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Triumph Daytona 675 R 2013


Avatar Redazionale , il 19/10/13

10 anni fa - Salto di qualità

Pur rimanendo una supersportiva senza se e senza ma, l’ultima Triumph Daytona 675 R è ben più godibile che in passato. E ve lo dice uno che aveva la vecchia in garage…

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CHE FINE PER LE SUPERSPORT? Siate sinceri: con le moderne naked in circolazione, le endurone e le maxi-motard, chi tra di voi ha ancora voglia di entrare in concessionario e preferire una supersportiva 600? Scomode, con motori che frullano in alto e assettate più rigide di una tavola; ma chi ve lo fa fare? Per non far morire definitivamente il settore, tutti i Costruttori si sono scervellati per rendere le rispettive sportive più godibili anche nella vita di tutti i giorni, pur cercando di mantenerne l’indole racing. È il caso di Kawasaki, tornata alla cilindrata over-size 636, di Ducati con la sua 899 e di MV con l’F3 800. Della partita è anche l’ultima Triumph Daytona 675 R, riuscita nella difficile impresa di aumentare la competenza in pista (poco) ma anche la godibilità su strada (molto). Come? Sono bastate un paio di settimane assieme per capirlo. E ve lo racconta un ex-proprietario del MY 2006…

ARRIVA BELLA BELLA Vado a ritirare la mia Triumph Daytona 675 R direttamente in Triumph Italia, ad Arese, e lei è lì bella come una principessa con le scarpette di cristallo. Bianca perlata, con particolari del telaio rosso, è senza dubbio tra le migliori top model sul mercato, anche se per me qualcosa negli anni è andato perduto. Sarà l’abbondanza di plastiche, sarà lo scarico, che ora è basso come su tutte le sportive, sta di fatto che ai miei occhi l’ultima delle Daytona ha perso un po’ di quel fascino inglese che tanto amavano (e amavo io in primis) gli appassionati del genere. Capisco l’abbassamento del baricentro e la centralizzazione delle masse (che si sentono anche da fermo!), ma lo scarico sottosella della vecchia, magari aftermarket, era una vera libidine.

REAL LIFE Quello che la Triumph Daytona 675 R ha perso in appeal, l’ha riguadagnato con gli interessi nel comfort di guida. Complici le sospensioni Ohlins (una vera chicca), l’assetto è davvero a prova di bomba, non batte ciglio sulle sconnessioni come avveniva in passato. Ma è soprattutto la posizione di guida a essere migliorata. Ho bene in mente la mia vecchia (e cara) Daytona: bella da morire, ma da morire era anche la triangolazione sella-pedane-manubrio. I polsi indolenziti erano la norma anche nel banale tragitto casa-ufficio e la sella posta a quote siderali anche per uno stangone come il sottoscritto (1,90 metri) era roba per pochi. Con la nuova è tutto diverso: 10 mm di sella più bassa (e anche più confortevole) e 5 di manubrio più alto possono sembrare poca cosa, ma a questi livelli fanno la differenza. Certo, rimane la posizione caricata tipica delle sportive (manubri leggermente più aperti avrebbero migliorato ulteriormente la situazione), ma tutto è decisamente più umano.

TRIPLE IS BACK! Ci stanno provando un po’ tutti oggi come oggi, ma sul motore a tre cilindri la Casa di Hinckley fa ancora scuola: nonostante sia più superquadro che in passato (l’alesaggio è passato da 76 a 74 mm e i cavalli da 125 a 128), il triple da 675 cc è sempre gustoso: pieno, corposo a ogni regime come prima; ora poi l’allungo è deciso, perentorio, molto simile a quello di qualsiasi 4 cilindri 600 jap. Con però più coppia ai bassi regimi, da sempre tallone d’Achille di molte giapponesi. Cosa chiedere di più?

TUTTI A MODENA Ok, che in strada la nuova Triumph Daytona 675 R vada meglio mi è chiaro. Ma come se la cava in pista? Manco a farlo apposta, devo farmi un paio di turni tra i cordoli di Modena per un test di caschi. Quale occasione migliore per la mia bella donzella? Per di più, Modena è un circuito tortuoso, stancante, perfetto insomma per mettere alla frusta una piccola e agile supersportiva.

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PRIMO ROUND Il primo turno mi serve a prendere confidenza, anche se in realtà bastano un paio di giri a instaurare un bel feeling. È il bello delle supersportive medie di oggi: qualche metro e la senti subito tua, puoi subito spingere senza patemi d’animo. La rinnovata posizione di guida mi piace ancora di più in pista, dato che la vecchia versione era troppo estrema anche per spingere, affaticando i polsi oltremodo dopo pochi giri.

ME PIACI Quello che mi piace di moto come la Daytona 675 R è l’equilibrio tra motore e ciclistica. Rispetto al passato, in pista è ancora più affilata grazie all’infinità di regolazioni. Regolazioni tra l’altro a cui la piccola Day è molto sensibile, perché bastano un paio di click e il comportamento cambia radicalmente. Frena forte, molto forte, ma mai brusca. La butti dentro sicuro di un avantreno granitico, che trova già da subito il giusto appoggio, merito sicuramente anche delle Pirelli Supercorsa SP di primo equipaggiamento. Dove è migliorata ulteriormente è nei cambi di direzione: se prima non eccelleva nella pratica, ora grazie allo scarico basso e alla centralizzazione delle masse è più svelta nei pif paf, pur rimanendo stabile e neutra a centro curva. 

URLA CHE TI PASSA Promosso a pieni voti anche il motore. Qui più che in strada riesco ad apprezzarne le migliorie: ora la piccola Day urla che è un piacere, fino agli oltre 14 mila giri del limitatore c’è spinta utile. Dove infatti la vecchia murava (attorno ai 12 mila), la nuova versione sembra insistere con maggior convinzione. Così usi meno il cambio (peraltro fantastico, il nuovo cambio elettronico adatta la velocità di cambiata in base al regime del motore e agli alti è un fucile), potendo tenere la marcia tra una curva e l’altra senza cali di potenza avvertibili. Quello che manca è un pelo di elasticità rispetto alla vecchia versione, che si nota soprattutto nelle curve in ripartenza dove è necessario farla scorrere di più. Ma è davvero cercare il pelo nell’uovo.

PER NATALE? Proprio bellina la nuova Daytona 675 R: raramente mi capita di affezionarmi alle moto in prova ma lei è una di quelle che ha toccato le corde giuste. Il motore dalla voce così roca, il cambio elettronico, la sua efficacia e il suo carattere in pista…C’è solo una cosa che proprio non mi va giù: il prezzo. 13.950 euro sono troppi, specie in un periodo in cui le supersportive sono meno apprezzate di uno strip tease di Mara Maionchi. La sostanza c’è e non si discute, ma perché non dovrei pensare a una qualche millona, con un listino tutto sommato simile?

Foto: Snap Shot di Casale Cesare


Pubblicato da Alessandro Codognesi, 19/10/2013
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