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Milano-Parigi con le naked Kawasaki


Avatar Redazionale , il 07/10/03

20 anni fa -

Duemila chilometri in tre giorni, una maratona per andare a vedere da vicino il salone di Parigi. Protagoniste Z 1000 e ZRX 1200, le due facce della naked secondo Kawasaki. Guizzante e modaiola una, classica e forzuta l'altra. Tra autostrade, statali e passi alpini ecco come è andata.

E’ tradizione consolidata che il Salone della moto di Parigi segua a ruota quello di Milano. È tradizione non meno consolidata, ma certo più sciagurata che noi di MotorBox al salone di Parigi ci andiamo direttamente con due ruote. Non ho detto moto, ho detto due ruote perché nelle ultime due edizioni la maratona che in tre giorni ci ha portato a macinare i quasi 2000 km del viaggio di andata e ritorno l’abbiamo fatta nell’ordine con i Beta Eikon e con la BMW C1 e il Benelli Adiva. Quest’anno vita comoda: le moto sono moto vere, due Kawasaki di quelle che ai francesi piacciono tanto: trattasi di Z 1000 e ZRX 1200 R, ovvero la versione soprannominata Eddie Lawson replica. Nude, si, perché non si sa mai, non volevamo essere troppo comodi, poi sennò diventiamo pigri. In più il viaggio ci ha dato una buona opportunità per vivere in prima persona le differenti filosofie di queste due moto. Z 1000: TRENDY NAKED Aggressiva, sfacciatamente moderna e modaiola, la Z 1000 quest’anno è stata un successone di vendite. È un esempio ben riuscito di come si possa fare una moto piacevole e tecnologicamente avanzata e venderla ad un prezzo interessante. Quella faccia da special ha fatto tanti proseliti, e sotto c’è anche una base tecnica valida. Motore 953 cc ad iniezione elettronica da 127 cavalli, telaio in acciaio con struttura a diamante, sospensioni che si pongono a metà tra il raffinato e il basico. La forcella è regolabile ma solo nello stelo destro, il mono nel precarico e nel ritorno idraulico. È piccola aggressiva, e sportiveggiante. Ha tutto ciò che serve ed è sostanzialmente fatta bene, soprattutto in considerazione al prezzo.

ZRX 1200 OPERAZIONE NOSTALGIA

La ZRX 1200 R è un perfetto esempio del come eravamo. Ispirata senza mezzi termini alle moto che furoreggiavano anche in pista negli anni 70. Con i suoi due bei ammortizzatori, le sue dimensioni generose, la sella trapuntata, il codino da Joe Bar. Una vera operazione nostalgia, degnamente supportata da un quattro cilindri eccellente da 122 cavalli (il 1200 è uno dei migliori big block giapponesi) e da una ciclistica solo apparentemente classica e soprattutto molto efficace. Perché alla doppia culla di acciaio sono abbinate sospensioni regolabili in tutte le direzioni, persino più raffinate di quelle della Z 1000. Forcella regolabile (su entrambi gli steli) in precarico, ritorno, compressione. Ammortizzatori regolabili nel precarico e nel ritorno. Per non dire del bel forcellone di alluminio con capriata inferiore e dell’impianto frenante anteriore con pinza a sei pistoncini. Tocco magico il cupolino con faro quadrato e la colorazione verde-bianco. Non ci sono dubbi la "R" è la più bella delle ZRX.COME AL SOLITO FA FREDDO C’è un'altra tradizione che non abbandona mai questa spedizione. In concomitanza con il nostro viaggio a Parigi arriva sempre un anticiclone siberiano o scandinavo (oppure tutte e due) che porta gelide folate di inverno su tutta l’Europa. In pratica il salone di Parigi è quello che mi fa abbandonare i leggeri capi estivi a favore di quelli imbottiti e inequivocabilmente invernali.

A PROVA DI CARICO

Moto cariche, appuntamento ore 8:30 sotto lo squallido cavalcavia di via Novara la spedizione è pronta a partire. Il primo confronto che viene spontaneo fare è quello sulla capacità di carico. Non che abbiamo tanti bagagli ma comunque sufficienti per mettere un po’ sotto esame le moto. Scontata la borsa magnetica sul serbatoio, mentre dietro prende posto il borsone che sarà pronto ad ingurgitare le cartelle stampa del salone. Fa piacere constatare che Kawasaki non dimentica mai la praticità di utilizzo. Così anche nello smilzo codino della Z 1000 non mancano i ganci per fissare una rete elastica o un cinghia autobloccante, non occorre viaggiare per apprezzarli, a chiunque, anche in città sarà capitato di dover caricare qualcosa e averli è sempre maglio che non averli.

PIÚ SPAZIO SULLA ZRX

Ovvio, comunque che la migliore in questo senso sia la ZRX. È più abitabile, ha più spazio sulla sella e il suo serbatoio con la superficie ampia e piatta offre il supporto ideale per una borsa da serbatoio. Quello gibboso della Z 1000 è invece più accattivante per design ma senz’altro meno pratico. Con le borse a proteggere il busto si beneficia di una sia pur minima protezione dall’aria. La velocità di crociera si aggira attorno ai 140-150 km/h, anche perché stiamo attraversando la Svizzera ed è meglio non esagerare. PASSO O TUNNEL? San Gottardo: passo o tunnel? Passo naturalmente! Lasciamo volentieri l’autostrada per gustarci un po’ di bella guida sugli ambi curvoni del passo. Una goduria, anche se il freddo è a dir poco pungente. Al valico ci saranno si e no 3 gradi con qualche spruzzatina di neve…

GUIZZO DA 1000

La Z 1000 è agile, guizzante. La sensazione di compattezza a bordo è notevole e almeno nella prima parte della piega si manovra veramente come una bicicletta. Resta però quella sensazione di poca armonia tra avantreno e retrotreno dettata più che altro dal pneumatico da 190 posteriore. Anche sui tornanti del passo Gottardo questa sensazione è avvertibile, la Z parte veloce nella prima parte della piega, per poi letteralmente "appoggiarsi" sulla spalla del gommone posteriore, tra l’altro la 1.000 ha mostrato di essere piuttosto sensibile al carico, cambiando parecchio il suo comportamento dinamico a seconda del peso che era costretta a portare. Il motore parte in sordina per poi scatenarsi agli alti, con un allungo furibondo, c’è chi vorrebbe un po’ più di schiena ai medi, ma personalmente questo carattere non mi dispiace affatto. CORPO DA 1200 La ZRX è una vera libidine, è "tanta" con un motore che c’è sempre, pastoso, corposo. Ci si dimentica in fretta del cambio perché il 1200 è un portento di elasticità. E questo, quando si viaggia è solo un piacere. Anche perché proprio la trasmissione pare essere il suo punto debole con un gioco eccessivo che rimanda fastidiosi colpi all’apri chiudi. La moto è bilanciata, equilibrata, il peso non si avverte proprio e il carico nemmeno. Tu apri, lei va, con una spinta fluida e consistente a qualsiasi regime. Non ha certo la cattiveria agli alti della Z 1000, ma il gusto te lo ha dato tutto prima, quando la lancetta del contagiri staziona nella prima metà della scala. Le ore passano, i chilometri pure, ci sciroppiamo anche altri 200 km di statale francese per tagliare lungo il percorso più breve possibile. CONSUMO A SORPRESA Da Basilea a Langres è tutto un saliscendi con curve dolci, prati e boschi. Il percorso ideale per questo tipo di moto. Poche soste, tanta strada. Ci fermiamo solo per fare benzina, ogni 200 km circa, o poco più e per soddisfare il nostro malsano appetito a suon di Wiener Schnitzel e Pommes Frites, l'unico vero cibo del viaggiatore in moto. L’autonomia di entrambe le Kawa non è male, ed è più o meno allineata (anche se la Z 1000 entra prima in riserva) ma c’è anche qualche sorpresa. Logico era attendersi un consumo minore dalla Z 1000 (motore più piccolo e iniezione elettronica), invece a stupire è la 1200. Finche si viaggia in autostrada le due moto praticamente si equivalgono, ma quando si guida lungo le statali la ZRX si dimostra meno attaccata ai benzinai, con differenze anche di un paio di litri a pieno. Non è tanto il motore a fare la differenza, ma il tipo di guida che ciascuna delle due moto invoglia a tenere. GUIDA DIFFERENTE Con la 1200 metti la quinta e vai. Anche quando c’è da fare un sorpasso basta aprire il gas. Con la 1000 ci si attacca di più al cambio (che in un paio di occasioni si è impuntato), è piacevole sentire il cambio di ritmo del quattro cilindri Kawa, si usano regimi più alti, e alla fine si consuma di più. In compenso la Z 1000 si è prende la rivincita in città, quando passeggiando per le strade di Parigi il suo motore ha richiesto meno benzina di quello della 1200.

AUTONOIA

Quando guido sulle autostrade francesi, capisco perché i francesi usano tanto le statali. Pedaggi a parte (che per le moto non sono nemmeno così cari), è la noia la vera dominatrice del viaggio in autostrada. Centinaia di chilometri con pochissimo traffico e con paesaggio monotono ci accompagnano negli ultimi chilometri verso la capitale francese. Non passavano mai con gli scooter, ma anche con le moto la solfa non cambia granché, uno stillicidio di chilometri che pare non finire mai. Arriva il buio, fa un freddo cane, tanta la voglia di arrivare che il polso destro che ruota quasi in automatico. Ad avere una moto che fa i 300 vien voglia di vederli tutti. Peccato che noi siamo con due naked e i muscoli del collo non vanno d’accordo con quelli del braccio destro. MENO ARIA SULLA 1200 La 1200 ha un piccolo vantaggio, quel minuto cupolino che però basta ad alleviare leggermente la spinta dell’aria e concede circa 10 km/h in più di crociera rispetto alla nudissima Z 1000 con la quale andare oltre i 150 significa soffrire davvero. Ma, cervicale a parte, a Parigi ci siamo arrivati in giornata e ce la siamo goduta in tutta la sua magnificenza, fiera compresa di cui avrete già letto il reportage.

DIETRO FRONT

Il ritorno (naturalmente al freddo) avviene da un altro itinerario, che prevede ancora interminabili chilometri di "autoroute" ancora una bellissima strada che ci porta in Svizzera unendo Besancon a Losanna. Curve una dietro l’altra, perfette per gustarsi questo tipo di moto e che ci fanno apprezzare ancora di più il manubrio alto. Ancora un volta non sappiamo resistere, e anche se stanchi dopo 700 km di viaggio, ci becchiamo volentieri la botta di freddo del Passo Sempione ci accompagna verso il rientro in Italia, 922 km in 11 ore, non male con una naked.

Consumi rilevati:

ZRX 1200:
Minimo: 18,8 km/litro
Massimo: 12,8 km/litro
Medio del viaggio: 15,97 km/litro

 

Z 1000:
Minimo: 16,1 km/litro
Massimo: 12,1 km/litro
Medio del viaggio: 15,11 km/litro In questo servizio:Caschi:Lem Tsunami Road
Vemar VSX RacingGiacca:Dainese G TraxGuanti:Alpinestars Stivali:Sidi
Pubblicato da Stefano Cordara, 07/10/2003
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