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Prova su strada

Long term test: 3000 km con la Kawasaki KLE 500


Avatar Redazionale , il 04/11/02

21 anni fa -

Spararsi un viaggio di tremila Km con una enduro di soli 500 cc è davvero insolito. È proprio questo che ci ha spinto a provare la KLE500 in un "Croazia trip". Un habitat dove a farla da padrone sono le grosse enduro stradali dell'ultima generazione, ma in cui la compact Kawa non ha sfigurato minimamente. Leggere per credere.

UN PO’ E UN PO’ La KLE è una moto particolare. Sull’estetica pesano un po’ gli anni di un progetto non più fresco, ma nel suo piccolo, rappresenta un qualcosa di unico sul mercato delle due ruote. Le dimensioni sono piuttosto contenute, sia in lunghezza che in larghezza. A guardarla ricorda più una monocilindrica stile KLR (tanto per rimanere in famiglia…) che una bicilindrica. Invece, sotto le plastiche lavora un compatto bicilindrico il linea di 498 cc. Un motore ben noto a chi mastica di Kawasaki, visto che equipaggia con diversi livelli di potenza la sportiva GPZ 500S, la nuda ER-5 e la custom EN 500. Sulla KlE è in versione 48 cv (35 kW), giusto, giusto per ottenere la patente A senza limitazioni di sorta.

ENDURO GRINTOSA

La linea della KLE non è mai cambiata, è tesa, spigolosa come andava di moda un tempo e come vanno di moda oggi tra le sportive (confermando la teoria "del tutto torna", prima o poi). Il cupolino è mini nelle dimensioni, come la semicarena, che si raccorda bene con il serbatoio, capace di ingollare 15 litri di "verde" (compresa di riserva), non molti ma, come vedremo, l’autonomia della piccola Kawa non fa rimpiangere capienze superiori.
La vista posteriore è senz’altro quella meno riuscita della moto. Le linee poco armoniose e filanti dei fianchetti, sono troncate di netto dall’utile portapacchi che, però, rende la figura decisamente "pesante" e tozza. Azzeccata, invece, a parer nostro, la scelta di posizionare lo scarico a lato sella, che dona un pizzico d’aggressivita che non guasta mai.

PREFERISCE L’ASFALTO

L’adozione di pneumatici dal disegno pressoché stradale, insieme al parafango attillato, esaltano la propensione al viaggio e la preferenza per le lingue d’asfalto, così che la KLE si propone come valida (ed inaspettata) alternativa ai più pesanti ed ingombranti bicilindrici da 650 cc e oltre.

COME DA COPIONE Caricati i pochi bagagli, senza riuscire ad evitare il rimprovero della mia compagna di viaggio, in un lampo ci troviamo al casello d’ingresso per la A1, Milano-Bologna, destinazione il porto d’Ancona, dove ci avrebbe atteso la nave per la Croazia. 450 Km da fare tutti in un fiato. Lunghi e dritti, a parte un paio di curve appena entrati nelle Marche. In soldoni una noia mortale. Ne abbiamo approfittato per valutare alcuni aspetti della moto, come il comfort e la strada.

COMODI IN DUE

L’impostazione di guida ricorda molto le enduro dei tempi passati, con il busto eretto e le braccia larghe ad impugnare il manubrio di derivazione crossistica, anche se da queste, la KLE si differenzia per una posizione più aggressiva, per via delle pedane leggermente più arretrate. La sella è ben imbottita per entrambi i passeggeri ed offre lo spazio necessario per stare comodi in due (ma nulla di più, viste le dimensioni compatte della moto). Anche se leggermente più alta, rispetto alla concorrenza (850 mm da terra), la sella è poco larga e ben scavata, consentendo anche ai meno alti di poggiare almeno un piede a terra.

SPIOVE LA SELLA

Nei lunghi tragitti, però, il disegno "spiovente" porta il pilota a poggiarsi costantemente sul serbatoio, senza poter sfruttare tutto lo spazio a disposizione, mentre al passeggero crea qualche problema di stabilità in caso di frenate brusche. Fortunatamente, la porzione per il secondo è meno inclinata, le pedane sono poste alla giusta altezza e, all’occorrenza, il portapacchi è provvisto di fessure cui aggrapparsi anche se poco sfruttabili quando si monta l’indispensabile (in viaggio) bauletto. La protezione offerta dal cupolino è stata meglio di quanto ci si aspettasse. Non è certo paragonabile a ciò che offre la concorrenza più "carrozzata", ma, nonostante la sua compattezza, il busto e parte delle spalle, sono rimaste discretamente protette fino ai 140-150 Km/h, solo casco e braccia, si sobbarcavano il peso dell’aria.

DUE DI CARATTERE

Un bel viaggiare, reso possibile dal grintoso bicilindrico frontemarcia che, oltre a girar forte (tocca gli undicimila giri), offre una erogazione fluida (ma non certo corposa) già ai 2.000 giri, pronta a salire in modo progressivo, per poi "esplodere" e dare il meglio di se tra i 6.000 e 9.000 giri, dove coppia e potenza sono ai valori massimi (intuibile dal caratteristico cambio di "umore", tipico dei motori in linea). A manetta spalancata, la lancetta del tachimetro si è spiaccicata sui 180 Km/h.

PICCOLA VIAGGIATRICE

 Non male per una "motoretta" con soli 47,5 cv di potenza dichiarata che, per giunta, ha sfoggiato una stabilità di marcia davvero invidiabile. Alla massima velocità, l’avantreno si alleggeriva poco, grazie alle sospensioni dalla taratura più consona all’asfalto che ai fondi sterrati mentre, nei curvoni veloci, si è avvertito qualche ondeggiamento solo oltre i 165 Km/h indicati. Non è mancata la classica coda di vacanzieri alle uscite di Riccione e Rimini (ma chi ve lo fa fare). Il ritmo di marcia ha subito chiaramente un rallentamento, ma è l’occasione buona per valutare la maneggevolezza della nostra "Kawa", zigzagando tra le fila di auto e TIR.

BILANCIATA Il peso contenuto e ben distribuito ha facilitato l’operazione "schivata", rendendola semplice e divertente. La KLE, sta in equilibrio da sola, senza bisogno di posare a terra i piedi, la presenza del passeggero non si avvertiva minimamente e, con il raggio di sterzata ampio, è stato un gioco da ragazzi passare negli spazi più angusti.

I SOLITI RITARDATARI

Se in questo modo si è riusciti ad apprezzare la moto, dall’altro canto, le code (cui si è aggiunto un incidente a 15 Km dall’uscita di Ancona) ci hanno rallentato non poco, rischiando di farci perdere la nave (e con essa i 200 "euri" di prenotazione). Per fortuna che il ritardo sembra essere un "pregio" di tanti connazionali che, come noi, si sono presentati all’ultimo momento, facendo slittare la partenza di una mezz’ora. Sulla nave, in pieno relax, ho notato come la piccola KLE mi abbia positivamente sorpreso. Non solo per aver retto gli ultimi 150 km a gas spalancato, ma anche per non aver gravato più di tanto sulle nostre tasche, registrando un consumo medio di 18 Km al litro (ogni 240 km si girava la chiavetta per la riserva).

LIMITI SEVERI

Una volta sbarcati a Split (meglio conosciuta come Spalato), abbiamo imboccato la statale costiera E 65 in direzione sud, verso Dubrovnik. I cartelli indicano ben 212 Km, una sciocchezza anche per il mototurista novello. In Italia sarebbero bastate un paio d’ore, non in Croazia, dove il limite di velocità di 80 Km/h (50 in prossimità dei paesi) facilita spesso il formarsi di lunghe code, dietro ai numerosi camper di tedeschi ed italiani. Inoltre, le strade a due corsie, larghe non più del necessario, sono un continuo serpeggiare di curve una dietro l’altra. Per coprire 50 Km di costa, ci si impiega circa un’ora. Per fortuna non manca qualche sporadico rettilineo dove superare tutti di "gran carriera", con l’occhio sempre vigile a scovare le ben appostate volanti della Polizija locale. La riviera di Makarska è una delle località più belle del sud Croato e la cittadina di Brela era proprio quello di cui avevamo bisogno: tranquillità, bella spiaggia e mare da sogno.

NON CI SI ANNOIA MAI

Brela-Dubrovnik distano 176 Km. Il tragitto si rivela tutt’altro che noioso. Il litorale croato non è come quello italiano. Qui la montagna si tuffa direttamente in mare, dando vita ad un panorama stupendo. Da una parte le pinete, che ci rinfrescano il cammino, dall’altra, invece, la costa frastagliata disegna insenature suggestive per colori e forme, raggiungibili via mare o a piedi. Per di più, tutto il litorale croato è costeggiato da migliaia d'isole (alcune sembrano massi lanciati in mare da qualche gigante in ere passate), tutte belle da mozzare il fiato, che sembravano accompagnarci nella lunga "traversata". Durante il viaggio, la KLE 500 si dimostra una moto dal comportamento sincero. Una moto "easy", che pur a pieno carico, richiede richiede sempre poco impegno fisico e psicologico: basta impostare la traiettoria, al resto, pensa tutto lei. La ruota da 21 è ormai quasi sparita dalle enduro e la kawasaki la ostenta quasi con orgoglio. La tenuta non viene mai meno, se necessario, la KLE sa scendere in piega fino a limare i piolini delle pedane. Si comporta bene anche nel misto, mostrandosi sufficientemente agile nel "saltare" di qua e di là nelle "esse" veloci. In fondo pesa poco, 181 kg e questo ne enfatizza la maneggevoelzza.

STRADE DI SAPONE

Arrivati a Dubrovnik, ci rediamo conto che le nuvole notate durante il viaggio erano appollaiate proprio sopra la città storica, anche se durante la visita dei resti storici (perfettamente ricostruiti dopo la guerra con la Serbia), si è fortunatamente intravisto qualche raggio di sole. Che, ahinoi dura poco, il tempo non regge più, scaricando tonnellate di acqua, per la gioia nostra e di altri motociclisti. In un attimo, le strade si trasformano in un bagno di… sapone a causa della salsedine. Guidare la KLE diventa così un vero gioco da equilibristi, per fortuna l’azione "morbida" dei freni, ci evita in più di un’occasione di finire a terra.

NON SOLO MARE

Per tutti i motociclisti appassionati di percorsi montani, è d’obbligo la deviazione nell’entroterra croato, affascinante con i suoi ampi spazi aperti, dove le bellezze naturali pullulano da qualsiasi parte si butti lo sguardo. Un valido esempio è il Parco Nazionale di Plitvice, tra le mete preferite dai turisti di tutta Europa. Le strade per raggiungerlo non mancano, ma per chi viene da sud, può imboccare la E 59, statale che dalla costa sopra Zara, porta verso l’interno, in direzione Karlovac – Zagreb (Zagabria, la capitale croata). La strada costeggia per una cinquantina di Km la catena montuosa che, come una madre protettiva, ripara la costa ed i turisti da indesiderate perturbazioni. Qui la KLE è sembrata accusare un po’ di fatica, anche per la presenza di una fastidiosa brezza laterale. Il bicilindrico, seppur potente, resta piccolo di cilindrata e, nei tratti in salita con continue curve, richiede ripetuti cambi di marcia che lo mantengano "allegro" per offrire lo spunto necessario.

FRENA BENE

Su e giù per passi e tornanti l’impianto frenante della Kawa si è confermato all’altezza delle buone prestazioni della moto. Sulle strade di montagna, il disco anteriore si è rivelato infaticabile, piuttosto modulabile, anche se privo di un pizzico di grinta nella fase iniziale della frenata. Abbastanza potente, invece, il disco posteriore, che ha offerto un ottimo supporto nelle frenate più impegnative, ed un po’ di sollievo al disco anteriore, nelle frenate "gravose". Inoltre, il feeling con il comando a pedale è perfetto; si riesce a "sentire" il momento esatto in cui il posteriore tende ad "andar via", evitando così di perdere improvvisamente il posteriore, un valido aiuto per chi è alle prime armi con la moto.

RITORNO VELOCE

Il ritorno a casa, non ci ha riservato alcuna sorpresa. Un ritorno come gli altri, lungo, faticoso ed interminabile dove, però, abbiamo potuto constatare la differenza nei consumi della KLE, passati dai 27 Km/l dell’itinerario croato (con la benzina a meno di €1 al litro) ai più consoni 18 delle autostrade italiane in cui l’Euro ha ripreso a scivolare via veloce dalle nostre tasche senza nemmeno avvisare…

In tutto fanno 3000 km

in cui la KLE ci ha trastullato in giro per stradine, autostrade e passi montani e dimostrandosi una valida e instancabile tutto fare. Peccato che Kawasaki non la premi con una linea più gradevole. La sostanza non manca, il prezzo è interessante (molto interessante), i costi di esercizio assolutamente bassi. La moto è insomma ancora valida se solo fossa anche un po più bella…
Pubblicato da Alfredo Verdicchio, 04/11/2002
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