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WDW 2002


Avatar Redazionale , il 03/07/02

21 anni fa -

Romagna rossa. Non è per fare politica, ma per parlare di moto anzi di motoraduni. Rosso è, infatti, il colore di cui si sono tinte le strade della Terra de' Mutor per celebrare la Ducati. World Ducati Week: una settimana intensa da vivere al ritmo dei bicilindrici. C'eravamo anche noi e vi diciamo che .

Ducatismo: malattia inguaribile, in cui il portatore si copre di rosso, assume la tipica posizione "in carena" e va alla disperata ricerca di curve. Tranne che per una settimana ogni due anni, quando tutti i "ducatisti" (si chiamano così le persone colpite da questo morbo) vengono messi in quarantena.

Il recinto si trova sulla Riviera romagnola; lì i "malati" vengono osservati studiati e soprattutto curati con una scorpacciata d’asfalto, di manifestazioni, d’eventi tutti incentrati su quello che ormai è l’unico loro mondo. Per capire cosa significa essere malati di Ducati occorre però recarsi di persona dalle parti di Misano Adriatico, dove appunto migrano per un week end ogni 104 i ducatisti di tutto il mondo. Il problema è che la malattia è contagiosa e dilaga a macchia d'olio. Quest’anno per farceli stare tutti hanno dovuto addirittura allargare il paddock del circuito di Misano, che per l’occasione si è trasformato in una vera e propria Ducati City, in cui i ducatisti hanno potuto vivere in cattività con i loro simili.

Al santuario di Santa Monica sono arrivati in 25.000, chi da vicino, chi da molto, molto lontano. Non è infatti una malattia guaribile il ducatismo e il WDW serve solo come terapia, da assumersi rigorosamente ogni due anni. Quest’anno la cura è stata particolarmente lunga, visto che oltre ai tre giorni canonici del week end (14-15-16 giugno) il WDW ha avuto una "coda" durata fino al week end successivo, quando i ducatisti si sono mischiati ai 68.000 spettatori del GP di Sanmarino del mondiale Superbike.

La colossale organizzazione Ducati (cui va il plauso per la perfetta riuscita di una manifestazione non certo facile da gestire) ha naturalmente fatto di tutto perché i "malati di Ducati" si trovassero sempre a proprio agio nella "casa di cura". Dire che il paddock ha assunto le dimensioni di una piccola città è tutt’altro che un

eufemismo. Al suo interno stand, tendoni, negozi di pezzi speciali, un outlet per acquistare capi a prezzi di particolare favore, una passerella per sfilate di moda, birrerie, spazi dedicati all’accessoristica, scuole guida e addirittura un casinò.

Tempo di annoiarsi insomma, non ce n’è stato, anche perché ad occupare i "tempi morti" hanno provveduto gli stuntman Farias, Rothwell e Pfeiffer, gente che con il manubrio ha una confidenza particolare e che ha fatto capire al pubblico cosa si può fare con una Monster o peggio con una moto da trial (naturalmente senza la forcella e ruota anteriore sennò che gusto c’è?). Uno spettacolo! L’unico problema è quando in un eccesso di emulazione il tedesco ubriaco tenta di imitarli togliendo la ruota anteriore dalla sua 998…

Simpatica anche l’idea di portare un banco prova in cui mettere sotto

torchio le proprie moto. Così, una volta per tutte, si è messo fine ai soliti discorsi da bar sulle esose potenze che, da sempre ogni motociclista che si rispetti attribuisce alla propria moto. Scatenado sentimenti contrapposti tra chi scopre con orgoglio di avere più cavalli a disposizione e chi, invece, in preda allo sconforto scopre che il suo motore superpreparato alla fine va decisamente meno dell’originale! (con tutto quello che ha speso…). Pierre TerblancheAi più impegnati culturalmente sono stati dedicati i seminari sulla tecnica e sul design tenuti da un relatore d’eccezione come Pierre Terblanche (l’ideatore della MH Evoluzione).

Ai cacciatori d’autografi sono stati dedicati… i piloti stessi, mai stanchi di essere assaliti, mai stanchi di firmare qualnque cosa (cappellini, caschi magliette, poster, carenature, gessi, pelle nuda!!).

E la pista? Tanta anche di quella, certo,

non si può parlare di Ducati senza parlare di cordoli, staccate e quant’altro. Logico quindi che fin dalla mattina ci fosse calca per prenotare i turni in circuito; altrettanto logico che alle 10 fossero già esauriti. Ma il bello è che le smanettate in pista sono state un fenomeno di contorno e non certo l’evento principale di una manifestazione che ha coinvolto il pubblico a 360 gradi.Di davvero importante c’è stata la prima uscita ufficiale per il pubblico della Desmosedici. Un momento tantrico vissuto con trasporto da tutti i presenti che non hanno saputo resistere dal salutare l’esordio della GP (uscita dal palco come una vera star di Holliwood) con un assordante muggito di bicilindrici lanciati al limitatore. Roba da far lacrimare (dal fumo) gli occhi.

Insomma, non c’era motivo alcuno di scappare dalla gabbia dorata del circuito di Misano. Qualcuno, però, lo ha fatto, anzi sono stati in tanti. Ducatisti sono stati visti al vicino parco acquatico "Le navi" (terapia: relax-spiaggia-sole-e-mare… l’ideale per mogli e fidanzate), lungo tutta la statale adriatica, e poi su, su, su, fino a Bologna, in venerazione al museo Ducati.

O, ancora, sparpagliati per strade contorte al seguito di spedizioni turistico-punitive (per i quattro cilindri s’intende) guidate dai ragazzacci di "curve e tornanti" (potevano chiamarsi altrimenti?). Insomma non è stata solo Misano ad essere invasa dai Ducatisti ma tutta la Romagna.Il WDW è un evento a prescindere. A prescindere dal fatto che si sia ducatisti o meno (erano ammesse in pista le moto di tutte le marche, segno di grande democrazia…), a prescindere dal fatto stesso che si sia dei motociclisti. Perché questo tifone rosso che ha invaso la costa romagnola ha attirato su di sé le attenzioni di tutto il mondo.

Il WDW va ben al di là di un semplice motoraduno monotematico, è un vero

e proprio evento mediatico in cui la moto è protagonista. Sono bastati sei anni e tre edizioni perché il WDW diventasse oggetto di pellegrinaggio da parte dei ducatisti di tutto il mondo. E la parola pellegrinaggio non è buttata lì a caso a creare pericolosi parallelismi tra il sacro e il profano: da quando c’è chi per sposarsi preferisce il torrido palco nel paddock di un circuito al fresco di una chiesa allora c’è davvero da farsi delle domande...

Quanto a me… per tre giorni mi sono confuso tra la folla, mimetizzandomi da ducatista, guidando una 998 su e giù per la Riviera, partecipando a quante più iniziative possibili. Volevo capire chi sono i veri ducatisti e visto che al WDW la concentrazione è particolarmente elevata ne ho individuati diversi tipi che adesso vi vado a descrivere in modo semiserio.

L’integralista L’abbigliamento è rigoroso: tuta di pelle sempre e comunque. Al WDW l’ha indossata per tre giorni di seguito incurante del caldo; non oso pensare cosa c’era sotto… Moto: obbligatoria la 998 R da cinquanta milioni (di lire).

 

Lo scramblerista

È un genuino. Per lui la Ducati ha un cilindro solo raffreddato ad aria. Tende a stare con i suoi simili divertendosi, giocando a tombola incurante del tripudio di ragazze in short e reggiseno che lo circondano. Contento lui…

Il replica: Visto da dietro è facile scambiarlo per Troy Bayliss in persona! Stessa tuta, stesso casco, stessi guanti e stivali e, naturalmente, moto identica, sponsor compresi (ma lo pagano?). Solo il manico non è lo stesso… Piloti preferiti da "replicare": Bayliss, ovviamente, ma crescono anche i Bostrom e gli Hodgson…


Il monsterista

La malattia del Monster ha dilagato colpendo almeno 100.000 persone. Tra i monsteristi c’è di tutto: dal fighetto cittadino al trucido ex customista, al pistaiolo pentito. Nemmeno le donne sono immuni dalla malattia; sembra che siano portatrici sane…


La ragazza immagine Abbandonato definitivamente il sellino posteriore ha conquistato la sua libertà (motociclistica s’intende), che ostenta guidando la Monster per il paddock con infradito, short superattillati e reggiseno… obbligatoria abbronzatura e tatuaggio nel basso schiena. Preda preferita di Ben Bostrom.Lo specialista Facilmente riconoscibile per la sua cavalcatura, a volte bizzarra a volte davvero ingegnosa. Non sa resistere, deve cambiare e/o modificare tutto. Qualcuno, in un eccesso di creatività, ha persino placcato d’oro il sacro traliccio! Moto preferita: naturalmente la Monster.L’alleggerito Mangia solo su piatti in carbonio e con posate in titanio. Per lui la lega leggera è una religione. Per questo ha la moto rifatta da capo a piedi. Un anoressico della velocità capace d’alleggerire anche il conto in banca pur di guadagnare qualche grammo.

Il ducat(ur)ista Specie in evoluzione: prima riconoscibile per la schiena curva e il collo bloccato dalle migliaia di chilometri percorsi su moto indubbiamente scomode, sta lentamente tornando alla posizione eretta ed è riconoscente a vita all’inventore della serie ST. Così, non rinuncia all’adorato marchio, non rinuncia ai viaggi, e soprattutto non rinuncia alla compagna che certo non avrebbe sopportato un altro viaggio in 916 con zaino sulle spalle. Impenitente, vorrebbe una 998 come seconda moto.

L’avventuriero: All’anagrafe fa Edi Orioli. Per curare il mal d’africa ha deciso di inforcare una ST4S e partire per la Siberia. 13000 km lungo la transiberiana, indossando una tuta-robot della Dainese che studia le reazioni del suo corpo alle vairazioni climatiche. Uno scienziato viaggiante partito per la sua spedizione, naturalmente, del WDW. Si attendono tentativi di emulazione.

Il nostalgico

Ha tante rughe quante le alette del clindro. Per lui Desmo significa coppie coniche e alberelli; viaggia con le Ducati di allora, con la tuta di allora, con il piglio di allora: rigido.

Speriamo che nessuno si sia offeso. Tanto, in un modo o nell’altro, il Ducatismo ha contagiato anche me… avrei potuto andarmene tranquillamente a casa, invece mi sono unito al corteo di 2000 moto che da Misano si sono trasferite in sfilata  fino a Lugo di Romagna per commemorare l’Ing Taglioni (inventore del bicilindrico desmodromico). Temperatura 38 gradi, velocità di crociera 80 all’ora, tutto con una 998 S… Se non è amore questo.

Numeri e curiosità del WDW2002:

62.000 chilometri percorsi da 1.600 moto in pista
18.000 le moto che hanno attraversato la Romagna in 10 giorni
30 Paesi presenti, tra cui Australia ( 29 persone), Giappone (45), USA (180), Sud Africa (55)
23.000 piadine mangiate
10.000: litri di birra bevuti
3.000: gli autografi firmati dai piloti
150: le testate giornalistiche nazionali e internazionali presenti
6: i mesi del partecipante più giovane
80: gli anni del partecipante più anziano.
38.000: euro battuti all’asta con Sotheby’s
Mark Duncan (Presidente Club Desmo ) e Dori Overton (St. José, CA) i nomi degli sposi


Pubblicato da Redazione, 03/07/2002
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