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Prova su strada

Yamaha Majesty 250 my 2002


Avatar Redazionale , il 31/07/02

21 anni fa - Peter Scooter

A pochi mesi dalla "news" sul restyling del Majesty 250, eccovi la prova "totale" del Re dei "quarto di litro". Uno scooter con la sindrome di Peter Pan, incapace di invecchiare, grazie ad una ricetta semplice ed efficace: tanto spazio, bella guida, affidablità totale. Il prezzo di listino è rimasto invariato rispetto alla vecchia versione.

COM’È I numeri parlano da soli: quasi 3000 pezzi venduti nei primi quattro mesi del 2002, quarto posto assoluto nella classifica degli scooter più venduti. Il Majesty 250 è come il buon vino: invecchiando migliora. Anche il 2002 è un’annata buona per il maxi scooter Yamaha che ha ricevuto qualche novità. Nessun stravolgimento chirurgico, ma semplici piccole migliorie, che hanno sortito gli effetti voluti dalla casa dei 3 diapason: mantenere alto il consenso del "popolo" degli scooteristi.

ESTETICA INVARIATA

Look che piace non si cambia. Il vestito del Majesty non ha subito variazioni di rilievo, escluso il leggero lifting al gruppo ottico posteriore, con un disegno più raccordato con le linee della carrozzeria ed una nuova colorazione monocromatica rossa anche per gli indicatori di direzione integrati.
Un ritocco più "vistoso", invece, per tutto ciò che sta dietro lo scudo. Spariscono tutti i vecchi spigoli, sostituiti da linee più rotonde ed armoniose. Cambia il manubrio (non più squadrato) e, anche la palpebra che avvolge la strumentazione, acquista una più elegante rotondità.

A GENTILE RICHIESTA

Tutta nuova la strumentazione, ora all’altezza di uno scooter dello spessore del Majesty. Sempre ispirata al mondo delle quattro ruote, consta di cinque elementi circolari dall’elegante bordatura in color alluminio. Fanno la loro comparsa un più bel display analogico ricco d’informazioni (tra cui l’orologio) e, come a rispondere ad un nostro appunto, il contagiri.

E CHI S’ALZA PIÙ?

Non è stato trascurato neanche il comfort di guida, che sembra ulteriormente migliorato grazie ad un nuovo sellone, sempre a due piani, ma dall’ergonomia più curata per entrambi i passeggeri. Non cambia, invece, l’enorme capacità di carico, che rimane stabile a 66 litri totali (54 di sottosella, più 12 sparpagliati nei vani retroscudo).

EURO DUE

Novità importanti anche a livello tecnico. La forcella migliora per una maggiore stabilità di marcia e sicurezza in frenata. Quest’ultima, è garantita dall’affiatata coppia di dischi da 245 mm all’avantreno e di 230 mm al posteriore. Diventa più snello lo scarico farcito dall’ormai immancabile catalizzatore che, in sintonia con il sistema d’aria secondaria, provvede a ripulire i gas di scarico fino al rispetto dell’implacabile (ma non ancora definita del tutto) normativa Euro 2.

VECCHIE E BUONE ABITUDINI Quello che ci piace di Yamaha è la buona abitudine di ritoccare i mezzi ma non il listino. Lo ha fatto con la R1, lo ha fatto anche con questo nuovo Majesty che, infatti, costa esattamente come la vecchia versione: 5.900 Euro.

COME VA Praticamente invariato nell’estetica, ma se lo guardi bene è più bello ed elegante del precedente, il nuovo Majesty 250 conferma, anzi migliora, quanto di buono aveva mostrato fino ad oggi. È confortevole, sicuro e spazioso come una monovolume.

ERGONOMICO

Sempre perfette le distanze tra pedane, manubrio e sella, quest’ultima guadagna in "calzata": con il nuovo profilo, più anatomico e confortevole, Yamaha ha perfezionato quello che già era uno dei migliori sofà per scooter. Il nuovo disegno dello schienale, più avvolgente, offre un miglior sostegno per la schiena del pilota, da sempre una delle parti più "strapazzate" dai veicoli a due ruote. Inoltre, non dimenticate, che è sempre possibile regolarne la distanza in senso longitudinale di ben 50 mm.

Per il passeggero, invece, nulla è cambiato. La sella è sempre enorme ed ultracomoda, ma continua a non convincere il posizionamento delle pedane, troppo interne e vicine alla carrozzeria, costringendo i piedi ad una posizione "centrata" e poco naturale.

PIU STABILITÀ

Questa terza edizione del Majesty 250 si discosta poco dalla precedente versione anche per quanto riguarda il comportamento dinamico. In strada, il nuovo Majesty riconferma le sue doti di stabilità sul dritto e nelle curve più veloci, grazie anche alla nuova forcella che conferisce quel pizzico in più di robustezza e solidità all’avantreno. Invariata la maneggevolezza sulle strade tortuose, percorsi in cui Majesty sfoggia una buona velocità nei cambi di direzione e stabilità, sia in entrata sia all’interno delle curve, anche con grandi angoli di piega.

GUIDA SICURA La forcella assorbe bene le asperità dell’asfalto e, con la sua azione progressiva, trasmette totale sicurezza a chi guida. Anche i due ammortizzatori posteriori, offrono un buon appoggio a terra copiando perfettamente le imperfezioni delle strade. Inoltre, con la regolazione del precarico, è facile trovare il giusto set-up per qualsiasi stile di guida o condizione di carico.

AD OGNUNO IL SUO

Il Majesty non si adegua all’ultima moda in fatto di frenata (per intenderci quella combinata) mantenendo il sistema frenante di tipo classico. Ad ogni leva è abbinato il proprio disco frenante. Sull’utilità o meno della frenata combinata si potrebbe parlare per ore, ma per ora, ci limitiamo ad evidenziare il buon rendimento dei freni del nuovo Majesty. Gli spazi d’arresto sembrano migliorati rispetto alla precedente versione, probabilmente per effetto della maggiore solidità dell’avantreno, meno incline alla normale torsione a cui gli steli si sottopongono durante la frenata. Invariata, invece, la modulabilità dei comandi, anche se poi, per ottenere una frenata possente, bisogna "strizzarli" insieme.

PIÚ VERDE

Nonostante la nuova marmitta catalitica e, l’impiego del nuovo sistema d’immissione d’aria forzata nello scarico, il propulsore Yamaha non perde nulla della sua briosità, rispondendo prontamente alle aperture di gas allo scattar del verde. Per quanto riguarda la velocità massima, invece, nonostante l’adozione di un nuovo tachimetro "argentato", la lancetta non va oltre i soliti 130 Km/h indicati.
Pubblicato da Alfredo Verdicchio, 31/07/2002
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