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Addio Umberto Todero


Avatar Redazionale , il 01/03/05

19 anni fa - Scompare il tecnico storico della Casa di Mandello.

Ci lascia la memoria storica di ciò che è stato ed è la Moto Guzzi. Umberto Todero, 82 anni, non potrà più farci sognare con le sue storie di passione pura.


VOLA IL TEMPO Non passeggerà più tra i pezzi rari della collezione Moto Guzzi raccontando gioie e difficoltà che lo hanno accompagnato nei suoi 66 anni di disegni e progettazioni per la Casa lecchese. Volati via come il vento che spira a Mandello del Lario.

CANTASTORIE Ci mancherà quel simpatico vecchietto, testardo e caparbio nel portare avanti le proprie idee e intuizioni, ma anche gentile e a modo, sempre pronto a inondare di aneddoti e ricordi chiunque avesse voglia di scambiare due chiacchiere. Ricordi legati alla durezza del dopoguerra, ma anche alla passione e alla voglia di fare e di sperimentare che è stata ed è tuttora la vera linfa vitale di tutta l'azienda.

BUON VIAGGIO Sì, Umberto Todero se n'è andato, è partito in sella alla sua Moto Guzzi per il suo ultimo viaggio, uno di quei viaggi che non termina mai, fatto di nuovi incontri, posti da vedere, da vivere e da gustare con l'anima.

OVUNQUE LA SUA MANO E nei suoi 82 anni di cose ne ha viste, ma soprattutto sognate disegnate e progettate, sempre di fronte al suo inseparabile tecnigrafo, sempre per Moto Guzzi, per la quale ha firmato moto che hanno fatto storia, dallo Stornello (sue le versioni Sport e Turismo) la maxi da turismo V7 che spopolò non solo in Europa ma anche negli States, dove fu la prima a incrinare la dittatura del V45° Harley-Davidson con il V di 90° che ancora oggi, debitamente rinnovato dentro, fa correre le Moto Guzzi.


COPPIA D'ASSI Ma soprattutto fu uno dei padrini insieme all'ing. Giulio Cesare Carcano di uno dei progetti più innovativi di tutto il secolo scorso: "lui", mister "V8" in tempi non sospetti, quando tutti si dannavano per far andare sempre più forte i propri mono, bi e quattro cilindri per staccare il tempo su giro, lavora con Carcano giorno e notte nel reparto corse per stravolgere tutti gli schemi.


PRIMA DI TUTTI Altro che il "V5" della Honda RC211V da GP, nel lontano 1954 per Carcano e Todero 8 era il numero giusto per "spaccare", quattro per "ala", alimentati da 8 carburatori. Un motore di "soli" 500 cc, 72 cv ma da oltre 270 orari e dal suono a dir poco esaltante. Un progetto che però ebbe vita breve per un accordo accorso nel 1957 tra le Case produttrici che decisero di chiudere con il gioco della sfida a tempo. Una bella fortuna per tutte le avversarie del tempo, Gilera in primis, ma una bella sfortuna per noi generazioni future a cui non rimane che farsi un bel "giro veloce" per il museo storico della Casa, per finire proprio davanti al "gioiello" tecnico, piccolo, compatto, bellissimo: silenzio, parla il V8.

A LUI LA PAROLA Non ci resta che dare l'ultimo saluto a uno degli uomini che meglio incarnava l'essenza Moto Guzzi, perché lui stesso è stato Moto Guzzi. E lo facciamo riportando le parole stesse di Umberto Todero che meglio di noi certo potrà descrivere la passione e l'orgoglio nell'aver vissuto e lavorato per uno dei Marchi più importanti al mondo. I funerali di "Umberto" si terranno domani, mercoledì 2 marzo, alle ore 10.00 presso la Parrocchia S. Lorenzo in Mandello del Lario.


LA MIA VITA IN GUZZI "Ricordo ancora oggi con una certa emozione, il mio primo giorno di lavoro in Moto Guzzi, con la mia mano tremante nel porre la firma sul documento di conferma dell'assunzione.

Era il 6 marzo 1939. Da allora sono passati molti anni, 65 per l'esattezza, e io mi trovo ancora presente tra le mura della Moto Guzzi a Mandello del Lario, orgoglioso di avere legato il mio nome a un Marchio, che ha saputo sostenere il nome dell'Italia, nel corso di oltre ottant'anni di storia, sia nel campo del lavoro che in quello dello sport.

Finite le scuole, e dopo essermi diplomato presso la Scuola d'Arte ad indirizzo industriale in Friuli, dove risiedevo con la mia famiglia, mi fu offerto un posto di lavoro a Lecco, presso la Filiale Fiat. Accettai quell'offerta, e quindi fui costretto a trasferirmi a Lecco, dove abitavano i miei zii.

Accettai quel posto di lavoro, poiché non mi precludeva la possibilità di continuare, seppur in privato, i miei studi. Fu così che, dovendo sottostare ad un periodo di residenza di tre mesi, obbligatorio per quei tempi, prima di ottenere il nulla osta all'assunzione, ebbi la possibilità di un colloquio alla Moto Guzzi, presentandomi con una domanda di lavoro. La sorte mi favorì, e dopo pochi giorni ebbe inizio la mia lunga storia legata alla Moto Guzzi.

Nel corso di tanti anni, operando sempre in attività tecniche, passai a mansioni e posizioni sempre di maggiore responsabilità. Iniziai nel 1939 con semplici lavori di disegno di particolari, attinenti la costruzione del motociclo "Alce", allora in fase di studio e di realizzazione; continuai poi con lo sviluppo del "Trialce" e per finire, sempre con prodotti militari, venni impiegato a realizzare un motore "fisso industriale" da utilizzare per formare gruppi elettrogeni o motocompressori in uso alla Marina Militare.

Quanto detto, fece parte essenziale dell'attività da me svolta in Moto Guzzi, prima della guerra. Al termine della guerra, fui impiegato nell'aggiornamento e nel rinnovo di motocicli già in produzione nell'anteguerra, partecipai con studi riguardanti principalmente sistemi di sospensione, impianti frenanti, cambi di velocità ed altro ancora, dovendo nel contempo suddividere lavoro d'ufficio con lavoro d'officina, rivolto alla sperimentazione di quanto in precedenza veniva studiato. Fu proprio questo, il periodo in cui mi affermai nei lavori di progettazione e di aiuto al Comm. Carlo Guzzi.

Nel 1948 la mia carriera subì una svolta importante. Venni, infatti, affidato alle dipendenze dell'Ing. Giulio Cesare Carcano, geniale progettista della Otto Cilindri e del motore bicilindrico a V di 90°, che rappresenta ancora oggi il simbolo della Moto Guzzi.

L'Ing. Carcano, allora Direttore dell'Ufficio Esperimenti e Studi, era incaricato di gestire anche la progettazione e le prove delle moto da corsa. Incominciai così, sotto la guida di colui che fu il mio vero e grande maestro, il lavoro di progettazione di nuovi motocicli da corsa, che portarono ai primi veri confronti delle Moto Guzzi con la concorrenza, in gare nazionali ed internazionali.

Nel 1951 venni nominato Vice Capo Reparto Corse, e gli anni che seguirono furono quelli della mia maggiore responsabilità nell'ambito del Reparto Corse. Oltre al lavoro di progettazione, dovetti assecondare al lavoro di diretto gestore del reparto corse, e quindi ancora di più, adoperarmi in nuove mansioni legate al mondo delle competizioni.

Le fatiche, le preoccupazioni e le emozioni vissute nell'arco di quegli anni, sono per me indimenticabili. Finita l'esperienza al Reparto Corse, nel 1957, continuai la mia attività sempre sotto la direzione dell'Ing. Carcano, con il quale contribuii a realizzare nuovi prodotti, tra i quali vorrei ricordare lo Stornello, nelle versioni Turismo e Sport, ai quali seguirono la V7 e il motore bicilindrico a V.

Dopo la scomparsa dei Soci Fondatori, Giorgio Parodi nel 1955 e Carlo Guzzi nel 1964, la Moto Guzzi passò di proprietà in proprietà, con tanti problemi da risolvere e conseguentemente con diversi sistemi organizzativi.

Con tutti i cambiamenti vissuti, la mia posizione rimase inalterata e anche i miei compiti come Capo Servizio Progetti rimasero gli stessi. Continuai, in particolare, a mantenere collegamenti con gli uffici del Ministero dei Trasporti e con l'Associazione dei Costruttori. Con questi "gruppi di lavoro" collaborai negli anni settanta all'estensione di norme riguardanti l'inquinamento atmosferico su temi proposti dal Ministero dei Trasporti italiano, della CEE e dell'ONU tramite l'ISO. Fu questo un lavoro molto importante e impegnativo per la ricerca e la sperimentazione.

Proprio negli anni settanta, ed esattamente nel 1975, devo ricordare un grande e inaspettato riconoscimento che mi giunse dal Ministero del Lavoro, un telegramma, poi seguito dal Decreto del Presidente della Repubblica, mi annunciava l'assegnazione della Stella al Merito del Lavoro, con il titolo di Maestro del Lavoro.

Attraverso il mio lavoro, svolto in tutti questi anni con una passione e una dedizione infinite, ho sempre ottenuto soddisfazioni e riconoscimenti, motivo per cui mi sento davvero orgoglioso d'aver contribuito unitamente a tanti colleghi alle migliori fortune della Moto Guzzi, e alla quale auguro un futuro in continuo crescendo e ricco di nuovi successi."

Ciao, Umberto.


Pubblicato da Alfredo Verdicchio, 01/03/2005
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