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Prova su strada

Skoda Superb


Avatar Redazionale , il 25/01/02

22 anni fa - Compromesso storico

Faccia da ammiraglia, citazioni nobili, quantità e qualità, particolari e sostanza. Skoda rialza definitivamente la testa e tira fuori l'orgoglio di Casa. Chiude per sempre l'armadio e i suoi scheletri e lustra la punta di diamante, dal nome eloquente.

COM'E' Scurdammoce o' passato. Non tanto quello remoto, fatto di berlinone di lusso nate per portare a spasso nobiltà e sangue blu, quanto quello più recente, segnato da creazioni quantomeno opinabili, modelli che non hanno lasciato il segno negli annali delle quattro ruote. Da una parte – parliamo degli inizi del secolo – auto prestigiose, linee avveniristiche e vetture sportive, dall’altra – dai primi anni Sessanta in poi – la macchina del popolo ceco, le 110, le Rapid, le Felicia. Ecco.

POI Fino al 1991, anno della luce, della firma che sanciva la joint-venture con Volkswagen, per un cammino puntato dritto verso il meglio. E il cucuzzolo dell’iceberg arriva a maggio, dietro un nome storico per la Casa, che chiarisce subito le idee degli uomini Skoda: Superb. Una Passat allungata, dicono i denigratori, un’ammiraglia fatta e finita con grandi qualità, sostengono gli altri.

A CHI

Siete sposati, con prole, avete dai 35 ai 60 anni, e sul bigliettino da visita avete scritto dirigente o libero professionista oppure imprenditore? Simpatico, non appariscente, classico, attirato dalla qualità e dalle prestazioni? Preparatevi a desiderare la Superb: lo dicono gli studi Skoda, quelli fatti di marketing e di filosofia, con un pizzico di sapere sociologico. Avvisate Volvo S60, Ford Mondeo e Peugeot 607, ma anche Nissan Maxima, Rover 75 e Opel Omega.

SQUADRA CHE VINCE

Quasi cinque metri di berlina (4,8m di lunghezza, per 1,76m di larghezza e 1,44m di altezza) con la faccia, le caratteristiche e i dettagli da vera ammiraglia. Inutile negare richiami esterni alla zia Passat, ma non c’è niente di male, vista la parentela e la linea piacevole e azzeccata della musa ispiratrice. Il profilo del tetto, la coda tronca (con i gruppi ottici che ricordano la "S" di Seat, tanto per rimanere in famiglia), il montante centrale, i sottoporta, molto insomma si è già visto in Casa Vw, nonostante le orgogliose negazioni dei piani alti cechi.

SEGNI PARTICOLARI

Poi c’è un muso con gradi di parentela più stretti – leggi Octavia – portiere posteriori bislunghe che integrano il terzo cristallo, lunotto lievemente ingobbito; insomma, una linea gradevole e filante, forse un po’ troppo sbilanciata verso il retrotreno. Dentro, spazio e tanto, qualità fino a poco fa sconosciuta in Repubblica Ceca, finiture curate e atmosfera teutonica.

LUCI CECHE

Plancia bicolore, consolle centrale con inserti in radica o in metallo, volante a quattro razze con logone Skoda che se fosse più minuto e sobrio non dispiacerebbe, bocchette dell’aria del gruppo, eleganti e funzionali, vano refrigerato il cui coperchio funge da bracciolo per il conducente. E poi, cruscotto analogico con display digitale – appaiono piuttosto dispersive le due corone principali, con tutte quelle tacche e tacchettine – led nella plafoniera per creare un filo di luce che agevoli la guida notturna, illuminazione delle maniglie.

BREVETTI

Non mancano le idee nell’ammiraglia. Sono il vano portraombrello integrato nel bracciolo della porta posteriore sinistra, con ombrello Skoda da riporre una volta utilizzato, grazie allo scolo esterno e al rivestimento antibatterico, o il sistema di carico "CargoFlex", disposto sul retro del sedile posteriore, che si modula per bloccare gli oggetti nel baule. Altro? Il "Coming Home", ossia gli anabbaglianti che rimangono accesi dopo la chiusura della porta per mostrare la strada di casa ed evitare di inciampare. O la possibilità di sciallarsi dietro il sedile del passeggero e (se vuoto) abbattere la parte centrale dello schienale e allungare le gambe, che finiscono così di fianco all’autista (!), per poi regolare profondità e inclinazione con i comandi chiusi nel bracciolo centrale del divano posteriore.

GAMMA

Cinque i motori, montati longitudinalmente e con trazione anteriore, tre benzina e due diesel. I primi, tutti Euro 4, partono dai quattro cilindri 2.0 litri da 115 cavalli (85 kW) e 1800 turbo da 150 cv (110 kW) e arrivano al potente V6 di 2800 cc e 193 cv (142 kW). I diesel (Euro 3): quattro cilindri 1.9 TDI a iniezione diretta con sistema iniettore-pompa e turbina a geometria variabile VGT da 101 e 130 cv, il V6 2.5 TDI a iniezione diretta da 155 cv di potenza massima. I cambi sono il meccanico a cinque o sei marce e l’automatico Tiptronic con funzione sequenziale. Gli allestimenti previsti sono tre: Classic, Comfort ed Elegance. Prezzi: da 23.000 a 33.000 Euro.

COME VA

Trovare la propria posizione ideale è questione di una manciata di secondi, grazie alle varie regolazioni di sedile e volante. L’auto che ci si presenta è elegante, piacevole al tatto, curata, da nascondere il cerchiolone verdogniolo in centro al volante e cercar di indovinare di che marca si tratti. E con la certezza di sparare nomi pesanti. Comodi anche i passeggeri della seconda fila, che sfiorano con le ginocchia i sedili anteriori solo se di professione fanno i cestisti e giocano o ala grande o pivot.

GUARDA COME DONDOLO Il 2.8 benzina è lì sotto il cofano, moderato appena girata la chiave ma possente quando si sfiora il gas. Dondola la Superb se in folle si fa correre l’ago del contagiri, neanche ci si trovasse su una Corvette: non male l’ammiraglia. Il cambio manuale lo conosciamo ed è un attimo ritrovare la fluidità degli innesti e la precisione nelle scalate.

FINTA MAGRA

Il peso totale (quasi due tonnellate) non riesce a tarpare la grinta del V6, che mantiene sempre una tonalità piuttosto educata e piacevole, pur spingendo e facendo venire voglia di buttarsi in un misto. Gli ammortizzatori si mangiano le asperità dell’asfalto che è un piacere, mentre la tendenza al sottosterzo ricorda comunque la categoria di appartenenza della skodona e consiglia di evitare ingressi in curva al fulmicotone, anche se il controllo di trazione vede e provvede.

STATE SICURI Si addormenta solo un po’ il dueeotto in quinta sui 2000 giri, quando si dimentica cilindrata e cavalleria e vuole il suo tempo per riprendersi. Niente da dire sull’impianto frenante, che grazie all’Abs e all’assistenza elettronica blocca la macchina (ma non le ruote) mantenendo direzionalità, anche se ci si attacca al pedale a velocità sostenute. Sicurezza attiva e passiva di alto livello: garantisce l'albero genealogico.


Pubblicato da Ronny Mengo, 25/01/2002
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