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Moto Guzzi Breva


Avatar Redazionale , il 11/03/03

21 anni fa - La prima Guzzi completamente nuova dell'era Beggio è pronta a scendere in strada.

La prima Guzzi completamente nuova dell'era Beggio è pronta a scendere in strada. La Breva è un modello importantissimo che vuole riacchiappare Guzzisti vecchi e conquistarne di nuovi. Dalla sua una linea che piace, un motore completamente rivisto e una qualità generale finalmente all'altezza della concorrenza. Piacevole da guidare meriterebbe ammortizzatori migliori e qualche cavallo in più. Ma la strada imboccata è quella buona.

COM’È Inutile nasconderlo, c’è una grandissima attesa attorno alla Breva. Questa media cilindrata dal look gradevole rappresenta, infatti, il primo grande passo verso la nuova produzione Moto Guzzi, quella fatta di moto inedite, aggiornate nel look e nella tecnica. Finora Aprilia ha lavorato nell’ombra, una miriade di modelli speciali con manubri bassi, manubri alti, colorazioni differenti. Tutto per dare segni di vitalità, per far capire che il Marchio una volta acquistato non sarebbe stato abbandonto a se stesso. Finora il lavoro è stato teso ad aggiornare i modelli esistenti, ricercandone la necessaria affidabilità e l’indispensabile qualità costruttiva. Senza contare le opere realizzate all’interno dello stabilimento, con nuove catene di montaggio e quant’altro. Lavoro nell’ombra, che però ha portato i suoi frutti. Spinto forse dall’entusiasmo della nuova acquisizione, il mercato ha risposto positivamente e la Guzzi in due anni (dal 2000 al 2002) è passata dalle 6000 alle 9000 moto vendute, con un bilancio che finalmente fa sorridere. Nel 2000 Guzzi perdeva 10 milioni di Euro, nel 2002 ha raggiunto il pareggio.

ARIA NUOVA Ma, ovviamente, tutto questo non basta. Sebbene composta di modelli validi, la gamma Guzzi ha bisogno una bella svecchiata e la Breva è il primo capitolo di questa nuova storia. Nulla di trascendentale, in realtà, il motore è ancora quel V2 di 90° che da decenni lavora onestamente sulle Guzzi, la ciclistica è quanto di più tradizionale ci sia, ma quello che conta è che tutto e realizzato con maggiore cura, confezionato con più attenzione senza trascurare il dettaglio estetico. È questa la prima cosa che si percepisce guardando da vicino la Breva e toccandola con mano.

PERPLESSITÀ

Esteticamente lasciano un po’ perplessi i due scarichi cromati, che paiono retaggio di un'epoca che fu e l’aspetto sempliciotto dei due ammortizzatori (poi confermato anche nella prova dinamica), mentre personalmente trovo un po’ bruttino l’accoppiamento del cardano color alluminio "nature" con il cerchio verniciato (e dall’ottima finitura superficiale tra l’altro). Già che c’erano potevano verniciare anche quello oppure lasciare anche i cerchi color alluminio.

SEMPLICEMENTE BELLA

Per il resto la Breva è un bell’oggettino, fatto di soluzioni tradizionali, ma ben amalgamate tra loro. Guzzi non ha voluto strafare lasciando scelte ardite e voli pindarici ai prototipi da salone. La nuova settemmezzo si butta a testa bassa in un segmento dove spuntarla non è certo facile, dove occorre solidità.

CONCORRENZA AGGUERRITA

Il prezzo di 7600 Euro la mette, infatti, in competizione con moto dai grandi numeri quali Ducati Monster 620 o Honda Hornet, senza dimenticare la Yamaha Fazer 600 o la Kawasaki ZR-7. Motorette con cui la Breva volente o nolente di dovrà confrontarsi, avendo come buone carte da giocare il fascino di un marchio entrato nella leggenda, una certa dose di tecnologia in più (soprattutto rispetto alle Jap), ma soprattutto, la voglia di tanti guzzisti (magari ex possessori di V 35 e V50 o V 65) di tornare sulla "loro" moto. Certo il prezzo non l'aiuta.

MOTORE EX NOVO

Complice della rivisitazione estetica è anche il motore che i progettisti hanno lievemente rimodernato anche nel Look. Bastano due coperchi valvole ridisegnati e il V2 pare già più nuovo di quello che è. In realtà il lavoro maggiore è avvenuto dove non batte il sole, all’interno di carter e cilindri. Il motore mantiene lo schema tecnico di sempre: bicilindrico a V di 90 gradi raffreddato ad aria, con distribuzione ad aste e bilancieri, due valvole (parallele) e cambio a cinque marce. Poi, però, c’è stato lavoro certosino d’affinamento che non ha tralasciato nessun particolare: dall’albero a camme, agli ingranaggi del cambio, ai pistoni, alle fasce elastiche.

OCCHIO AL CAMBIO

Un occhio di riguardo ha meritato il cambio primo vero punto debole del V2 Guzzi, che ora ha accoppiamenti completamente rivisti e promette di non fare più lo "gnorri" quando si vuole innestare una marcia. Insomma, il bicilindrico è stato rivoltato come un calzino con l’unico scopo di renderlo un po’ meno "grezzo" e più affidabile e longevo.

EURO 2

Non solo, il V2 adesso è anche molto pulito perché rispetta già le norme Euro2, grazie anche all’alimentazione a iniezione elettronica (due corpi farfallati da 36 mm) e al catalizzatore trivalente con sonda Lambda. Tutto per una potenza di 48,28 cavalli a 6800 giri e una coppia di 54,7 Nm a soli 3600 giri.

CICLISTICA PRAGMATICA

Un bel telaio doppia culla d’acciaio derivato da quello della Nevada (ma con misure differenti), una forcella Marzocchi con steli da 40 mm ed un paio d’ammortizzatori (regolabili nel precarico tramite ghiera filettata), sono tutto ciò che serve per una moto di sostanza quale vuol essere la Breva.

DUE DISCHI

A frenare pesano un discone flottante da 320 mm con pinza a quattro pistoncini e un disco posteriore da 260 mm con pinza a due pistoncini contrapposti. Tutto, dunque, è stato studiato per essere soprattutto funzionale ed usabile da chiunque voglia in futuro acquistare la Breva.

VERSATILE

Ai principianti piacerà senz’altro sapere che la moto è compatta, piuttosto leggera (182 kg a secco) e ha una sella a soli 79 cm da terra. Chi ama viaggiare, invece, apprezzerà senz’altro il piccolo cupolino di serie sulla Breva, il pulsante dell’Hazard (comodo anche per chi non viaggia in verità) e la possibilità di equipaggiare la Breva come una piccola globe trotter, con valige laterali (disponibili in due diverse capienze 30 e 40 litri) e portapacchi. Tra gli altri accessori dedicati disponibili la sella Lady con diverso profilo ed altezza ridotta a 760 mm, la borsa da serbatoio da 25 litri, il cavalletto centrale, un parabrezza più alto e gli ammortizzatori posteriori regolabili della Bitubo. I più curiosi potranno provarla già a partire dalla fine di marzo, i primi esemplari in vendita saranno disponibili ad Aprile.

COME VA La percezione di una maggiore qualità non si arresta all’esame statico, ma prosegue una volta montati in sella ed avviato il motore. Innanzitutto la moto è molto compatta, con una sella realmente bassa e una posizione di guida confortevole ed ergonomica. Snella nella giunzione tra sella e serbatoio, la Breva manda segnali tranquillizzanti sin dal primo approccio.

SILENZIO GIRA IL GUZZI

Il gran lavoro svolto sul motore si fa sentire anche ad orecchio, facendo dimenticare in fretta certi sferragliamenti del passato. Ben silenziato di aspirazione e di scarico, il V2 gira al minimo come un orologino senza farsi sentire. Bella sensazione.

AGILE

Le dimensioni compatte e il peso relativamente contenuto si fanno ovviamente sentire anche nella guida. L’agilità della Breva è la prima annotazione piacevole che registro appena le ruote iniziano a muoversi. Guidarla è facile come andare in bicicletta dato che la Breva richiede uno sforzo fisico praticamente nullo per essere condotta: l’obbiettivo Guzzi di creare una moto davvero per tutti si può considerare centrato in pieno.

GOMME SLIM

Da approvare anche la scelta tecnica di montare pneumatici di sezione piuttosto ridotta, soprattutto al posteriore dove il 130/80 ci riporta a qualche anno fa. Certo il look ne risente e vedere la Breva da dietro non fa un grande effetto, ma un pneumatico più largo non farebbe altro che penalizzare la maneggevolezza (ed il portafogli) senza portare alcun reale vantaggio dinamico. In compenso la Breva ha un limite nell'angolo di sterzo piuttosto limitato che la penalizza un po' nella guida in città. Un po' di spazio per ampliarlo ci sarebbe: in Guzzi stanno lavorando per ovviare al problema.

GUIDA FACILE

Così la Breva si butta in piega senza sforzo dimostrandosi molto gradevole da guidare, almeno fintanto che non si vuole strafare. Non c’è bisogno di fare gli smanettoni, basta viaggiare allegrotti perché gli ammortizzatori dimostrano con i fatti la loro economia che si nota anche visivamente: troppo morbidi e sfrenati, fanno incappare la Breva in qualche oscillazione di troppo. Direi che, in ogni caso, i Bitubo possano essere considerati un optional obbligatorio fin dal momento dell’acquisto. Certo è che la Breva non nasce per fare le corse, il V2 è un motore pacifico che eroga la potenza con fluidità senza nessuna cattiveria e che sorprende soprattutto per un’elasticità e una rotondità di funzionamento che prima gli erano sconosciute. Si scende in quinta sotto i 2000 giri per riprendere senza problemi.

DA QUATTRO A SETTE

Fino ai 4000 giri non c’è una gran grinta in verità, anzi il motore è un po’ fiacco, ma da quel regime in poi l’erogazione è piacevole e non senza un certo brio, con vibrazioni quasi inavvertibili e un allungo dignitoso, che porta la Breva alla soglia degli ottomila giri indicati. In realtà oltre i 7000 è inutile insistere, meglio innestare una marcia e andare via di coppia che ci si guadagna di sicuro.

CAMBIO IN MEGLIO

A proposito di cambio, anche se la perfezione resta lontana, il cambio della Breva segna un deciso passo avanti rispetto a quello che lo ha preceduto. La corsa è ancora un po’ lunga e la velocità d’innesto non è proprio elevata, ma resta il fatto che ora è davvero difficile sbagliare l’aggancio del rapporto, sia in scalata che in salita. Well done, Guzzi.

48 BASTANO

Ovvio che da 48 cavalli sia lecito non aspettarsi una grinta strappabraccia, ma se usata come le compete la Breva è molto gradevole e offre le prestazioni che ci si aspettano da una moto del genere. In velocità non ci si può lamentare, con un breve lancio il tachimetro ha sorpassato agilmente i 160 indicati, segno che i 178 km/h dell’omologazione sono a portata di mano senza troppi problemi.

AUTOSTRADA OK

Facile immaginare che, in autostrada, la Breva possa mantenere agilmente i 140 di crociera, velocità a cui il cupolino della Breva svolge più che dignitosamente il proprio dovere, proteggendo spalle e busto del pilota e lasciando alla sferza del vento solo il casco.

FRENO DA TIRARE

Buona ma senza eccellere la frenata: sinceramente mi aspettavo un po’ più di grinta dall’impianto anteriore, che richiede una bella strizzata di leva per lavorare a dovere. Evidentemente, però, in Guzzi hanno preferito privilegiare la modulabilità e la facilità d’utilizzo anche per chi non è un esperto. Chi vuole una maggiore grinta potrà sempre optare per pastiglie con la mescola più morbida. Stesso discorso per il freno posteriore, non potentissimo, ma poco incline al bloccaggio anche quando si pesta con una certa decisione sul pedale.

OBBIETTIVO CENTRATO

Costi ridotti, buona qualità e comportamento dinamico onesto sono dunque gli assi che questa Breva può buttare sul piatto. La prima moto del nuovo corso ci pare azzeccata per il target che vuole andare a colpire e per l’utilizzo che propone. C’è tanto di nuovo nella Breva, ma c’è anche tanta Guzzi, nel carattere e in certe soluzioni tecniche. In fondo è giusto così, altre case hanno già dimostrato che è possibile fare moto moderne e vincenti nel segno della tradizione, quindi perché a Mandello non dovrebbero fare altrettanto? Aspettiamo altre buone nuove Ing. Beggio.

In questo servizio:Casco:Nolan N100Giacca:Spyke EstroScarpe:Dainese TTR


Pubblicato da Stefano Cordara, 11/03/2003
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