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Unione Europea

Dall’Europa lo stop alle auto a benzina e a gasolio: tutte elettriche dal 2035


Avatar di Claudio Todeschini , il 09/06/22

1 anno fa - Fit for 55, il Parlamento Europeo vota per il blocco di benzina e diesel dal 2035

Fit for 55, il Parlamento Europeo vota il blocco di benzina e diesel dal 2035
Cosa succederà adesso e nei prossimi anni? La deroga per la Motor Valley italiana, gli scenari futuri, la reazione delle case automobilistiche

La rivoluzione è iniziata: con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astenuti, il Parlamento Europeo ha approvato ieri la proposta della Commissione Europea di vietare la produzione e la vendita di auto con motori termici a partire dal 2035. A partire da quell’anno in poi, quindi, tutte le auto prodotte e vendute in Europa dovranno essere a zero emissioni. In altre parole, elettriche

IL PIANO ''FIT FOR 55''

Il voto di ieri rientra - insieme a molte altre misure - all’interno del piano contro il cambiamento climatico, chiamato “Fit for 55” (letteralmente, “pronti per il 55”), che prevede la riduzione del 15% delle emissioni inquinanti dal mondo dei trasporti e dell’automobile entro il 2025, del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), fino al 100% previsto per il 2035.

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È SOLO L’INIZIO Il voto di ieri non è definitivo, ma servirà come base per i negoziati con il Consiglio d’Europa, l’organo che rappresenta i governi dei 27 paesi dell’Unione, da cui discenderanno poi le misure legislative vere e proprie. Alcuni parlamentari avevano proposto un allentamento della proposta, con un obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni di CO2 entro il 2035 invece del 100%, che avrebbe permesso alle case di lavorare sugli e-fuel e i carburanti alternativi. Un correttivo sostenuto anche dal Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che in aula è stato bocciato.

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Così è stato definito un emendamento che sposta in avanti di sei anni, dal 2030 al 2036, la data di adeguamento per i piccoli produttori di automobili (da mille a 10mila unità annue) e furgoni (da mille a 22mila). Una norma volta a dare un po’ di respiro alle case della Motor Valley italiana, proposta da Forza Italia e Fratelli d’Italia, e sostenuta in maniera bipartisan anche dal PD e dalla Lega (astenuto il M5S).

COSA SUCCEDERÀ ADESSO: GLI SCENARI

Quello votato ieri è un passaggio obbligatorio ma non ancora vincolante o definitivo. Non è entrato ancora nulla in vigore: a fine giugno inizieranno le trattative e le fasi negoziali con il Consiglio dell’Unione Europea, a cui parteciperanno anche i governi dei singoli stati membri, da cui discenderanno poi gli effettivi provvedimenti a livello nazionale. In questi negoziati si discuterà soprattutto di incentivi e infrastrutture.

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L’IMPATTO SULL’ECONOMIA Il 2035 non è domani, ma non è neppure così lontano: mancano solo 13 anni, che non sono tantissimi per un settore enorme come quello automobilistico. Lo stop alle auto con motore a combustione interna costringerà ad avviare enormi processi di riconversione. La decisione dell’Unione Europea però non arriva come un fulmine a ciel sereno, e non trova nessuno impreparato: le case hanno già da tempo cominciato a muoversi in questa direzione, e quasi tutte hanno già annunciato i piani per la conversione full electric della propria gamma.

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LE REAZIONI DELLE CASE

La European Automobile Manufacturers Association (ACEA), l’associazione di categoria delle case automobilistiche, ha accolto con favore la decisione del Parlamento Europeo di mantenere la proposta della Commissione Europea per i traguardi del 2025 e del 2030. “Sono obiettivi già di per sé molto impegnativi, e che si potranno ottenere solo con un enorme sforzo nella realizzazione di infrastrutture di ricarica”, avverte l’associazione in una nota. Aggiungendo che “la trasformazione di questo settore dipende da molti fattori esterni, molti dei quali fuori dalla nostra portata. Per questo motivo ACEA è preoccupata per la decisione di approvare la riduzione delle emissioni di CO2 del 100% entro il 2035”.

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L’industria dell’automobile contribuirà in pieno all’obiettivo di arrivare a un’Europa neutrale dal punto di vista della CO2 entro il 2050. L’intero settore è impegnato in uno sforzo enorme verso il passaggio alle auto elettriche, con l’arrivo continuo di nuovi modelli, che rispecchiano le richieste dei clienti e ci portano verso una mobilità sostenibile”, ha dichiarato Oliver Zipse, presidente di ACEA e CEO di BMW. “Tuttavia, considerata la volatilità e l’incertezza che viviamo oggi, a livello globale, qualunque normativa o regolamento che va oltre il decennio corrente è prematura. Piuttosto, si rende necessaria, a metà del percorso, una revisione trasparente dei prossimi passi, così da poter decidere insieme cosa fare dopo il 2030. Una simile revisione dovrà verificare se le infrastrutture di ricarica e la disponibilità di materie prime per le batterie garantiranno la crescita e la sostenibilità del mercato delle auto elettriche”. Da ultimo, Zipse non dimentica i carburanti alternativi: “diventa inoltre essenziale concentrarsi sulle altre condizioni necessarie per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero. ACEA chiede ai legislatori di considerare tutti i diversi aspetti di Fit for 55, in particolare il pacchetto di regolamentazione dei carburanti alternativi - in un unico pacchetto coerente”.

LE QUOTE ETS

Se il pacchetto sulle emissioni è passato in maniera piuttosto indolore, il Parlamento Europeo si è invece spaccato sulla riforma del sistema di scambio di quote di emissione, le cosiddette ETS (Emissions Trading System), che tornerà quindi in commissione Ambiente per una nuova formulazione e successiva votazione. Nel video qui sotto trovate una sintetica ma efficace spiegazione di come funzionano le quote ETS.

Per semplificare: l’ETS è una delle misure principali con cui l’Unione Europea combatte le emissioni di gas inquinanti nei settori industriali che hanno un impatto maggiore sul cambiamento climatico. Di fatto, dal 2005 l’ETS ha definito un tetto (cap) alle emissioni complessive di circa 11mila centrali e industrie in tutta Europa, costruendo un mercato che consente a queste aziende di scambiarsi quote di emissioni, così che chi inquina di più può comprare quote da chi inquina meno. Il meccanismo funziona perché il tetto massimo va riducendosi di anno in anno. La proposta del Parlamento Europeo prevede di estenderlo a praticamente tutte le realtà responsabili delle emissioni inquinanti (al momento copre circa il 40% di quelle generate), includendo quindi il settore dei trasporti e del riscaldamento delle abitazioni. 

Inquinamento e coronavirus Inquinamento e coronavirus

STOP ANCHE AL CBAM La bocciatura della riforma del sistema ETS ha anche comportato la sospensione del voto sulla cosiddetta “carbon tax”, il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), meccanismo che costringerà le aziende internazionali - impegnate in settori molto inquinanti - a pagare per le emissioni da loro generate per poter importare in Europa. Una sorta di dazio imposto per proteggere le aziende europee (che devono pagare i costi per il rispetto dei requisiti ambientali) dalla possibile concorrenza sleale di aziende che operano in paesi dove i requisiti ambientali sono meno stringenti, e che potrebbero quindi applicare prezzi più bassi.


Pubblicato da Claudio Todeschini, 09/06/2022
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