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Prova su strada

Honda Jazz 250


Avatar Redazionale , il 21/12/01

22 anni fa - Lo sportranquillo

All'apparenza sembra uno sportivone, in realtà è uno degli scooter più comodi in listino. Viaggia sul velluto, ha tanto spazio e un motore dolcissimo. Certo un po' di grinta in più non guasterebbe.

COM’È E' il degno successore del Foresight (dal quale eredita anche il motore monocilindrico 4T raffreddato a liquido) anzi, si può affermare che l’allievo ha superato a pieni voti il maestro. Con il suo aspetto fortemente caratterizzato in senso sportivo è, infatti, decisamente più bello dell’anonimo predecessore. Il Jazz trasmette grinta ed eleganza fin dal primo sguardo.

ARIA DI FAMIGLIA

Il family feeling, con i prodotti a ruota alta della Casa giapponese, è ben marcato. A partire dal frontale, preso in prestito dai musi incattiviti delle sportive Honda più blasonate. Gli occhi corrucciati, la linea spigolosa per fendere meglio l’aria e le frecce a punta ben inserite sul fianco della carenatura dovrebbero bastare per dar forza alla nostra tesi. Il triangolo posto sopra i gruppi ottici nasconde il condotto aerodinamico principale, con il compito di far defluire l’aria dietro il parabrezza, deviandola efficacemente sopra e ai lati del pilota. Le "bocche" sotto i fari, invece, hanno il compito di aumentare la stabilità dell’avantreno alle alte velocità.

CODA ALL’INSÙ

Se lo sguardo è da vero sportivo, il retrotreno non è certo da meno, il codone è importante nelle dimensioni (con un grosso scomparto dedicato a frecce e gruppi ottici posteriori), ma filante e proteso verso il cielo. Anche il portapacchi esce dall’anonimato assumendo l’aspetto grintoso di uno spoiler aerodinamico.

"INTERNI" DA GT

Sul Jazz tutto è studiato nei minimi dettagli. La strumentazione è in linea con il look sportivo dello scooterone Honda. Quattro elementi circolari, degni del miglior reparto corse dell’Alfa Romeo, racchiudono il tachimetro con il contakm totale e parziale analogici, il contagiri con l’orologio digitale, l’indicatore della temperatura del liquido di raffreddamento (a destra) e della benzina (a sinistra), con tanto di scritte rosse su sfondo nero e cornice in alluminio. Alla base della plancia trovano posto quattro spie luminose.

BERLINA DI LUSSO La sella è ampia, morbida e nel consueto formato a "due piani". Non mancano gli spazi utili: nel retroscudo c’è un ampio vano portaoggetti (7 litri di capacità), con la presa della corrente 12V (utile se dovete radervi in tangenziale ma ancora più utile per ricaricare il telefonino), che si trasforma all’occorrenza in un utile poggiabevande per pic-nic romantici.  Per farne una vera auto a due ruote mancano solo le leve del cambio e del freno a mano (in realtà c’è, ma è sulla plancia) mentre sul tunnel centrale sono sistemati il serbatoio della benzina e dell’olio motore.

IL VANO NON ESAGERA

Naturalmente non manca il vano sottosella, rivestito in moquette e dotato luce di cortesia. Per la verità la capienza è un po’ sottotono rispetto ai mega canyon di alcuni concorrenti (ormai si è sfondata quota 55) ma nei suoi 39 litri ci stanno a fatica un casco integrale (colpa della ridotta profondità) ed altri oggetti. L’apertura a molla mantiene sollevata la sella, in modo da agevolare il carico/scarico degli oggetti.

LABORATORIO SU DUE RUOTE

Non solo esteticamente, ma anche tecnicamente, il Jazz ricorda le moto top di gamma della Casa alata. Come queste, il Jazz fa vanto di tutte le novità in fatto di sicurezza. Sul modello base è di serie il sistema idraulico di frenata combinata (CBS), che ha lo scopo di ottimizzare la frenata, migliorando stabilità e controllo del mezzo. Ma se volete di più nella versione full optional, c’è anche l’ABS. Tutto l’impianto verte su un disco anteriore da 240 mm, morso da una pinza a tre pistoncini con pastiglie sinterizzate (più efficaci delle normali pastiglie). Al retrotreno troviamo sempre un disco da 220 mm, ma con pinza a singolo pistoncino.

FRENATA DOPPIA

Le ruote non vengono mai lasciate frenare da sole, il sistema CBS chiama in causa entrambi i dischi qualsiasi sia il comando azionato. Agendo sulla leva destra vengono azionati i pistoncini agli estremi della pinza anteriore, mentre agendo sulla leva di sinistra, viene azionato il freno posteriore insieme al pistoncino centrale della pinza anteriore, garantendo così una frenata potente e stabile, senza dover usare tutta la potenza del disco anteriore.

TANTO A BUON PREZZO

Una forcella idraulica tradizionale da 33 mm e due ammortizzatori regolabili nel precarico su sette posizioni, garantiscono il controllo del mezzo in tutte le situazioni, mentre i cerchi a cinque razze di diverso diametro, ospitano pneumatici di larga sezione. La dotazione tecnica è dunque di prim’ordine mentre l’estetica, a parer nostro, pone il Jazz ai vertici in un’ipotetica classifica degli scooter più belli in circolazione. Il prezzo convince: i 5.319 €uro f.c (10.300.000 vecchie lire), sono più al di sotto che al di sopra della media, una cifra più che buona vista l’ottima dotazione di base del modello protagonista della prova.

COME VA

Tanto bello quanto facile da guidare, il Jazz si dimostra valido anche nella prova dinamica. La posizione in sella è tra le più confortevoli del segmento dei maxiscooter da un quarto di litro. Il tunnel centrale è come se non ci fosse, mentre la sella a due piani offre comodità e spazio oltre la media. Il pilota trova, oltre alla posizione "ribassata" (rispetto al Foresight) della sella (720 mm), un’ottima abitabilità, garantita dal supporto lombare regolabile su cinque posizioni e dalle giuste distanze manubrio (ampio e ravvicinato), pedane (spaziose e ben sfruttabili longitudinalmente) e sella.

GAMBE DISTESE Se un neo dobbiamo trovare è nella poca distanza tra piano sella e pedana che alla fine obbliga a stare quasi sempre con le gambe distese in avanti. La porzione di sella riservata al passeggero, è spaziosa, invitante e poco scivolosa, mentre le pedane, in alluminio pressofuso estraibili, rendono confortevole gli spostamenti anche più lunghi.

PROTEGGE BENE

Buona anche la protezione aerodinamica offerta dal parabrezza, che difende egregiamente il torace, le spalle, e buona parte del casco del pilota. La "difesa" funziona un po’ meno sulle fasce, dove il vento si infiltra negli spazi lasciati "incustoditi" dallo scudo, infastidendo le gambe del pilota soprattutto se tenute troppo divaricate.

GROSSO MA...

Agile e maneggevole sia a ruote ferme sia nel traffico caotico della city, il Jazz non fa sentire mai a disagio. I 159 Kg di peso e i due metri abbondanti di lunghezza non si avvertono più di tanto. L’ottima geometria di sterzo e l’ampio raggio del manubrio, consentono di muoversi tra le auto come in sella ad un "midi". Solo in due il baricentro tende ad alzarsi sensibilmente, a causa della posizione rialzata del passeggero, senza però creare grossi disagi: basta solo un po’ più d’attenzione ed il gioco è fatto.

IL MOTORE

Derivato dal Foresight, ma con numerose migliorie alla testata e al sistema "respiratorio", il mono Honda è sicuramente la parte più pacifica del Jazz, tradendo, anche se solo in parte, le aspettative create dalla linea aggressiva. Allo scattar del verde, l’accelerazione è pronta e il contagiri sale rapido, confermando l’idea "pepata" che c’eravamo fatti del Jazz. Poi però il motore sembra stancarsi. Arrivati intorno ai 5.500 giri il mono "si siede" non tanto per un buco di erogazione quanto, più probabilmente, per una trasmissione non perfettamente a punto. Fatto sta che il Jazz si "addormenta" un po’ sui 60 Km/h, creando qualche disagio in caso di sorpasso "azzardato".

RISVEGLIO INSPERATO

Per fortuna è solo una questione di qualche secondo perché poi, appena il contagiri torna sui 5.500 giri, il Jazz tira fuori gli attributi ed inizia "l’escalation" verso la zona rossa. In modo più progressivo che vivace, la lancetta del tachimetro comincia la sua ascesa inesorabile facendo (quasi) dimenticare l’improvviso "malessere". Alla fine la velocità massima è più che rispettabile: 130 Km/h indicati.

VOGLIA DI PIEGA

La cilindrata e l’ampio serbatoio consentono di prendere l’autostrada e di "spararsi" weekend lontani dal caos metropolitano. Fuori dalla città il Jazz si comporta molto bene, dimostrando ottime doti dinamiche: veloce nello scendere in piega (e che piega!), mantiene la traiettoria in modo deciso e anche i cambi di direzione sono (nel suo piccolo) rapidi ed abbastanza precisi.

MORBIDOSO

Con l’aumentare del ritmo spunta qualche limite, evidenziato soprattutto da ondeggiamenti dell’avantreno, causati dalla taratura "morbidosa" della forcella. Se nello sconnesso tipico delle città la forcella "smorza" bene tutti i colpi, nei tratti veloci l’avantreno tende ad alleggerirsi e a diventare più incerto, facendo sembrare il Jazz un vascello in balia delle onde dell’asfalto. Il rovescio della medaglia (quello positivo) è un comfort di levello assoluto. Il Jazz è morbido in ogni sua manifestazione: dalla risposta all’acceleratore all’assorbimento dei colpi lo scooterone Honda non teme rivali quanto a dolcezza e comodità.

FRENATA AMBIGUA

Il sistema combinato di frenata (CBS) non ci convince ancora pienamente. L’idea è senz’altro buona ma ancora sul Jazz l’impianto meriterebbe miglior taratura. Positivo il fatto che sia molto difficile arrivare al bloccaggio, poco convincente invece il feeling che l’impianto trasmette al pilota. Non c’è proporzionalità tra lo sforzo alla leva e la frenata effettiva (cosa peraltro avvertibile su tutti gli impianti con CBS, anche quelli montati sulle moto) e questo è a parer nostro l’unico aspetto migliorabile di un impianto altrimenti perfetto.
Pubblicato da Alfredo Verdicchio, 21/12/2001
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