapparsi ora ai continui rinvii ai quali viene sottoposto il voto del Consiglio degli Stati membri. Previsto per il 7 marzo, il sigillo dei 27 al pacchetto ''Fit for 55'' viene rimandato a scadenza da definire. Il Consiglio Ue si svolgerà regolarmente, ma tra gli ordini del giorno il bando ai propulsori diesel e benzina è stato cancellato. ''Colpa'' dell'Italia, che in sede europea si è espressa contro la misura?


PAUSA DI RIFLESSIONE A comunicarlo è Daniel Holmberg, portavoce della Presidenza svedese del Consiglio Ue. Scrive Holmberg su Twitter come il Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei Paesi Ue, abbia deciso di rinviare il voto previsto per il 7 marzo a una seduta successiva del Consiglio, la cui data verrà individuata ''a tempo debito''. La sensazione, è che la ratifica di un provvedimento teso a imprimere una svolta drastica alle abitudini di mobilità individuale dei cittadini di tutto il Continente, venga posticipata a causa del - non più così remoto - rischio di una bocciatura.

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AGHI DELLA BILANCIA Col Governo Meloni fermamente intenzionato a votare contro, con la Germania in bilico tra il ''nein'' e l'astensione (che equivale a un voto contrario), il fronte del dissenso pare insomma rafforzarsi, dopo che - già dallo scorso novembre - pure PoloniaBulgaria manifestano la loro disapprovazione. Affinché il bando dei motori termici diventi legge, non è necessario un voto unanime (a differenza di altri temi come politica estera, sicurezza comune o imposizione fiscale). È sufficiente il voto favorevole del 55% degli Stati membri, cioè di 15 Paesi su 27. Chi si astiene o chi si oppone non esercita perciò un vero e proprio potere di veto, tuttavia la resistenza di un blocco sempre più numeroso sarebbe pur sempre in grado di creare ostacoli all'intero iter legislativo. La vicenda si fa appassionante.


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 03/03/2023
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