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Auto cinesi: non solo copie


Avatar di Mario Cornicchia , il 16/12/06

17 anni fa - Da Oriente una ventata di novità stilistiche

Copiano, è vero. Hanno persino riprodotto il marchio Bmw, clonato la Panda e realizzato una infinità di vetture facendo copia-incolla dei modelli occidentali. Ma la produzione automobilistica cinese non è fatta soltanto di auto fotocopia o di scatole da scarpe: ci sono anche i primi frutti di una scuola stilistica orientale, moderna e originale. Per accorgesene è necessario abbandonare i vecchi pregiudizi e osservare più a fondo la produzione locale. Noi l'abbiamo fatto. Direttamente sul posto, visitando con attenzione il Salone di Pechino. Ecco un'ampia carrellata su quanto di nuovo offre oggi la Cina, tendenze stilistiche, nuovi marchi e modelli con cui presto potremmo anche dover fare i conti.

BEIJING La Cina è vicina, Dalla Cina con furore, Il pericolo Giallo... quanti titoli originali quando si parla di auto cinesi e il pericolo per le Case occidentali e giapponesi. La curiosità, banalità dei titoli a parte, comunque c'è ed è quella che ha animato la mia visita ad AutoChina, il Salone dell'auto di Pechino. Nei duemila chilometri che mi hanno avvicinato a Pechino, nel corso dell'ultima tappa della Paris-Beijing, la traversata Ovest-Est sulle orme del principe Borghese con la Mercedes E 320 CDI, avevo notato un'anomalia: su dieci auto incontrate sulle strade Cinesi da Lanzhou fino a Pechino almeno otto erano auto europee o giapponesi. E le tanto temute auto cinesi?

AVANGUARDIE Qualche vecchio rudere mal copiato da produzioni extra-cinesi, tanti motocarri ispirati agli Ape Piaggio, camion puzzolenti e qualche auto con lo stile di una scatola da scarpe o le proporzioni di una cabina del telefono. Ma poca cosa. AutoChina riflette questa proporzione, con buona parte del Salone occupato da Case Europee, Giapponesi o Coreane. E il pericolo giallo, allora? Tanta paura per nulla? Le prime avanguardie cinesi le abbiamo viste anche ai Saloni europei, auto dallo stile malcopiato, dalla qualità malassortita e dalla tecnologia paleozoica.

JOINT-VENTURE Ad AutoChina, però, i segnali non sono così confortanti per le Case extra-cinesi. Per ora le Case cinesi lavorano in joint-venture proprio con le Case extra-China. Allo stand Citroën, per esempio, si trova una C2 che non è altro che una Peugeot 206 ricicciata con un frontale da Citroën di ultima generazione e una C5 con una coda strana che prende il nome di C-Triomphe. Altrimenti si vedono le medesime auto che circolano sulla A1 e la Salerno Reggio Calabria con una doppia targhetta, di cui una per noi incomprensibile.

FEBBRE GIALLA Ma i cinesi non dormono e hanno lavorato sodo. Se sulla qualità gli esperti prevedono un altro lustro di esperienza per poter affrontare le normative e i mercati occidentali, sullo stile i cinesi si stanno muovendo in fretta. Quella folla di auto squadrate e banali che mi aspettavo ad AutoChina 2006 non c'è, se non per qualche fondo di magazzino relegato in un angolo. Ad AutoChina ci sono esempi di stile interessanti, di stile moderno e cosmopolita. Magari con l'aiuto di stilisti italiani, come un paio di prototipi di Chery, disegnati dall'italianissima Torino Design.

MADE IN ITALY Ma anche i cinesi hanno imparato a usare la matita e, abbandonato il righello (e la fotocopiatrice...), si dilettano con il curvilinee. Non parlo della gialla Gt dal nome incomprensibile, con il suo stupido portellone a mantice, e nemmeno della Shuanghuan Ceo, brutta copia della BMW X3. Ma di prodotti come i prototipi di Jac e Mitsubishi-Langhou, auto che sullo stile non hanno molto da invidiare a ultime proposte presenti nelle vetrine dei concessionari di casa nostra.

ECOLOGICI Anche la Rover 75 rinasce a nuova vita, sotto il marchio Roewe, il nome allungato di uno zero e un restyling riuscito. E se sulla tecnologia sono mediamente all'inseguimento, un altro segnale arriva dall'attenzione all'ecologia che alcuni produttori dimostrano. Un netto contrasto con l'inquinamento spaventoso che abbiamo incontrato attraversando alcune città come Wuhai e Hohhot, dove i cinesi sembrano non curarsi della nebbia velenosa in cui vivono, o della stessa Pechino che si sta trasformando a velocità supersonica in una città occidentale.

BUILD YOUR DREAM Divertente il caso della Byd Auto: guardate il suo marchio e dite se non vi ricorda qualcosa... altri due spicchi bianco-azzurri e il marchio BMW sarebbe perfetto. Eppure questi copioni di marchi ma grandi sognatori (BYD, Build Your Dreams) hanno sviluppato una tecnologia tutta loro di trazione elettrica, con tanto di stazione di rifornimento e auto (la F3, questa volta sì a forma di Kellogg's Box) in grado di percorrere 300 chilometri con un pieno di Volt e di raggiungere i 150 orari. Gli stessi cinesi di Byd hanno però presentato anche la F8, dove F sta forse per fotocopia: una coupé-cabriolet, con il marchio simil-BMW, il frontale da Mercedes e la coda da Volkswagen Eos. Il lupo cinese perde il pelo ma non il vizio...

BRILLIANCE AUTO Questa Casa presenta un paio di modelli moderni nello stile, la M3 (mmm, già sentito, vero?), una coupé dal design originale, e una berlina molto ispirata allo stile BMW ma con tagli che aggiungono personalità. Anche le ammiraglie cinesi non perdono la pinna rossa sul cofano (segno di qualità come la pinna dei tonni?) ma si ispirano alle limo americane: la ComeDiavoloSiChiama, specializzata dal nome incomprensibile nel settore delle nere e lunghe presenta un prototipo modernissimo nello stile che fa sembrare una Lincoln Town Car una vecchia stufa.

GREAT WALL Non manca anche qualche finto Hummer made in China, qualche cabina del telefono su ruote, qualche auto a scatola da scarpe o l'interpretazione cinese della Fiat Multipla della Chery V2, il Suv limousine di Great Wall, che fa sembrare le Fiat fatte per la Cina troppo cinesi nello stile tristo-comunista. Ma la nuova generazione di giovani ingegneri neolaureati e dalla visione globale sta modificando in fretta il modo di progettare e di produrre. Al modico prezzo di 4600 dollari di stipendio. Annuale.

CHI HA TEMPO... Vita dura per le auto mass market occidentali e giapponesi nel prossimo futuro, più facile la vita degli status symbol su ruote. Il Rolex e il Patek Philippe tarocchi si esibiscono per gioco, ma perché l'auto cinese diventi un oggetto da esibire nei salotti bene forse è necessario parecchio tempo. Anche in Cina, con un mercato dell'auto che si sviluppa a velocità supersonica, i costruttori si trovano ad avere a che fare con la brutta bestia della concorrenza e iniziano a limare i costi, a scapito della non certo già proverbiale qualità. E gli automobilisti cinesi diventano sempre più esigenti e pronti alla lamentela, a un tasso del 77% su auto venduta. Dati confortanti per i costruttori extra-China, ma non è proprio il caso di dormire sull'involtino primavera...


Pubblicato da M.A. Corniche, 16/12/2006
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