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Guerra in Ucraina

Case auto fermano stabilimenti in Russia. Conseguenze sul mercato


Avatar di Lorenzo Centenari , il 28/02/22

2 anni fa - Renault e Volkswagen tra i Costruttori più esposti. Quali effetti

Guerra Ucraina: Renault, VW fermano produzione russa. Conseguenze
Renault e Volkswagen tra i Costruttori più esposti, in Russia anche Stellantis. Quali effetti sulla produzione e sulle vendite

Conflitto militare e, parallelamente, la guerra che si sposta sul piano economico e sociale. Non si combatte mai solo sul campo di battaglia e mai come nel caso dello scontro tra Russia e Ucraina gli effetti collaterali entrano immediatamente in gioco. In risposta all'attacco, l'Occidente vara pesanti sanzioni al sistema finanziario e commerciale della Federazione e le Case auto estere che producono in Russia vengono coinvolte in forma diretta, ritrovandosi sotto un problematico tiro incrociato. Oggi che imperversano i fuochi di artiglieria, così come - con ogni probabilità - anche in futuro. Quali i Costruttori coinvolti più da vicino nella crisi internazionale? Ecco una panoramica.

RENAULT Tra i Gruppi europei il più esposti sul territorio russo è Renault, che - oltre a controllare lo storico stabilimento AvtoVaz (Lada) di Togliatti, dal 2005 possiede una fabbrica anche a Mosca, dove - tra altri modelli, anche a marchio Dacia e Nissan - nasce il SUV coupé Arkana. Renault comunica di avere temporaneamente sospeso alcune operazioni nei suoi siti di assemblaggio a causa dei colli di bottiglia logistici causati dalla carenza di componenti. Non si specifica se la catena di approvvigionamento sia stata colpita dal conflitto: l'interruzione della produzione sarebbe in primo luogo una conseguenza del rafforzamento dei confini tra la Russia e i Paesi limitrofi, attraverso i quali le parti vengono trasportate su camion. Per ora, soffre l'import. Domani, di questo passo, il colpo di grazia all'export.

VOLKSWAGEN Anche il Gruppo tedesco produce sia motori, sia interi modelli (Skoda Rapid, Volkswagen Polo e Tiguan) nello stabilimento di Kaluga, circa 180 km a sud di Mosca. Modelli Skoda vengono inoltre costruiti a Nižnij Novgorod, 400 km a est della capitale, sulla base di una joint venture con la locale Gaz. In seguito a ritardi nella produzione di parti in Ucraina, Volkswagen ha interrotto la produzione per alcuni giorni in entrambe le fabbriche. L'incertezza regna sovrana.

STELLANTIS Più marginale l'attuale presenza in Russia del Gruppo Stellantis, a modo suo comunque interessato dal succedersi degli eventi. Sempre a Kaluga, il marchio Peugeot ha in essere una joint venture con Mitsubishi per la produzione di furgoni, anche a brand Citroen e Opel. Proprio poche settimane prima dello scoppio della guerra, Carlos Tavares manifestava l'intenzione di fare di Kakuga un polo globale per l'esportazione di veicoli commerciali: i successivi accadimenti costringeranno giocoforza il Ceo a rivedere i propri piani. 

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ASIATICHE A San Pietroburgo, il Gruppo Toyota produce il SUV RAV4 e la berlina Camry, il Gruppo Hyundai Kia (che ha di recente rilevato l'impianto ex GM) la compatta Rio, mentre non riveste più un ruolo chiave, la Russia, per Ford, che nel 2019 ha interrotto le attività nei suoi principali siti di Naberezhnye Chelny e San Pietroburgo, chiudendo anche la  fabbrica di motori di Elabuga.

PNEUMATICI Costruttori auto, ma anche componentistica. Il produttore finlandese di pneumatici Nokian sta spostando la produzione di alcune linee di prodotti chiave da San Pietroburgo alla Finlandia e agli Stati Uniti per ripararsi da possibili ulteriori sanzioni dopo l'invasione.

CAUSA EFFETTO Il quadro è in continuo divenire, previsioni precise sul lungo periodo su scala internazionale circa piani industriali e commerciali sono al momento impossibili. Produzione in loco di vetture a parte, e col tema dell'importazione di petrolio e gas sempre sullo sfondo, la Russia è un fornitore pressoché esclusivo di una materia prima come il palladio che è essenziale per i sistemi di catalizzazione degli scarichi. Per un'industria già pesantemente colpita dalla crisi dei semiconduttori, un conflitto come quello in corso - con sanzioni e controsanzioni annesse - era di gran lunga l'ultimo scenario desiderabile. 


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 28/02/2022
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