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Jaguar E-Type: 50 anni di un'icona


Avatar Redazionale , il 30/03/11

12 anni fa - La più bella Jaguar di tutti i tempi in una gallery esclusiva tutta in HD

Correva l’anno 1961 quando al Salone di Ginevra venne presentata una star su ruote che ancora oggi mette d’accordo tutti. Ecco alcuni passaggi storici, curiosità e immagini esclusive della Jaguar E-Type.

BELLISSIMA Poche auto riescono a mantenere forme e portamento attuali dopo mezzo secolo di vita. Ancor meno sono quelle che riescono a rimanere insuperate per glamour e ben impresse nell’immaginario collettivo, fin quasi a identificarsi con il marchio. Una di queste è la E-Type, auto chiave per Jaguar e fenomeno di costume che, nel 2011, varca la soglia dei cinquanta. Lo fa senza rughe e senza bisogno del botox, bellissima oggi come allora. Una buona occasione per ripercorrere le tappe che hanno portato alla nascita di una vettura che, tra esposizioni al Modern Art Museum di New York, corse riservate alle superclassiche e aste per appassionati, riesce ancora oggi ad essere viva e ammirata sulle strade. La storia della E-Type non è e non poteva essere banale, perfino nella sua genesi e nelle difficoltà delle eredi (vedi la XJS) a confrontarsi con il mito. Ecco alcuni passaggi storici e curiosità di una passione che ha contagiato tanto gli Usa quanto il Vecchio Continente. E si può tranquillamente dire che se Jaguar è diventato, e rimasto nonostante le vicissitudini, un marchio di riferimento lo si deve anche a lei.

L’ANTEPRIMA La carta d’identità dice 1961. Sul finire dell’inverno, al Salone di Ginevra, faceva il debutto la E-Type. Vivrà attraverso 70.000 esemplari e tre generazioni, che ne modificheranno le attitudini ma non il Dna, fino al 1974. Cofano lungo, lunghissimo che sembra non finire mai visto da dentro, curve suadenti ma non esagerate, parabrezza raccolto ed abitacolo spostato verso il posteriore. Una coda formosa e tornita che ancora oggi sembra un capolavoro di equilibrio.

SPORTIVA Il telaio monoscocca ospita un 6 cilindri da 3,8 litri della serie XK con circa 260 cavalli. C’è posto per due persone con un discreto bagagliaio. La punta massima arriva ai 250 km/h e anche tutto il resto è all’altezza. Il peso è di poco superiore alla tonnellata. Le sospensioni raffinate, i freni tutti a disco e lo sterzo a cremagliera che garantisce precisione di guida. Nella sua prima incarnazione, quella originale, la E-Type era più vicina allo spirito sportivo che a quello di una Gran Turismo. Disponibile in versione chiusa (Fixed Head Coupé) e con tetto in tela (Open Two Seater), elegantissima anche con la capote in tela tirata su, costava tanto ma non troppo. Specialmente considerando prestazioni e concorrenti. Rapportato ad oggi sarebbero circa 45.000 euro. Presentata subito dopo anche negli States, incontra ben presto i favori degli automobilisti d’Oltreoceano, che diventerà un ricco mercato per Jaguar.

DIETRO LE QUINTE Le linee aerodinamiche, che contribuivano in modo decisivo al raggiungimento di una notevole punta velocistica, si devono alla matita dello storico progettista del jaguaro Malcom Sayer. Ha firmato anche le XK e le auto che trionfarono a Le Mans, prima delle varie versioni della E-Type. Dietro una grande auto ci sono anche storie di persone. Come quella del collaudatore Norman Dewis, che, obbligato dal patron William Lyon, corse nella notte da Coventry verso Ginevra per accompagnare al debutto un secondo esemplare di E-Type da far vedere e provare ai giornalisti. Altri tempi.

EVOLUZIONISMO E poi la E-Type non è mai stata ferma e, nel corso di tre lustri vissuti velocemente è cambiata anche tanto, ma senza mai tradire lo spirito originario: motori, cambi manuali e automatici e anche una versione allungata. A partire dal 1967 spariscono le coperture aerodinamiche dei fari anteriori ad esempio. Poi compaiono paraurti diversi. Negli States le normative sulle emissioni e sulla sicurezza penalizzarono in alcune versioni la purezza e l’anima del modello imponendo ad esempio il cambio dei carburatori e la riduzione della potenza a soli 175 cavalli. La E-Type in realtà è cambiata spesso in molti particolari, le prime ad esempio avevano il pianale interno piatto e il cambio con la prima marcia non sincronizzata. Poi arriveranno anche i cambi automatici.

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TRE PASSAGGI In generale si distinguono tre generazioni. La prima, dal 1961 al 1968 vede avvicendarsi il propulsore a sei cilindri da 3,8 litri e quello da 4,2 litri. Sempre durante la prima generazione ci fu la variante 2+2 che poteva contare su un passo leggermente allungato e in questo senso faceva un primo passo verso il Gran Turismo. Riconoscere la prima generazione è facile, è l’unica con la copertura dei fanali anteriori, poi rimossa a partire dalla seconda generazione. Venduta dal 1969 al 1971 la E-Type II era ancora acquistabile in formato coupé, cabrio o 2+2 ma aveva interni e plancia rivisti, nuovi paraurti fuori e freni più potenti. Arrivano anche alcuni vizi come il servosterzo e l’aria condizionata disponibili come opzione.

L’ULTIMA E-TYPE Dal 1971 al 1974 c’è la terza ondata. Che chiude l’avvicinamento al mondo delle Gran Turismo, offrendo un propulsore con 12 cilindri a V da 5,3 litri ed è disponibile solo in formato 2+2, sia aperta sia chiusa. Serbatoio benzina più capiente, freni ventilati con prese allargate per migliorarne il raffreddamento, carreggiate allargate e servosterzo di serie le altre modifiche. Da ricordare anche due serie limitate coeve della prima generazione, la Low Drag Coupé e la Lightweight, con carrozzeria in alluminio e disponibili in pochissimi esemplari.

DOPO DI LEI NESSUNA MAI L’evoluzionismo, in parte obbligato e in parte figlio delle richieste dei clienti e dei cambiamenti tecnologici, ha portato la E-Type a guadagnare uno spirito più vicino a quello di una Gran Turismo. L’auto che ne raccoglierà l’eredità, la XJ-S (prima con il trattino e poi senza) sarà davvero un’altra cosa. Forse non poteva essere altrimenti, data vettura che l’ha preceduta. Anche nei modelli successivi di casa Jaguar, l’eredità della E-Type sia nel linguaggio stilistico che a livello d’approccio filosofico è sempre rimasto un qualcosa di vicino ma non troppo. Auto come la E-Type, in un certo senso, sono modelli che non possono sopravvivere che a loro stessi e segnano indelebilmente un’epoca. Pensiamo, facendo esempi a casaccio, al Maggiolino originale, alla Porsche 911 piuttosto che alla Lancia Stratos, auto che o se ne reiterano le forme all’infinito oppure obbligano a ripartire dal foglio bianco.

POPSTAR Come tutte le grandi auto la E-Type non si è fatta solo amare da chi ha pistoni al posto del cervello. La Jaguar E-Type ha popolato i sogni dell’epoca e anche quelli successivi. Adorata dai personaggi dello spettacolo e dalle rockstar, forse per il suo spirito glamour associato a un prezzo non impossibile, passando per i fumetti (era l’auto di Diabolik). La E-Type nel corso del suo ciclo di vita ha conquistato – ripetutamente - i giudizi entusiastici e le copertine dei principali magazine automotive. E una volta ritiratasi non si contano omaggi, speciali e focus dedicati dalle riviste specializzate in auto d’epoca. La leggenda vuole che anche il Drake, Enzo Ferrari, ne abbia riconosciuto l’inarrivabile bellezza ed equilibrio nelle forme. Curioso poi che oggi, dopo i passaggi in Leyland e Ford, la memoria storica appartenga all’indiana Tata.

QUANTO COSTA Dato alla E-Type, al suo ruolo da icona e alle sue mancate eredi, quel che le compete, non rimangono che due alternative per ammirarla in dettaglio. Anzi, forse tre. La prima e la più economica è guardarsi la nostra fotogallery per ripassare quelle curve, conosciute a memoria da chi trova nelle auto qualcosa di diverso da un mezzo di locomozione. Poi si può andare ad ammirare la Jaguar per antonomasia in qualche corsa storica, per esempio questa estate all’Old Timer Grand Prix del Nurburgring (alla recente Coppa Milano Sanremo ne abbiamo vista una bianco panna che faceva arrossire di vergogna sportive moderne e pretenziose, per la sua purezza e capacità di attirare gli occhi). Volendo e potendo esagerare, sarebbe da mettersene una in garage, ma starebbe bene anche in salotto. Per un’esemplare in stato accettabile bisogna prevedere un esborso dai 30.000 euro in su. Difficilmente si tratterà di un investimento sbagliato. Datele un altro mezzo secolo e lei saprà ricompensarvi. Sempre uguale. Senza tempo.


Pubblicato da Luca Pezzoni, 30/03/2011
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