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Caro carburanti

Caro carburanti: serve tagliare subito le accise? Tutti gli scenari


Avatar di Claudio Todeschini , il 14/03/22

2 anni fa - Aumento dei prezzi di benzina e gasolio: cosa succede se si tagliano le accise

Aumento dei prezzi di benzina e gasolio: cosa succede se si tagliano le accise
Quanto incidono le accise sul prezzo dei carburanti? Le proposte per contrastare i rincari di gasolio e benzina. Il caso dell'Irlanda

Se possedete un’automobile (e se state leggendo Motorbox.com è probabile che ne possiedate una), vi sarete resi conto dell’impennata pazzesca dei prezzi dei carburanti di questi ultimi giorni, legata alla situazione di instabilità dei mercati dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Da più parti si leggono ipotesi - spesso fantasiose - per cercare di venire in aiuto dei consumatori e dei loro portafogli, per cercare di ridurre il prezzo alla pompa. Si parla di accisa mobile, di taglio delle accise, di riduzione dell’IVA... Ma cosa sono queste accise? Quanto pesano davvero sul prezzo finale di gasolio e benzina? Si possono davvero abolire? Quanto tempo ci vorrebbe per vedere gli effetti della loro abolizione sul prezzo finale? Cerchiamo di rispondere a queste domande, e a fare un po’ di chiarezza.

COME È CALCOLATO IL PREZZO DEL CARBURANTE

Aumenti carburanti 2022: quali ipotesi per aiutare i cittadini? Aumenti carburanti 2022: quali ipotesi per aiutare i cittadini?

Il prezzo al litro di carburante che paghiamo quando andiamo al distributore si compone di quattro diversi fattori. I dati che seguono fanno riferimento all’ultimo rilevamento del MISE, relativo alla settimana del 7 marzo 2022:

  • Prezzo industriale, ossia il costo vero e proprio della produzione di carburante, quello che pagano gli esercenti, legato sia al costo al barile del petrolio sia alla sua raffinazione. Per la benzina è di 87,2 centesimi al litro, per il gasolio 88,2 centesimi/litro
  • Margine lordo, ossia la quota che va ai distributori veri e propri per rientrare dei costi. Qui dentro finisce anche il maggior prezzo alla pompa in autostrada (mediamente 20 centesimi al litro), perché comprende gli oneri che i distributori pagano ai gestori, e che vengono riversati direttamente sul prezzo finale
  • Accise, i tanto contestati e odiati tributi indiretti - di cui ci occupiamo in maggior dettaglio più sotto, che da soli pesano per circa 72,8 centesimi/litro sulla benzina e circa 61,7 centesimi litro per il gasolio
  • IVA, ossia Imposta sul Valore Aggiunto che, come quasi tutti i beni venduti in Italia, è attualmente al 22%. L’IVA si paga tanto sul prezzo del carburante quanto sulle accise, rendendola di fatto una tassa sulla tassa. La sua incidenza è di circa 35,2 centesimi/litro per la benzina, 32,9 centesimi per il gasolio

PIÙ  DI METÀ IN TASSE Al netto degli aumenti delle ultime ore, la percentuale delle tasse rispetto al prezzo finale dei carburanti pesa per circa il 58% per la benzina, e di circa il 55% per il gasolio. Questo significa che più della metà del prezzo finale del carburante è composto di tasse e tributi.

COSA SONO LE ACCISE

Aumenti carburanti 2022: l'IVA si paga anche sulle accise, una tassa sulla tassa Aumenti carburanti 2022: l'IVA si paga anche sulle accise, una tassa sulla tassa

Le accise non sono altro che tributi messi dallo stato sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo. Si tratta di un tributo indiretto, che il produttore riversa direttamente sul consumatore, e che si differenzia dall’IVA per due motivi: viene applicato su un numero limitato di prodotti, e non è calcolato in percentuale ma in quota fissa decisa dal legislatore. Il meccanismo delle accise è stato utilizzato spesso negli anni per fronteggiare situazioni di emergenza come disastri naturali o crisi sanitarie. E se l’introduzione di nuove accise può essere giustificata da motivazioni contingenti, quello che le rende particolarmente odiose è che nascono come balzelli “una tantum”, ma non vengono mai abolite quando l’emergenza è terminata.

LA GUERRA IN ABISSINIA 

Uno degli argomenti spesso utilizzati da chi si lamenta delle accise è che staremmo ancora finanziando la guerra d’Abissinia quando Mussolini introdusse le prime accise sulla benzina. Oppure gli aiuti per il terremoto dell’Irpinia del 1980. Ovviamente non è così, ma è un argomento con cui è facile far presa. 

TUTTE LE ACCISE Ecco l’elenco di tutte le accise introdotte “una tantum” dal 1935 a oggi

  • Guerra d’Etiopia del 1935-1936: 1,90 lire (0,000981 euro)
  • Crisi di Suez del 1956: 14 lire (0,00723 euro)
  • Ricostruzione del Vajont del 1963: 10 lire (0,00516 euro)
  • Ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966: 10 lire (0,00516 euro)
  • Ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968: 10 lire (0,00516 euro)
  • Ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976: 99 lire (0,0511 euro)
  • Ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980: 75 lire (0,0387 euro)
  • Missione ONU durante la guerra del Libano del 1982: 205 lire (0,106 euro)
  • Missione ONU durante la guerra in Bosnia del 1995: 22 lire (0,0114 euro)
  • Rinnovo contratto autoferrotranvieri del 2004: 0,02 euro
  • Acquisto di autobus ecologici nel 2005: 0,005 euro
  • Emergenza terremoto in Abruzzo del 2009: 0,0051 euro
  • Finanziamento cultura nel 2011: da 0,0071 a 0,0055 euro
  • Gestione immigrati dopo la crisi libica del 2011: 0,04 euro
  • Emergenza alluvione Liguria e Toscana del novembre 2011: 0,0089 euro
  • Decreto “Salva Italia” dicembre 2011: 0,082 euro (0,113 sul diesel)
  • Emergenza terremoti dell’Emilia del 2012: 0,024 euro
  • Finanziamento “Bonus gestori” e riduzione tasse ai terremotati dell’Abruzzo: 0,005 euro
  • Spese del “Decreto Fare” del 2014: 0,0024 euro

ACCISA, NON ACCISE Come dicevamo più sopra, nella stragrande maggioranza dei casi le accise non finanziano più gli scopi per cui sono state introdotte. Anche parlare di “accise” al plurale non ha più senso, perché nel 1995 sono state tutte inglobate in un’unica imposta che finanzia il bilancio dello stato, senza distinzione tra le singole componenti di questa tassa.

SU COSA PAGHIAMO LE ACCISE

Tutti conosciamo le accise per il carburante, ma non sono gli unici prodotti su cui gravano questi tributi. Le accise si applicano a:

  • oli minerali e derivati (benzina, gasolio, gpl, gas metano)
  • fiammiferi
  • sigarette
  • alcolici
  • energia elettrica
  • oli lubrificanti

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A turno, tutti i politici di qualunque schieramento millantano di voler ridurre le accise sui carburanti. Un argomento che funziona sempre molto bene in campagna elettorale e per attirare consensi, ma molto più difficile da mettere in pratica. Basterebbe una semplice legge, ma nonostante le tante promesse, da destra e da sinistra, nessuno si è mai preso la briga di presentarla in Parlamento. E il motivo è presto spiegato: le accise sui carburanti, per quanto odiose, garantiscono un gettito costante, sicuro e immediato per le casse dello stato. 24 miliardi di euro, solo nel 2021.

A QUANTO AMMONTANO LE ACCISE

Come dicevamo parlando della struttura del prezzo del carburante, al momento l’accisa incide per una percentuale molto alta. Stando alle ultime rilevazioni del MISE datate 7 marzo 2022 (le ultime disponibili), l’accisa ammonta a:

  • Benzina: 72,8 centesimi/litro
  • Gasolio: 61,7 centesimi/litro
  • GPL: 14,7 centesimi/litro

PERCHÉ IL PREZZO DEL CARBURANTE AUMENTA

Aumenti per luce e gas sono già argomento di discussione da diversi mesi, tant’è che il Governo è già intervenuto con il Decreto Bollette (nel quale dovrebbero rientrare anche gli incentivi per l’acquisto di auto nuove poco inquinanti). Lo scoppio della guerra in Ucraina ha peggiorato la situazione e portato all’aumento folle dei prezzi dei carburanti a cui stiamo assistendo in questi giorni.

SOLO SPECULAZIONE? L’aumento nasce dall’incertezza dei mercati, che tendono spesso a reagire con manovre speculative. Non si sa ancora come il conflitto evolverà, e con quali tempi potrebbe risolversi. Parallelamente, non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine delle sanzioni applicate alla Russia, che come sappiamo è uno dei principali esportatori di gas verso l’Unione Europea. Risultato? Il prezzo al barile del petrolio è aumentato di circa il 10% da inizio anno, fino a raggiungere quasi 140 dollari, avvicinandosi al valore record di 147,5 dollari del 2008. A questo si aggiungono le tasse, in particolare l’IVA, che ricordiamo essere calcolata in maniera percentuale. Gli aumenti di benzina e gasolio appaiono comunque spropositati rispetto alla crescita del prezzo del petrolio, al punto che il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha parlato esplicitamente di “colossale truffa” ai danni dei consumatori.

TAGLIO DELLE ACCISE O TAGLIO DELL’IVA?

Mentre sul costo al barile del petrolio, o su eventuali speculazioni dei mercati il Governo non può intervenire, l’esecutivo potrebbe mettere mano alle accise o all’IVA, eliminandole - almeno provvisoriamente - o quantomeno riducendole. Una manovra indubbiamente utile per le tasche dei cittadini, nell’immediato, molto meno in un orizzonte temporale più lungo. 

DI QUANTI SOLDI SI PARLA L’ultimo rapporto UNEM (Unione Energie per la Mobilità) dice che le entrate fiscali (accise + IVA) del 2020, l’anno dello scoppio della pandemia e dei lockdown, sono stimate in circa 32 miliardi di euro. Nel 2019 le entrate erano arrivate a quasi 40 miliardi di euro.

COSA SIGNIFICA TAGLIARE Ridurre le accise o l’IVA vuol dire rinunciare a entrate fiscali importanti e sicure, quindi togliere risorse al bilancio dello Stato. In previsione, questo vorrà dire avere meno soldi da spendere, e dover poi tagliare sulle spese. Tagli che solitamente riguardano sanità, scuola e famiglia. In alternativa, andrebbero trovate nuove risorse con cui finanziare i mancati introiti legati al taglio di accise e/o IVA sul carburante. E quindi, introdurre nuove tasse. In un comico teatro dell’assurdo, potrebbero anche essere introdotte nuove accise! 

LE IPOTESI Al momento il Governo sta valutando alcune ipotesi: la prima riguarda la riduzione dell’IVA al 5% sui carburanti per un periodo limitato di tempo, almeno fin quando la situazione dei mercati torna a stabilizzarsi. In alternativa, potrebbe trovare ascolto l’appello dei benzinai di introdurre la cosiddetta “accisa mobile”, meccanismo introdotto nella Finanziaria del 2008 e che permette di ridurre - sempre temporaneamente - le aliquote delle accise per compensare le maggiori entrate dell’IVA derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale del petrolio greggio.

TAGLIO DELLE ACCISE: IL CASO DELL’IRLANDA

Il governo irlandese ha tagliato - temporaneamente - le accise su benzina e gasolio, nella misura di 20 centesimi al litro per la benzina e 15 centesimi al litro per il gasolio. Un risparmio che si concretizza in “circa 12 euro in meno per un pieno di benzina (ecco le 10 auto più costose da rifornire) e 9 in meno per un pieno di gasolio”, ha dichiarato il ministro delle Finanze irlandese Pascal Donohoe, sottolineando che si tratta di un provvedimento provvisorio, che costerà all'erario 320 milioni di euro, che si aggiungeranno agli oltre 1,5 miliardi di euro già stanziati per sostenere la cittadinanza in questo periodo di grande aumento del costo della vita.


Pubblicato da Claudio Todeschini, 14/03/2022
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