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Prova

KTM 1290 Super Duke R


Avatar Redazionale , il 19/02/14

10 anni fa - 180 cavalli per tutti

Sportiva senza carene? Nient’affatto. Moto da sparo intrattabile? Manco a parlarne. La KTM 1290 Super Duke R è capace di spararvi nell’universo delle prestazioni come di cullarvi tra un semaforo e l’altro. Senza farvi saltare le otturazioni

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GRAZIE KTM! Non è da molto che KTM si è messa a fare moto da strada. Ma per fortuna, qualcuno ai piani alti ha pensato fosse il caso di mettere a frutto il know-how anche al di fuori dello sterrato. E - guarda un po’ - sono venute fuori moto pazzesche. Certo, le prime versioni di Duke, Super Duke e l’incompresa RC8 erano mezzi per esperti, clienti che sapevano esattamente cosa volevano e come la volevano. Ma negli ultimi anni, tutto è cambiato grazie all’elettronica e KTM ha reso facili moto dal carattere focoso. Molto focoso. Un’alchimia segreta, che la KTM 1290 Super Duke R incarna all’ennesima potenza: lì nel suo traliccio è racchiuso un mostro, capace di potenze quasi nucleari. Ma, ed è questo il nocciolo della questione, solo se lo vuoi: se non vuoi, lei va pian pianino senza battere ciglio. E allora, rallentiamo.

MA CHI SEI? Innanzitutto, che moto è la KTM 1290 Super Duke R? Sarebbe stato semplice risolverla togliendo le carene alla RC8, incernierare un manubrio alto e buonanotte ai suonatori. Non è andata così. Perché si voleva una moto dalla prestazioni estreme ma anche utilizzabile da chiunque e ovunque, anche per farsi un viaggio. Diversamente da quelle che vengono additate come le sue diretti concorrenti: Aprilia Tuono V4R e BMW S1000R. Tabula rasa, quindi; motore, ciclistica, ergonomia ed elettronica sono tutti stati realizzati ad hoc per la Dukkona.

DUE BESTIACCE… Partiamo dal motore della KTM 1290 Super Duke R, argomento più discusso sul web per il suo incredibile curriculum. Di fatto, la base è l’LC8 che già equipaggia Adventure e RC8, ma sono aumentati alesaggio e corsa (108 x 71 mm) e ci sono nuovi pistoni e bielle, più leggeri che mai. Ora sono 1.301 i centimetri cubi del bicilindrico a V di 75°, mentre potenza e coppia salgono a 180 cv a 8.870 giri e 144 Nm (di cui 100 già disponibili a 2.500 giri!). Sono numeri pazzeschi, che portano la Bestia sul podio delle supernaked più potenti di sempre. A corredo ci sono i sistemi elettronici già visti sull’Advenutre: Traction Control regolabile su più livelli, tre mappe motore (Sport, Street e Rain, quest’ultima limitata a 100 cv) e ABS Bosch 9ME settabile su vari livelli di intervento tra cui il livello Supermoto, che permette ingressi in curva derapanti. E per non sbagliare, anche la strumentazione è la stessa della 1190 Adv.

… IN GABBIA Il mostruoso bicilindrico è racchiuso nella gabbia a traliccio d’acciaio, che solo in parte deriva dalla RC8. È stato stirato e maneggiato, per avere quote ciclistiche tutte sue: ora ci sono uno sterzo aperto di 24°9’ (piuttosto aperto), un’interasse di 1.482 mm e una sella bassa: solo 835 mm (per fare un esempio, è 1 mm più alta della Kawasaki Z800). Primizia assoluta per KTM, sulla Super Duke fa capolino un bel forcellone monobraccio, collegato al telaio tramite un mono WP completamente regolabile. Davanti, invece, c’è una forcella pur sempre WP ma regolabile in compressione/estensione, non nel precarico. Non manca un equipaggiamento freni da reparto cose: davanti ci pensano due pinze Brembo monoblocco M50 che lavorano dischi da 320 mm. Capitolo gomme, dietro c’è un bel 190/55 Dunlop Sportsmart2. In totale, la 1290 pesa 189 chili a secco (il serbatoio è da 18 litri) e KTM dichiara essere in grado di raggiungere i 200 km/h in soli 7,2 secondi.

POCHE MA BUONE La Super Duke 1290, per ora, è disponibile nell’unico allestimento R comprensivo di tutto il pacchetto meccanico ed elettronico appena descritto. KTM la propone a 15.650 euro in due colorazioni, arancione o nera, e gli accessori ufficiali sono numerosi. Tanto per farvi capire cosa si intenda per “moto da usare ovunque e da chiunque”, ne cito due su tutti: le borse laterali e il navigatore!

IN QUESTO SERVIZIO

Casco HJC RPHA10 PLUS FURIA MC1

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DA DOVE PARTO? La KTM 1290 Super Duke R è la moto più attesa e discussa del momento, almeno per chi ha il cuore irrorato di adrenalina. È bastata una foto della Bestia (questo il colorito soprannome della Super Duke) postata su  Facebook per intasarmi la chat di domande, pareri: “Allora come va la Bestia? Dimmelo, sono troppo curioso!” . Quindi, da dove comincio? Dai 180 cavalli, dall’elettronica o da come si guida? Facciamo così: voi sedetevi comodi, e io ve la racconto come se fossimo al bar, davanti a un bel paio di birre. Il primo giro lo offro io…

LIVELLO GIAPPO Partiamo da quello che, finalmente, c’è anche sulle moto arancio: la qualità percepita. Non serve viaggiare nel tempo per ricordardsi le kappone grezze, messe assieme un po’ così. Nulla a che vedere, insomma, con le giapponesine perfettine. Ma ora è diverso. Le plastiche della KTM 1290 Super Duke R sono belle da vedere e da toccare, come pure la strumentazione. La sella non è una lastra di compensato verniciata ma c’è vero materiale soffice, nulla a che vedere con le KTM vecchia scuola. La prima Super Duke, per esempio. E poi ora ci sono i fari a Led, i comandi al manubrio per l’elettronica: tutto è molto curato e rifinito. Capitolo estetica: molto soggettivo, ma a me piace. Anche quando me la immagino senza specchietti, scarico sotto alla moto lungo quanto una cicca e con un portarga a mo’ di parafango. Molto hardcore. Il fanale incorporato nella coda invece lo lascerei così: le strisce di Led rosse su sfondo nero sono al limite del demoniaco.

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SURPRISE! La KTM 1290 Super Duke R è una moto facile, e questo è un fatto incredibile e indiscutibile. Perché quando leggi 180 cavalli per poco più di 180 chili ti aspetti un mostro sputafuoco, con il quale impenni mollando la frizione e che non lascia scampo a chi non è almeno un mezzo-pilota. E invece no. La seduta è bassa e tra le gambe è strettissima, per aiutare chi non ha lunghe leve e per sentirsi più che mai dentro la moto. I comandi sono morbidi e la posizione non affatica mai. Tutto va bene ed è semplice, complice un raggio di sterzo degno di questo nome. Scacciate dalla mente le vecchie, scorbutiche KTM: a lei, già dai primi metri, dai del tu.

SEGRETO DI PULCINELLA Il trucco è nella posizione di guida ma soprattutto nella manetta: il Ride by Wire ha una gestione al limite della perfezione. Termini come on-off o ritardo di risposta non esistono. Esiste solo il vostro cervello collegato via Wi-Fi alla ruota posteriore: chiedi poco e lei va poco, non balzella e non scalcia come fanno molti motori sovradimensionati. Viaggiare sotto i 3.000 giri sembra la cosa più normale del mondo con la Super Duke, perché non strattona e voi viaggiate sereni come se la moto avesse 70 cavalli. Solo che in sesta, a 3.000, siete già a 130 km/h. Vibrazioni? Poche e solo oltre i 6.000.

GIÙ COL GAS Ok, che sa andare piano la KTM 1290 Super Duke R l’ho capito. Ma se mi gira, e giro la manetta? Allora la Bestia mi chiarisce il significato del termine “prestazioni”. Per rendere l’idea, immaginate uno di quei vecchi turbo ad alta compressione: gira poco e abbastanza lento, ma spinge come un toro che vede rosso. Già poco oltre i 3.000 giri la coppia è bestiale, da reattore nucleare. Da qui fino a circa 6.000 c’è praticamente tutto quello di cui si può aver bisogno, anche per uscite a cannone e anche con la marcia alta. Ma è oltre questa soglia che si scatena l’inferno: da 7 a circa 11 mila giri i due pistoni grossi quanto un pallone da mini-basket spingono come forsennati, proiettandovi nella dimensione in cui gravitano poche altre moto al mondo. Per intendersi, quelle categorizzate come dragster o robe simili.

GIRA CHE TI GIRA Ok, sa andare piano e anche fortissimo sul dritto. Ma in curva? Semplicemente fantastica: francamente, non ricordo molte altre moto che mi abbiano dato così tanta fiducia da subito. Immaginate una moto stabile di avantreno ma agile, un motore esagerato ma perfettamente gestibile, una frenata da superbike ma sempre controllata. Il tutto, condito da una posizione sportiva ma che non affatica. Il risultato è la Super Duke, una divora-tornanti che in cambio richiede uno sforzo minimo, mentale e fisico. Un po’ come gli ottovolanti di Gardaland, ti emozionano come un bimbo e a te non rimane che goderti la giostra. E poi perdona tanto: entri in curva con i freni in mano, dai gas troppo presto, quello che ti pare. L’elettronica e l’equilibrio intrinseco mettono una pezza alle mancanze e al troppo entusiasmo.

GUIDA DI MENTE, SANITÀ DI CORPO E così ti ritrovi a farla girare con il gas: imposti la curva con il busto, ma percorrenza e uscita le fai tutte con la manetta, tra i 4 e i 7 mila giri, scegliendo se stringere la corda o allargare. Magari su una ruota. Se poi ci mettete un’elettronica che amplia ancora di più il ventaglio di utilizzo, perché funziona non limitandosi a strozzare il motore, capite perché dico che è a prova di idiota. Ho provato moto con la metà della potenza ma scomode e impegnative il doppio.

ALT! Il vero limite al divertimento alla fine siete voi. Perché dopo un po’ ti senti Superman, puoi accelerare quando vuoi e idem frenare. Ma come in tutto, arriva un punto in cui bisogna dire basta. Meno male che c’è un chiaro tachimetro, che recita cifre senza senso nel giro di pochi secondi.

LA FAMOSA ASTICELLA Se ve lo state chiedendo sì, l’asticella è alzata. E non di poco. Oggi, 180 cavalli non fanno più impressione. Quello che fa impressione è come la Super Duke li mette a disposizione di chi guida. Oggi ci sono naked altrettanto potenti (o quasi) e sono quasi certo che qualcuna di queste sia anche un poco più veloce in pista (la Tuono V4R non è poi tanto diversa da una RSV4 senza le carene e con i riser alti). Ma a differenza delle altre, la Super Duke è un progetto nato e sviluppato quasi da zero, per offrire prestazioni esagerate ma da poter utilizzare tutti i giorni. Un po’ il concetto delle Porsche, per intendersi. Guardatela nella foto: lo sbalzo che c’è tra sella e serbatoio è una nicchia perfetta per coprire il busto dall’aria. Con il risultato che a 130 - 140 km/h costanti viaggi bene. Mettetele un paio di borse e ci potete fare un viaggio, comodi. Togliete targa, specchietti e fari e staccate il tempo a Franciacorta. Naked del futuro non è forse la definizione esatta, ma rende bene l’idea. 

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Pubblicato da Alessandro Codognesi, 19/02/2014
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