Logo MotorBox
news

Comprereste un'Aprilia da quest'uomo?


Avatar Redazionale , il 16/02/04

20 anni fa -

E una Guzzi? E una Laverda? Ivano Beggio, presidente del Gruppo Aprilia, parla a ruota libera sul passato, presente e futuro dei suoi marchi e del mondo della moto. Senza dimenticare Internet. E senza trascurare di regalarci una chicca esclusiva...

D. Iniziamo con un piccolo conflitto di interesse da parte nostra: ci dicono che lei sia un grande navigatore della rete...
R. Credo che sia uno strumento innovativo, un po’ meno adesso perché ormai è diffusissimo, ma per noi è uno strumento di comunicazione eccezionale. Io navigo più che altro per lavoro. Lo vedo come strumento di lavoro fantastico, si pensi alla possibilità di inviare in tutto il mondo i depliant della moto nuova pochi secondi dopo che è stata presentata. Basta solo che uno abbia un PC e una stampante. E’ uno strumento straordinario di informazione, di conoscenza, di ricerca che ha cambiato il mondo.

D. Come strumento di vendita invece come lo giudica?
R. Abbiamo fatto dei test in questi anni, direi che francamente questo tipo di progetto non ha trovato per ora un grande consenso: credo che il timore più grande del consumatore sia come pagare. C’è il terrore di dare il numero della propria carta di credito. E poi chi è abituato a vedere l’oggetto, a sentirlo, toccarlo, a percepirne la tridimensionalità, lo rifiuta. Su alcune cose è ancora presto poter dire che Internet sia utile anche per la vendita. Mentre per piccoli acquisti, promozioni, informazioni anche sui competitor trovo che abbia una capacità globale incredibile.

D. Nei nostri sondaggi le moto Italiane sono sempre ai primissimi posti. Perché poi il mercato parla giapponese?
R. Le moto Italiane sono le più belle del mondo, è un dato di fatto. Il design, il gusto, la passione si vedono nell’espressione di questi progetti. Sul perché poi i volumi di vendita danno ragione più ai giapponesi e meno agli italiani, beh è una ragione di dimensione d’impresa, di capacità di fare un veicolo a costi competitivi, di presenza di gamma e presenza distributiva ben diversa. Parliamo di imprese di 15-25.000 dipendenti, di imprese che hanno comunque una storia incredibile nel motociclismo. Honda, Yamaha e Suzuki, sono dei miti. Noi però abbiamo fatto scuola.

D. In che senso?
R. Per esempio, Aprilia ha fatto scuola nelle racing replica. Noi siamo stati i primi al mondo a correre con la moto e poi a farla di serie. Adesso l’hanno capito anche i giapponesi, ma dopo 15 anni. Lo hanno capito talmente bene che ci hanno copiato. Le repliche di Valentino rossi (CBR 6000, Dylan e l’X8R ndr) sono una conferma. Ma è stata Aprilia ad aprire gli occhi e la strada a queste cose, come siamo stati noi a produrre i primi scooter sportivi al mondo, come siamo stati noi a utilizzare i primi colori innovativi negli Anni 80. Siamo una storia di innovazione costante e continua e di stimolo per il motociclismo.

D. E’ quindi solo una questione di costi?
R. Certamente, realizzare un quattro cilindri ai loro costi implica grandi volumi di vendita e grandi investimenti. È come il cane che si morde la coda. Detto questo, i 20.000 pezzi tra noi e Ducati nel mondo delle sportiva da 1000 cc, su un mercato di 120-130 mila dei giapponesi non è mica poca cosa, è il 25% di un segmento che abbiamo in mano noi costruttori europei. E non è male.

D. Oggi il mercato si divide tra moto da sogno, costosissime, quasi sempre Europee, e moto di bassissimo profilo. In mezzo c’è il vuoto…
R. Medie cilindrate da 8000 euro e così via intendete? Beh, la risposta nel segmento intermedio è stata data con la moto automatica, quindi questa è la risposta che penso produrremo al più presto. Basti pensare che il progetto del motore Piaggio (l’850 della Ferro ndr) è un progetto comune. Loro industrializzano e producono ma investimenti e comproprietà sono al 50%.

D. Ah, questa è una notizia...
R. Esatto, una chicca che vi do… Non abbiamo fatto grande pubblicità perché non è ancora il caso di farla… In futuro oltre ai maxi scooter ci dovremo aspettare delle moto automatiche. E quel motore si presta a fare l’uno e l’altra.

D. Vede quindi un grande sbocco in questo segmento?
R. Non grande a dire la verità, ma vedo la possibilità di realizzare un segmento di moto automatiche semplici visto che il maxi scooter ha avuto così grande successo e l’automatismo è lentamente riuscito ad entrare nella logica del motociclista. Adesso tutti hanno capito che l’automatico in fondo non è così negativo, non è diminutivo, ma è solo un aiuto.

D. Dai commenti dei nostri lettori però non si direbbe...
R. Sì, infatti, leggendo i commenti dei vostri lettori, ma anche di altri forum, c’è di che essere preoccupati. Ma io ormai l’investimento l’ho fatto, ci credo e quindi ne avvierò la produzione. E speriamo di riuscire a comunicare il valore di questo tipo di tecnologia. D’altro canto, chi commenta sul vostro sito è spesso un grande appassionato, noi invece cerchiamo un automobilista che è stanco di entrare in auto e che da ragazzo sognava di avere una moto, e che con l'automatica torna al suo sogno. Deve essere una moto leggera, massimo 800, 850cc, facile, adatta davvero a tutti, questo è il programma. Avrà successo? Lo verificheremo presto. Credo che l’utente ideale della moto automatica non sia quindi quello che ha scritto sul vostro sito.

D. Restiamo nel futuro: quanto in avanti riesce a vedere, a programmare?
R. Due anni, tre anni, non di più… Impossibile andare oltre con le previsioni. Se guardo cosa avevamo previsto nel 2000 per il 2004 vi mettete a ridere… I miei manager - che ora non ci sono più - avevano previsto un incremento del 30 percento. Il mercato in Europa dal 2000 al 2003 è invece calato del 30%, quindi la previsione è stata sbagliata del 60%.

D. Non ci sono più perché li ha cacciati?
R. Esatto, in senso buono ovviamente, perché loro erano sicuramente in buona fede, venivamo da un lungo periodo di crescita, quindi il calo era anche inaspettato… Ci vuole anche un po’ di buon senso: se c’è un lungo periodo di crescita è anche logico che prima o poi ci sia poi un periodo di discesa, è sempre stato così.

D. E per quanto riguarda il tipo di prodotto?
R. Sul tipo di prodotto invece il mercato è ondivago: alcune tipologie scendono, alcune salgono. L’importante è salire sull’onda giusta, come con il surf…

D. A proposito di proposte innovative, il vostro Leonardo 500 ha conquistato molti consensi…
R. Siamo assolutamente sbalorditi del successo del Leonardo 500. È evidente che nell’immaginario della gente c’è voglia di un veicolo leggero, performante e che consumi poco. Che noi siamo riusciti a soddisfare con il motore due tempi Ditech 500. La vera rivoluzione sta infatti in un motore più leggero, più semplice, più performante, che alla fine consuma come un 4 tempi, anzi forse addirittura meno (è già Euro3 ndr). Questo è stato recepito molto bene nel cinquantino e la gente lo vorrebbe anche su cilindrate superiori. Io sono sbalordito… abbiamo fatto un prova e ci siamo detti, vediamo cosa dice il pubblico. Nessuno si aspettava una risposta del genere. Dovreste vedere in in Germania, pazzesco.

D. Quali sono secondo lei i segmenti più in crescita?
R. Gli scooter medi, i ruota alta e le naked terranno ancora molto bene. Ma credo che il mercato sia pronto anche per novità più confortevoli e più moderne, dire questo è come dire tutto e dire nulla. Stiamo pensando a dei progetti nuovi, non vi svelo nulla, vediamo un po’…

D. Qual è stata la sua prima moto?
R. A sedici anni ho avuto un cinquantino da strada color oro e azzurro, con la trombetta sul carburatore, la gomma rigata anteriore e tassellata posteriore, la marmitta aperta. Abitavo in un paesino molto affollato e il primo giorno che l’ho provata ricordo che erano le undici di una domenica mattina. Sono uscito con la marmitta scoppiettante e per me era musica. Peccato che tutti uscivano di casa per tirarmi secchi d’acqua e ciabatte. Avevo proprio rotto le scatole con quel rumore. Sono rimasto tre giorni chiuso in casa perché mi vergognavo ad uscire.

D. Il momento che ricorda con più piacere legato alla moto?
R. Beh, sicuramente la vittoria del primo mondiale con Valentino Rossi nel 1997, il suo anno più bello perché il più gioioso, il più divertente. Perché ogni domenica creava qualcosa di nuovo, una emozione, una trovata. Sicuramente l’anno più bello di Aprilia. Dal mio punto di vista personale direi quindi nell’ordine: la nascita della mille, il primo mondiale vinto, la prima moto che ho fatto. Ho tante figlie...

D. A proposito di figlie: lei adesso ha anche due figlioccie importanti, Guzzi e Laverda. Il marchio Guzzi ha un potenziale incredibile e potrebbe anche esserci un domani in cui superi l’Aprilia. Gelosie?
R. Magari!! Io lo spero vivamente, nessuna gelosia. Non si può inventare un mito come la Guzzi, lo si deve vivere. Aprilia tra 50-80 anni sarà un mito come Guzzi lo è oggi. Spero che lo sia, io non ci sarò ma spero che lo diventi. Il mito Guzzi è fatto di 3000 vittorie, Tourist Trophy, mondiali, innovazioni, motori di ogni tipo, di tutto di più… andiamo avanti? Non saprei dire cosa non ha fatto la Guzzi…

D. Ultima domanda: qual è la moto non sua che vedrebbe volentieri nel suo listino?
R. Mah, prima della nuova RSV1000 mi piaceva molto la MV Agusta. Le moto che ho più ammirato sono state la 916 della Ducati, che nel ‘93 era veramente da urlo, e poi la MV. Sono le due moto più belle che conosca, ovviamente è un giudizio personale. Di queste attuali… uhm… tolto queste due qui francamente sono soddisfatto di quello che ho. Ho una gamma di veicoli che mi piace. A partire dalla Tuono, che è nata così originale, e poi la nuova RSV 1000, con il suo equilibrio complessivo e la guida eccezionale. Francamente credo che abbiamo fatto un bel lavoro. I miei uomini hanno fatto davvero un buon lavoro. Fantastici.


Pubblicato da Stefano Cordara, 16/02/2004
Gallery
Vedi anche