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Prova su strada

Ural UH 750 Sidecar Gear Up


Avatar Redazionale , il 04/02/02

22 anni fa - Altri Tempi

Un tuffo nel passato con un mezzo fuori dal tempo, ma dal fascino irresistibile, pesante, ingombrante, lento. Il sidecar russo si compra per passione. Dedicato agli inguaribili romantici.

COM’È Prendete una moto di quarant’anni fa, proiettatela nel mondo di oggi, solo così avrete un’idea di cosa significhi possedere un’Ural oggi. In mezzo a scooterini, telefonini, computerini, navigatori satellitari questo singolare mezzo a tre ruote pare decisamente fuori posto, figlio di un tempo che, da qualche parte ai piedi dei monti Urali, sembra scorrere più lentamente che da noi.

DEMODÈ

Inutile nascondersi: se valutata con il metro di paragone dei giorni nostri la Ural ne esce pesantemente sconfitta. Ai russi della moda interessa ben poco, per loro la moto è ancora un mezzo utilitario che si deve saper muovere dappertutto, deve essere semplice, deve rompersi il meno possibile, e quando lo fa si deve poter riparare in mezzo alla strada (e per questo la dotazione di attrezzi è quella di una buona officina, c’è anche la pompa a mano per gonfiare le gomme!!) richiedendo in cambio qualche goccia di benzina. Se la famiglia cresce, si attacca il carrozzino, così ci si sposta anche in tre (ma c’è chi giura che volendo ci si sta anche in cinque, cani, bagagli e maialini compresi) e non si deve comprare la costosa automobile. Da noi, che ormai di automobili ne abbiamo due a testa, il sidecar russo è il mezzo "diverso", non omologato, si compra perché fa snob, per provare sensazioni nuove, ma molti poi ne restano stregati.

ACCIAIO DAGLI URALI

Leghe pregiate neanche a parlarne, la Ural preferisce ancora il sano accaio. Il motore boxer (nato come 650 poi cresciuto a 750 cc) è "liberamente ispirato", ma sarebbe meglio dire copiato, dai boxer BMW dell’epoca. Risponde più ai canoni di robustezza che a quelli delle prestazioni. Offre una quarantina di cavalli, sciorinati con parsimonia lungo soli 5800 giri e gestiti da un cambio a quattro marce (più retromarcia). Se a questo dato associate quello del peso a secco (330 kg) avrete ben chiare le prestazioni di cui è capace questo sidecar.

LEZIONE DI STORIA

Guardare la Ural è un po’ come leggere un libro di storia, in ogni particolare si ritrovano elementi del tempo che fu. A partire dal massiccio telaio a doppia culla in tubi d’acciaio, poi la forcella di tipo Earles (pesante anche lei ma più adatta della tradizionale a gestire la mole del side) che muove due corti ammortizzatori cromati (così che la Ural è l’unica moto con quattro ammortizzatori!). E ancora, i freni a tamburo (però sulle tre ruote) con comando meccanico che solo a guardarli fanno capire quanta fatica dovranno fare per rallentare il pachiderma russo. Dimensioni d’altri tempi anche per le ruote da 19 pollici, calzate per l’occasione da pneumatici tassellati, i più adatti a sopportare le martoriate strade dell’ex Unione Sovietica.

PER CHI SA APPREZZARE

Altri particolari strappalacrime, i due sellini separati per pilota e passeggero, la ruota di scorta (a proposito sue questa Ural ogni ruota è perfettamente intercambiabile con le altre tre), il barattolo di vernice per i ritocchi con le istruzioni in russo, la tanica per la benzina, il frenasterzo meccanico piazzato in mezzo alla forcella, la grossa leva per l’avviamento. Come dite? Non state ancora piangendo? e allora vi diciamo che questa UH 750 in versione Gear up ha anche la trazione integrale…

3X2

La trasmissione finale a cardano con albero "a vista" (anche questa "eredità" BMW) ha permesso anche questa curiosa variazione sul tema, un piccolo albero supplementare parte dal cardano e porta il moto alla ruota del sidecar che così diventa motrice. Il tutto è disinseribile per mezzo di una leva azionabile a ruote ferme. Così, se pensavate di essere trendy con la vostra 4x4, immaginate che faccia farebbero gli amici qualora vi presentaste da loro con un mezzo 3x2!

QUASI MODERNA

Per quanto lento, il tempo scorre comunque anche in Russia, così rispetto alle prime Ural che arrivavano in Italia, questa UH, sfoggia innovazioni di tutto rispetto. Merito soprattutto dell’importatore Italiano Autoespert che negli anni è riuscito a sensibilizzare i russi sulla qualità e sull'affidabilità delle loro moto. Così anche la Ural si "globalizza" e diventa un po’ più… moderna. Fusioni un meno porose, verniciature più curate, e tanti piccoli particolari fanno sì che tra una Ural del 2002 e una del 1994 ci sia un vero e proprio abisso. Anche il motore si è aggiornato, i cilindri non sono più in ghisa ma di alluminio, l’accensione è elettronica, l’avviamento elettrico

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MODERNARIATO I puristi del genere storceranno sicuramente il naso di fronte ai moderni comandi Italiani (li fa la Domino) e ai "supertecnologici" carburatori giapponesi Keihin che prendono il posto degli antiquati carburatori russi. In mezzo a tutto quell’ultraclassic, questi elementi sembrano del tutto fuori luogo ma… quanto funzionano bene! Più che altro sembrano pezzi di aftermarket montati successivamente alla produzione, invece è tutto originale, la moto arriva così dalla Russia.

PORTA DI TUTTO La capacità di carico è immensa, nel gavone del carrozzino ci sta quanto in una Smart, sulla griglia superiore ci si può caricare il mondo (i più scafati la utlizzano anche per le braciole…) in più si possono fare altri portapacchi per caricare di tutto. L’artigianato è d’attualità su questo tipo di mezzi. Il loro bello è anche il fai da te. Se amate il bricolage, qui siete a casa; si trasforma, si modifica, c’è sempre qualche bullone da serrare, qualcosa da controllare, anche questo fa parte del fascino di un mezzo che costa 9038 € chiavi in mano comprensivo di consegna a domicilio in tutta Italia .

A DOMICLIO

Si perché la Ural è esclusiva anche in questo, si ordina anche per telefono, si riceve il contratto a domicilio, si firma, si rispedisce alla Autoespert e dopo quattro giorni il side arriva direttamente a casa, con tanto di tecnico pronto ad improvvisare un rapidissimo corso di guida. Ovviamente nessuno vieta di andarvi a ritirare il sidecar personalmente ma… visto che si può stare comodi perché non farlo? La Gear Up a doppia trazione è il modello di punta della gamma Ural, volendo spendere un po’ meno si può scegliere tra la versione "base" da 650 cc (7591 €) o la 750 a una sola ruota motrice (8366 €). Ma il consiglio è: se volete fare gli alternativi, fatelo fino in fondo!

COME VA

Prima di tutto, sul sidecar occorre saperci andare. Il fatto di avere tre ruote crea un approccio facilone con il mezzo "tanto qui non si cade" si pensa subito e si affronta il mezzo con tanta (a volte troppa) leggerezza.

VA STUDIATA

Attenzione però: la dinamica di una motocarrozzetta è del tutto diversa rispetto a quella della moto. Si sta in sella come in moto ma poi cambia tutto. Gli ingombri sono considerevoli, occorre tenere sempre un occhio sulla destra per non trovarsi con il carrozzino "giù di strada". Il fatto di doversi trascinare un coso attaccato al fianco crea reazioni passive allo sterzo, così in accelerazione il sidecar "tira a destra", in frenata invece fa il contrario e occorre continuamente lavorare di sterzo. Ad aiutarci a controllare le reazioni provvede il rudimentale frenasterzo meccanico, in pratica un pomellone che avvitandosi "blocca" lo sterzo nel vero senso della parola, con il risultato però che l’energia da applicare quando si deve curvare è ancora maggiore. Se poi ci mettiamo la seconda ruota motrice tutto è ancora più complicato perché il side si comporta in due maniere opposte a seconda che la trazione sul carrozzino sia inserita o meno. (in pratica quando si inserisce la trazione in accelerazione anziché tirare a destra, tira a sinistra).

OCCHIO ALLE CURVE

Come avrete capito la guida di una motocarrozzetta richiede un minimo di apprendistato. È anche per questo che l’importatore tiene rapido corso alla consegna, lo fa per evitare ti trovare clienti cappottati alla prima curva. Si perché anche le curve vanno affrontate in un certo modo, ovvero spostando i pesi in modo da contrastare le reazioni del mezzo. Nelle curve a destra occorre agire con forza sullo sterzo appoggiandosi sulla ruota del side che praticamente fa da perno. Nelle curve a sinistra, invece occorre spostare il peso verso l’interno perché, non potendo inclinarsi, il side alza la ruota del carrozzino e tende (se non contrastato adeguatamente) a ribaltarsi.

GUIDA GINNICA

Insomma, se pensavate che la guida di un side fosse sedentaria dovete cambiare idea rapidamente. Sposta il peso di qua, gira il manubrio di la; fare un viaggetto a tre ruote diventa un evento ginnico anche per il passeggero del carrozzino… va be almeno risparmiate sulla palestra. Spaventati? Non dovreste perché con la Ural tutto avviene a velocità modeste. Anzi, una volta presa la mano la manovra del sollevamento del carrozzino diventa un’attrazione irresistibile da sfoggiare come puro talento davanti ad amici sorpresi e parenti preoccupati…

GIRA BENE

Chiuso l’argomento scuola guida veniamo al nostro Ural. Aria tutta tirata, una botta decisa alla leva d’avviamento e il boxer borbotta silenzioso. L’avviamento elettrico? Ah sì, c’è ma ce ne eravamo dimenticati, e poi la manovra con questa Ural viene tanto semplice che ci piace darci un tocco rétro anche in questo. Nessun problema di rinculo, c’è la ruota libera. Saranno i Keihin, saranno i nuovi cilindri, sarà la costruzione più accurata ma il boxer Ural adesso gira bello rotondo, un piacere sentirlo in moto. A patto di tenere l’aria tirata per un bel po’ soprattutto se fa freddo. Perché i carburatori Jap centellinano la benzina (al contrario dei vecchi russi che inondavano il motore entro pochi secondi dall’avviamento se non si abbassava subito lo starter).

PASSEGGIATA

Nessun rumore meccanico di troppo, vibrazioni completamente assenti, il boxer non si fa sentire. Ma nemmeno fa prudere le mani. Il suo incedere tranquillo invoglia a scampagnate al piccolo trotto piuttosto che alla smanettata. Del resto cavalli e peso sono quelli che sono. Potenza poca ma tiro da mulo di montagna, una volta inserita la quarta la Ural sa riprendere anche da 20 all’ora senza imballarsi. Meglio così perché il cambio è duro negli innesti facendosi sentire con sonori "clock" ogni volta che si aziona.

VUOLE IL RODAGGIO

Tutto nella norma per un mezzo del genere, per il quale la parola rodaggio ha ancora un significato ben preciso. La Ural va prima usata un po’, "così si smolla" poi va registrata tutta (anche il cambio si può registrare), cosa che noi ovviamente non abbiamo avuto la possibilità di fare. Lo stesso discorso vale per i freni. I tre tamburi in fondo non sono male ma meglio non confidare nelle staccate all’ultimo respiro.

FRENATA A TUTTA FORZA

Il comando a pedale aziona anche il freno del carrozzino, ma per avere una frenata dignitosa meglio sfruttare tutto quello che si ha premendo (o tirando) con forza ogni comando. I nuovi cavi con guaina in teflon rendono finalmente i comandi di acceleratore freno e frizione morbidi alla trazione, così il freno anteriore si sfrutta meglio arrivando a addirittura bloccare il tassellato sull’asfalto se il fondo è un po’ scivoloso.

RIMBALZO

La voce comfort non premia la Ural: detto delle vibrazioni (assenti) dobbiamo fare i conti con sospensioni rigide e propense al sobbalzo, anche quella del carrozzino. Chi sta peggio è senz’altro il passeggero sulla moto, appollaiato su un sellino con un appiglio anteriore stile rodeo che in caso di fondo dissestato metterà a dura prova i suoi avambracci e il suo sistema nervoso.

PROVATELA

Che altro dire? Che se volete affrontare un viaggio dovrete tener conto di una velocità di crociera di circa ottanta all’ora, che volendo potrete personalizzarvi il side con colorazioni a piacere, comprese quelle militari, e che… non vi resta che provarlo. Entrerete in un mondo naif dal quale potreste non voler più uscire.
Pubblicato da Stefano Cordara, 04/02/2002
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