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Chrysler 300C


Avatar Redazionale , il 16/04/03

20 anni fa -

Faccia da americana. Chewingum e cappello da cow-boy. Di quelle che odiano passare inosservate, mettono in mostra i muscoli, l'orgoglio yankee. Fa niente che poi i cromosomi a stelle e strisce siano shakerati con crauti tedeschi. Che davanti a Chrysler ci sia ormai fisso quel Daimler, sinonimo di Europa, di Germania, di rigore germanico. Fa niente. La 300C concept fa partire l'inno americano.

Concept per ora, di serie entro breve.

Quando cioè il prototipo svelato in questi giorni al salone di New York si presenterà dai concessionari, si parla del 2004. Nuova piattaforma Chrysler messa lì a puntino per le trazioni posteriori, tutta la tradizione delle "Letter Series" dei Fifties. Con la famiglia delle Chrysler 300 che iniziò nel 1955: modello C-300, proseguendo poi per undici anni.

Veniamo a oggi. Pacifica e Crossfire ci mettono lo zampino: venti pollici di cerchi, un cofano di qualche metro e un tettino striminzito, contribuiscono all’opera. Più una chicca che va bene per i malinconici: il ritorno, dopo trent’anni, del buon vecchio motore HEMI su una Chrysler. Si deve tornare al ’58 per alzare un cofano e vedersi l’HEMI: i modelli erano i 300D e New Yorker. Quindi le Dodge Challenger e Charter, che continuarono a utilizzarlo fino al ’71. Poi, più nulla.

Insomma, propulsore e dettami stilistici da Oltreoceano, tecnologia e affidabilità deutch. Prendi la calandra (i maniaci ricorderanno il prototipo Chronos V10 del 1998), imponente e grigliata con tanto di logo alato a guardare dall’alto, e nervatura del cofano a evidenziarla ulteriormente.

Prendi la vista laterale, con una linea di cintura alta e praticamente orizzontale, cristalli ristretti, passaruota massicci, sbalzi ridotti all’osso. "Abbiamo voluto tornare a quelle linee fiere e potenti per le quali le automobili americane sono state ammirate dall'intera industria automobilistica, ma lo abbiamo fatto in modo assolutamente moderno" per usare le parole di Trevor Creed, Senior Vice President Design del gruppo Chrysler.

E "americanate" dentro: vedi gli inserti in tartaruga sulle razze del volante, sul pomello della leva del cambio e sulle maniglie interne delle portiere. E quattro corone circolari cromate a dare vita al cruscotto, una consolle centrale elegante e pulita, più qualche elemento funzionale, come i sedili posteriori, sdoppiati asimmetricamente (60/40) e completamente ripiegabili, i montanti del parabrezza più verticali per guadagnare spazio.

La prima berlina a trazione posteriore realizzata da Chrysler da più di dieci anni ha dei numerini da prurito alle mani: il V8 innanzi tutto dice 5700 cc al capitolo cilindrata, roba fatta su misura per le strade – e distributori – di là. Mentre il nome 300C non è lì a caso, ma dà un’idea del numero dei cavalli… Sui quali non esiste un dato preciso, ma sul fatto che non vada al di sotto delle tre centinaia, si può stare tranquilli.


Pubblicato da Andrea Sperelli, 16/04/2003
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