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Montepremi da urlo, minacce e complotti: le storie dietro la 500 miglia


Avatar di Marco Borgo , il 31/05/23

10 mesi fa - La grande classica americana regala emozioni anche oltre la bandiera a scacchi

Montepremi da urlo, minacce e complotti: le storie dietro la 500 miglia
La grande classica americana regala emozioni anche oltre la bandiera a scacchi

Non è stata solamente una gara: la 500 miglia di Indianapolis che abbiamo vissuto domenica sera ha molte storie da raccontare, alcune belle, altre meno. E gli strascichi della corsa più veloce del mondo potranno avere ricadute nelle successive tappe di campionato arrivando a influenzare l'esito della bagarre in pista, e quindi, l'assegnazione del titolo.

MONTEPREMI RECORD Una caratteristica distintiva della 500 miglia è il montepremi in palio, che per il secondo anno di fila supera ogni precedente primato. Tutti i piloti che hanno preso parte alla gara hanno avuto accesso a premi in denaro. I parametri per la definizione della somma sono il piazzamento finale e il numero di giri eventualmente percorso al comando da ciascun pilota. In totale dai promoter sono stati messi sul banco 17 milioni di dollari, di questi, ben 3,6 sono finiti nelle tasche del vincitore Josef Newgarden. Poco più di un milione per Marcus Ericsson, secondo. Con una media di 500'000 dollari per pilota, possiamo ipotizzare che almeno metà schieramento abbia sicuramente ripagato le spese sostenute per essere al via della gara...

NEWGARDEN COMANDA CINQUE GIRI Dopo quanto visto nelle qualifiche e nella prima metà di gara, Newgarden non era proprio il pilota che ci si aspettava davanti a tutti sul traguardo, ma lo statunitense ha capito che a Indianapolis tutto è possibile, e per vincere occorre uscire indenni dall'ultima curva. Il vincitore infatti è emerso negli ultimissimi giri, ed il sorpasso decisivo lo ha portato a metà dell'ultima tornata, prima delle due curve finali non lasciando così a Ericsson la possibilità di replicare. Curiosa anche la storia dell'ingegnere di macchina di Newgarden, Luke Mason, alla sua prima stagione in Indycar dopo essersi formato nel Supercars australiano e aver lavorato in Nascar dal 2020. Tra i meccanici che cambiavano le gomme ai pit stop di Newgarden, alla posteriore destra c'era una donna, Caitlyn Brown. La prima donna a vincere da meccanico una 500 miglia.

ERICSSON CONTRO LA ROSSA L'ultima interruzione di gara a un paio di giri dalla fine proprio non va giù a Marcus Ericsson. Se lo svedese nella stessa situazione l'anno passato - con cinque giri liberi - riuscì a mantenersi al comando, quest'anno si è visto scippare la vittoria a mezzo giro dalla fine. Più di qualcuno ha visto la terza bandiera rossa come una forzatura, dopo che la seconda era avvenuta al giro nr. 193 sui 200 previsti. E' già successo negli anni passati che un incidente a pochissimi giri dalla fine abbia congelato la gara fin sotto la bandiera a scacchi. Dopotutto le gare si vincono anche così. Occorre essere al posto giusto al momento giusto.

VENDETTA O'WARD La battaglia che ha visto contrapposti Marcus Ericsson e Pato O'Ward ha ricordato - quantomeno nell'esito - quella tra Dario Franchitti e Takuma Sato sempre a Indianapolis nel 2012. In quel caso il pilota all'interno era il giapponese ma è andata allo stesso modo anche se Ericsson ha oggettivamente stretto il messicano sull'erba. O'Ward a Indianapolis ha migliorato di volta in volta le sue prestazioni e quest'anno una vittoria era ampiamente alla sua portata. Anche se il pilota McLaren si è reso protagonista della stessa manovra a ruoli invertiti a Long Beach contro Scott Dixon - con cui ha avuto un confronto abbastanza piccato - O'Ward ha promesso di non scordarsi di quanto successo alla 500 miglia e che la prossima volta non sarà il solo a finire fuoripista. Non è escluso che nelle prossime gare tra i due saranno scintille.

NOSTALGIA FOYT Un Santino Ferrucci in grande spolvero, capace di lottare tra i primissimi nelle ultime fasi di gara ha emozionato il suo team principal, AJ Foyt. Il grande vecchio dell'Indycar, 4 volte vincitore della 500 miglia prima di cimentarsi come team owner, ha perso due mesi fa la compagna di una vita, Lucy, sposata nel 1956. Per l'88enne di Houston l'appuntamento con il successo di una sua vettura manca da più di vent'anni e rivedere una sua monoposto battagliare al vertice ad Indianapolis gli ha fatto versare qualche lacrima.

COMPLOTTO PENSKE Chiacchiere e dicerie hanno accompagnato la prima vittoria di Roger Penske - la diciannovesima a Indianapolis - nella duplice veste di team owner e proprietario dell'Indianapolis Motor Speedway nonché organizzatore del campionato. Il capitano ha rilevato l'impianto sul finire del 2019. Negli anni successivi i successi erano andati ai team Rahal (Sato nel 2020), Shank (Castroneves, 2021) e Ganassi (Ericsson, 2022). Penske da quando è passato al comando del campionato ha separato, almeno pubblicamente, i due ruoli. Ma secondo alcuni l'americano mentre guardava il finale della gara dalla terrazza della Pagoda ''era troppo vicino alla direzione gara''.

FAVOLA MCLAREN Alzi la mano chi, superata metà gara, non ha cominciato a tifare per una vittoria della McLaren. Se Alexander Rossi non è apparso mai in palla, Pato O'Ward e Felix Rosenqvist hanno dimostrato di avere il passo per inserirsi tra i contendenti per la vittoria. Per entrambi, però la gara è finita anzitempo contro le barriere. Rosenqvist si è appoggiato al muro al giro 185 dopo che per quasi 60 tornate lui e O'Ward avevano dato vita ad un interessante  - e intelligente - collaborazione tirandosi la scia a vicenda. Dopo la fallimentare esperienza del 2019, questa volta ci sono andati molto vicini.

RUOTA SFIORA IL PUBBLICO Per un momento ad Indianapolis si è temuto il peggio: quando la vettura di Rosenqvist ha toccato le barriere è poi ritornata in traiettoria. Il sopraggiungente Kyle Kirkwood non è riuscito ad evitarla e la sua vettura si è rovesciata. La ruota posteriore sinistra di quest'ultimo si è staccata ed è schizzata oltre le reti ma fortunatamente ha sfiorato la tribuna finendo su alcune auto posteggiate affianco. Roger Penske che da due anni è a capo del campionato e dell'Indianapolis Motor Speedway ha preso molto seriamente la questione: ''Anche se ormai è raro vedere una ruota staccarsi da una vettura e finire oltre le reti, questo è preoccupante. Sono certo che lo staff dell'Indycar series andrà a fondo. Abbiamo i cavi di ritenuta delle ruote e le reti più alte degli altri ovali. Per fortuna si è tutto risolto con una persona ferita in modo molto lieve''.


Pubblicato da Marco Borgo, 31/05/2023
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