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Kawasaki Z 1000


Avatar Redazionale , il 28/08/02

21 anni fa - Nuda con gli spigoli

Guardartela bene perché non è una special, ma la nuova creatura di Kawasaki destinata a portare scompiglio nel mondo delle naked ad alte prestazioni. La Z 1000 mira all'alloro di naked più aggressiva sul mercato e per ottenere questo risultato non bada a compromessi strappando il motore nientemeno che alla ZX-9R.

Due anni fa all’Intermot di Monaco tutti si attendevano una supernaked Kawasaki, i soliti bene informati si dicevano certi di una 1200 con telaio monoscocca derivato dalla ZX-12R. Naturalmente di quella moto non se ne seppe più nulla, anche se la Kawasaki stava realmente lavorando ad una naked superaggressiva. Il risultato arriva circa due anni dopo e si chiama Z 1000. Il suo motore è veramente derivato da quello di una Ninja solo che è la 900 e non la 1200.

QUASI MILLE

Evidentemente, però, il quattro in linea della ZX-9R non aveva abbastanza tiro ai medi regimi (!) per lo scopo cui era destinato, per cui gli ingegneri di Akashi hanno pensato bene di dare un’alesatina ai cilindri portando così la cilindrata a 953 cc e di dotare il tutto di un bel sistema d’iniezione elettronica, con un quartetto di corpi farfallati da 38 mm dotato di farfalle secondarie per assicurare una risposta più morbida alle aperture del gas.

POTENZA TOP SECRET

Ce n’è bisogno sinceramente, perché se il motore ha mantenuto anche solo parte della cattiveria della ZX-9R, la Z 1000 si candida senz’altro al premio di streetfighter più bombardona dell’anno. Peccato che Kawasaki non dichiari i dati di potenza e coppia.
Incremento di cilindrata a parte, il quattro cilindri è stato profondamente modificato per sopportare senza troppi problemi i pistoni di diametro aumentato e offrire un maggiore coppia ai medi regimi. Così l’albero motore è stato modificato, gli alberi a camme hanno diversi profili, le valvole utilizzano nuove molle singole a ridotta compressione.

4 BOCCHE DA FUOCO La testata è realizzata mediante una nuova fusione con i condotti d’aspirazione più orizzontali, come d'uso tra le moto naked. Certamente inusuale la scelta di adottare due silenziatori sdoppiati che così che la Z 1000 ha ben quattro bocche da fuoco, per fortuna civili ed educate visto che non manca l’ormai onnipresente catalizzatore

UN DIAMANTE NEL TELAIO

Inedita, per la Kawasaki, la ciclistica. Il telaio è una struttura a diamante con tubi di grosso diametro e pareti sottili. Il motore funge da elemento portante per aggiungere rigidezza alla struttura. Raffinate le sospensioni: la forcella è a steli rovesciati da 41 mm pluriregolabile e l’ammortizzatore, mosso dal forcellone d’alluminio estruso derivato da quello della ZX-9R, offre anch’esso molteplici regolazioni.

FRENI RACING

In mezzo a tutta questa sportività ovvio che i freni non possano essere da meno. I due dischi da 300 mm sono lavorati da pinze a quattro pistoncini, mentre al posteriore lavora un disco singolo da 220 mm. Certo che l’impatto estetico è notevole, nonostante una certa tendenza ad essere un po’ moto Mazinga; la Z 1000 ripropone anche nell’estetica la cattiveria che senz’altro sprigionerà il motore, sfoggiando linee sfaccettate e spigolose e un codino che praticamente è lo stesso della nuova ZX-6R.

QUASI UNA SPECIAL

C’è un non so che di special nella Z. Chissà, forse i designer giapponesi si sono ispirati alle numerose creature dei preparatori, che probabilmente hanno invogliato anche alla scelta di montare un piccolo cupolino che provvede ad incattivire la vista frontale di questa streetfighter, oltre a svolgere una modesta funzione di protezione aerodinamica. Anche il cruscotto è futuristico ed affidato completamente a display a cristalli liquidi che, come sulla Ninja 600, svolgono anche funzione di contagiri.
Pubblicato da Stefano Cordara, 28/08/2002
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