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ENEA: gli effetti dello smart working sulle emissioni
Ambiente

Lo smart working? Un toccasana per la lotta alle emissioni


Avatar di Emanuele Colombo , il 04/05/20

3 anni fa - Il lockdown lancia lo smart working: gli effetti sull'ambiente

Lo smart working è più efficace del passaggio dalle auto Euro 5 alle Euro 6 per il contenimento delle emissioni. Ecco perché

EMISSIONI RISPARMIATE Emissioni di anidride carbonica (CO2) ridotte di 8.000 tonnellate; 1,75 tonnellate in meno di particolato PM10 e addirittura 17,9 tonnellate di NOx (ossidi di azoto) che non sono state immesse in atmosfera: ecco il beneficio per l'ambiente dello smart working calcolato da un nuovo studio che l'ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha condotto nel periodo 2015-2018, considerando 29 amministrazioni  pubbliche, corrispondenti a poco più di 5.500 lavoratori. Poco o tanto? Nel 2017 le emissioni di CO2 di tutta l'Italia sono state di circa 355,5 milioni di tonnellate (fonte: Our World In Data); circa 190.000 le tonnellate di PM10 (fonte: ISPRA). Ma più nello specifico...

QUANTO PESANO I NUMERI 8.000 tonnellate di CO2 evitate, rappresentano ''l’assorbimento di 500 ettari di bosco per ciascuno dei quattro anni dell’indagine. Viste in parallelo con i meccanismi di risparmio di CO2 associati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, rappresentano il risparmio associato alla produzione di 15 GWh circa di energia eolica a cui è possibile collegare, nello stesso periodo, un valore di incentivi pari a poco più di 2,1 milioni di euro'', si legge nello studio. E per quanto riguarda la mancata emissione di inquinanti atmosferici, il taglio di NOx  equivale a quello di 27.908 famiglie italiane composte da 3-4 persone (anno di riferimento 2015).

IL VANTAGGIO IN MILIONI DI CHILOMETRI Gli autori Marina Penna, Bruna Felici, Roberta Roberto, Marco Rao e Alessandro Zini spiegano che il lavoro smart ha ridotto la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, con ulteriori benefici effetti sul traffico urbano. Traffico che, se reso più scorrevole, porterebbe a ulteriori tagli alle emissioni. Non solo: ''I risultati mostrano aumento della produttività, miglioramento dei servizi, riduzione dei costi di gestione, resilienza, capacità di fornire risposte strutturate alle esigenze di conciliazione e di migliorare il benessere organizzativo'', si legge nello studio dell'ENEA reperibile online.

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LO SMART WORKING IN ITALIA Nel periodo di riferimento, il peso dello smart working per i lavoratori che hanno preso parte allo studio è aumentato sensibilmente di anno in anno, indicando che la situazione è in divenire. In particolare, dal 2018 al 2019 - periodo successivo allo studio - il numero degli smart workers in Italia sarebbe aumentato del 20% e vedrebbe coinvolti oggi oltre 570.000 lavoratori, secondo uno studio dell'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano. Ma le giornate pro capite di lavoro a distanza sono ancora poche, rispetto al totale.

A CONTI FATTI Le esperienze maturate in occasione del lockdown, per fronteggiare l'emergenza coronavirus, potrebbero dare impulso a questa nuova tendenza con due probabili effetti. Il primo potrebbe essere scoprire che il lavoro a distanza è più efficace che costringere la gente a cambiare auto, per combattere la lotta contro le emissioni. Considerando la riduzione di NOx imposta ai diesel nel passaggio tra Euro 5 (180 mg/km) e Euro 6 (80 mg/km), serve l'equivalente di 179 milioni km per ottenere il risparmio di 17,9 tonnellate determinato dallo smart working con soli 46 milioni di chilometri.

UNO SGUARDO AL FUTURO Ovviamente col progredire delle norme anti inquinamento la differenza si assottiglia e il numero di chilometri equivalenti per arrivare al pareggio aumenta ancora. L'auto elettrica? Va bene per chi non potrà mai lavorare a distanza, ma un'auto che non usi più ha emissioni infinitamente più basse di una che devi ancora costruire, visto che energia, estrazione delle materie prime e loro trasformazione hanno un impatto ambientale tutt'altro che nullo. Certo, l'industria deve produrre per forza, per poter mantenere la forza lavoro. A meno di radicali cambiamenti di scenario che riguardano il nostro modello economico in toto, anziché la meccanica dei veicoli che utilizziamo.

IL COSTO IN TERMINI DI IVA E ACCISE Il secondo aspetto che va però considerato è il costo di questo metodo, che tocca direttamente le casse dello Stato, visto che i soli lavoratori dello studio ENEA hanno tagliato di 4 milioni di euro le spese per il carburante, con pesanti ripercussioni in termini di IVA e accise. Cosa succederebbe se il telelavoro si facesse in massa? Basterebbe la riduzione dei costi sociali ad assorbire il minore gettito fiscale? Sicuramente qualcuno che sta pesando anche questa conseguenza, da qualche parte, c'è.


Pubblicato da Emanuele Colombo, 04/05/2020
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