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Prova

Suzuki GSR 750


Avatar Redazionale , il 14/04/11

12 anni fa - La Suzuki GSR 750 arriva per ultima sul mercato ma punta in alto

La Suzuki GSR 750 arriva per ultima nel mercato delle naked over 600 ma punta a scalare le classifiche con un motore prestante e un prezzo di 8.190 euro alineato alla concorrenza. Più avanti arriverà anche una versione con Abs.

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SCUSATE IL RITARDO Certe volte si fa davvero fatica a capire i giapponesi. Prendiamo per esempio quelli della Suzuki: per diversi anni sono rimasti gli unici costruttori nipponici a proporre una settemmezzo sportiva. Quando però la concorrenza ha iniziato a proporre nude di quella cilindrata, loro, che avevano un'ottima base tecnica bell'e pronta, sono rimasti a guardare, fossilizzandosi sulla cilindrata 600. La nuova Suzuki GSR 750, confezionata partendo dal motore della GSX-R, giunge quindi sul mercato con colpevole ritardo, dopo aver lasciato a lungo campo libero alle rivali.

QUESTIONE DI PROSPETTIVA Arrivare in scia agli altri espone la Suzuki GSR 750 al classico giochino delle somiglianze da parte di fisionomisti più o meno bravi. Obiettivamente la naked di Hamamatsu non è originalissima in alcuni dettagli ma da qui ad accusarla di plagio ce ne passa. E poi è comprensibile che non siano state fatte scelte rivoluzionarie: questa categoria muove volumi notevoli e nessuno si può permettere di sbagliare un colpo, osando troppo. L'elemento distintivo del disegno della Suzuki GSR 750 è la presenza di molti tratti obliqui, che rendono l'insieme dinamico e filante. L'armonia delle forme si nota di più guardando la moto da lontano. A pochi passi si coglie meno bene il filo conduttore che lega il parafango ingobbito, il cupolino che punta il naso verso il basso, il paffuto serbatoio da 17,5 litri con i convogliatori del radiatore e il codino minimalista.

ALTI E BASSI Da vicino si ha invece modo di notare come la GSR che arriva in questo weekend nelle concessionarie appaia a memoria un po' più curata rispetto alla prima uscita sotto i riflettori di Colonia. Nel complesso finiture e componentistica fanno comunque registrare alti e bassi. Un plauso va per esempio alla strumentazione, composta da un display digitale e da un contagiri analogico, affiancati da una nutrita serie di spie. Una gran scena la fa poi la forcella dorata a steli rovesciati da 41 mm che ha però una struttura piuttosto semplice, con la possibilità di regolare solo il precarico molla. Non si può intervenire sul freno idraulico nemmeno a livello del mono posteriore, vincolato a un forcellone in acciaio tramite leveraggi progressivi. Dello stesso materiale è fatto anche il telaio a doppio trave, una scelta un po’ in economia, visto che sulla GSR 600, che viene rimpiazzata dalla 750, era impiegato il più nobile alluminio. Non strappano applausi nemmeno gli adesivi  sulla carrozzeria e gli specchietti, che hanno però l’indubbio pregio di offrire un’ottima visuale anche a tutta velocità.

DIAMO I NUMERI Metro alla mano, la nuova Suzuki GSR 750 ha un’avancorsa di 104 mm, con il cannotto di sterzo inclinato di 25° 20’. L’interasse è invece di 1.450 mm, giusto un cm in più rispetto alla GSR 600 uscente, rispetto alla quale la 750 mette su giusto un paio di chili, per un totale di 210 kg. Quanto ai freni, davanti troviamo due dischi da 310 mm con pinze flottanti Tokico a doppio pistoncino parallelo, mentre dietro c’è un disco singolo da 240 mm. Neanche a dirlo, le ruote sono entrambe da 17 pollici e calzano pneumatici di misura altrettanto classica, 120/70 all’anteriore e 180/55 al posteriore.

NON FA COPIA E INCOLLA Il motore, come accennato all’inizio, è in pratica il quattro cilindri raffreddato ad acqua preso dalla GSX-R 750. Alla Suzuki non si sono limitati a fare un cut & paste, addolcendo il carattere della meccanica. Gli interventi si sono concentrati per esempio sugli alberi a camme, il cui profilo è stato modificato riducendo l’alzata delle valvole, e sui condotti di aspirazione, ora più stretti, per migliorare l’erogazione ai bassi. Alla stessa causa lavorano anche l’impianto di scarico inedito, dotato di valvola parzializzatrice SET (Suzuki Exhaust Tuning), o, per restare in ambito sigle, l’SDTV (Suzuki Dual Throttle Valve), un collaudato sistema che utilizza una doppia valvola a farfalla per alimentare al meglio il motore a ogni regime. Al banco si parla di 106 cv a 10.000 giri e di una coppia di 80 Nm a 9.000 giri.

ARRIVERA’ L’ABS La cifra che però potrebbe risultare decisiva per la Suzuki GSR 750 è il prezzo, fissato a 8.190 euro franco concessionario per tutti e tre i colori disponibili, che sono bianco, nero e rosso. Si tratta di una quota piuttosto competitiva, anche se l’esperienza insegna che, nella giungla del mercato, tra offerte e km zero, i listini hanno spesso un valore solo simbolico. In un secondo tempo, si dice verso settembre, la gamma GSR si arricchirà anche di una versione ABS, proposta con un sovrapprezzo di 600 euro. Tra gli altri accessori si segnalano invece un cupolino più in carne, uno spoiler sottomotore (che si vede nelle foto in movimento della gallery), il rivestimento del sellino del passeggero che fa sembrare la moto monoposto e una borsa da serbatoio dedicata.

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UNA PIAZZA E MEZZA Una volta in sella alla Suzuki GSR 750 ci si trova meglio di come si direbbe a prima vista. La sella, che ha un’aria molto scarna, si dimostra molto ben conformata e, pur non avendo un’imbottitura come quella del divano di casa, non è scomoda. La seduta è a 815 mm da terra, valore tutt’altro che proibitivo anche per chi non zampe da fenicottero. E, quando non poggiano saldamente a terra, i piedi sono sistemati su pedane alte e arretrate il giusto per mettere d’accordo tutti, chi vuole guidare con il coltello tra i denti e chi preferisce la guida in panciolle. Il manubrio sulle prime appare un po’ distante ma ci si fa presto l’abitudine, scoprendo che quella posizione è tutto sommato poco affaticante. Il passeggero è invece meno fortunato, piazzato abbastanza in alto, su un sellino che è più uno strapuntino e senza comodi appigli per tenersi.

COMPLIMENTI PER LA TRASMISSIONE Bastano poche centinaia di metri per restare subito ben impressionati dal reparto trasmissione. La frizione (che a differenza del freno anteriore non ha la leva regolabile) è un burro, morbidissima da azionare. Il cambio ha innesti rapidi e veloci, con una corsa breve e mai contrastata. Le marce sembrano sulle prime un po’ cortine ma alla lunga si capisce che ad accentuare questa sensazione è la notevole prestanza del motore, che dimostra la bontà del lavoro fatto dagli ingegneri sull’unità della GSX-R.

AVANTI TUTTA I tecnici sono intervenuti per esaltare la coppia ai regimi medio bassi, rinunciando (ma neanche poi tanto…) a un po’ di grinta agli alti. Il risultato è che la Suzuki GSR 750 risponde prontamente a ogni apertura del gas, anche nei rapporti più lunghi. Se non si ha fretta, anche sotto i 70 km/h si può viaggiare in sesta potendo contare su riprese fluide e senza incertezze. Nelle marce più corte, invece, la progressione è fulminea e regolare, senza un’entrata in coppia particolarmente violenta. Buttando dentro una marcia dopo l’altra si riesce a viaggiare molto spediti e senza grande affanno ma all’occorrenza si può dar fondo all’acceleratore facendo venir fuori il DNA sportivo di questo motore. In questo caso i crescendo sono veementi e su strada l’allungo soddisfa anche gli sportivi.

UNA TIPA TOSTA Quanto alla ciclistica, la Suzuki GSR 750 sembra pensata più per chi soffre di cronici pruriti al polso destro che per i macinatori di chilometri. Le sospensioni hanno infatti una taratura standard duretta, che si apprezza più che altro nella guida veloce. L’assetto assicura una grande reattività e permette di pennellare le traiettorie in modo chirurgico quando l’asfalto è liscio come un tavolo da biliardo. Su questo fondo, anche alle forti inclinazioni, si ha un’idea piuttosto precisa di come vadano le cose tra la strada e i pneumatici Bridgestone, che lasciano capire con un certo anticipo quando ci si sta avvicinando al limite di tenuta.

GIU’ PIATTI Alle basse andature, la Suzuki GSR 750 si dimostra molto maneggevole e ben bilanciata e permette di muoversi in poco spazio senza fatica, aiutati anche dal diametro di sterzata piuttosto contenuto. Con il salire della velocità viene fuori un buon rigore direzionale. Solo a velocità da ritiro immediato della patente conviene spalmarsi bene sul serbatoio e mettere il naso nel contagiri, allentando un po’ la presa sulla manopola sinistra per smorzare i lievi ondeggiamenti innescati dall’effetto vela del busto. La protezione aerodinamica offerta dal faro e dal cupolino che lo incornicia d’altro canto è quella che è, ovvero scarsina, buona solo per togliere un po’ di pressione dal busto.

ALLE CORDE Sullo sconnesso la Suzuki GSR 750 va invece un po’ in crisi. Le sospensioni faticano infatti un po’ a copiare le malformazioni dell’asfalto, rispondendo in modo secco. Se non si sta trotterellando, la pulizia della traiettoria non ne risente più di tanto, grazie alla sincerità del telaio, di sana e robusta costituzione. Quello che va farsi benedire è invece il comfort: un vero peccato perché, in fondo le vibrazioni sono sempre sopportabili e con una taratura più soft la moto resterebbe più godibile in vista di un impiego a 360°.


Pubblicato da Paolo Sardi, 14/04/2011
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