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In sella a: Yamaha FZ6


Avatar Redazionale , il 30/01/04

20 anni fa -

Tutta nuda e con grandi obiettivi la FZ6 arriva a "disturbare" sua maestà Hornet in un segmento importantissimo in Italia. Ha buone carte da giocarsi, su tutte il look accattivante e validi contenuti tecnologici. Ha un motore potente e una ciclistica sana, pur con sospensioni morbidine per la guida spinta. Un bel prodotto ad un prezzo interessante. La sfida è lanciata.

MILLIMETRI Quattro millimetri possono cambiare la vita? Sicuramente no, ma possono renderla leggermente migliore. In questi quattro millimetri è, in effetti, riassumibile la differenza tra la Fazer e la FZ6. A parte, ovviamente, l'assenza della carenatura, le due moto sono assolutamente identiche nella tecnica e per questo vi rimando alla prova della Fazer per averne la descrizione di motore e telaio. Ma quel manubrio li, quello della FZ6 a me piace molto di più. Diverso nella forma, è più dritto, meno chiuso, e alla fine più largo di quattro millimetri, appunto. Fatto sta che in sella alla FZ6 respira un’altra aria. Posizione in sella lievemente più caricata sull’avantreno, braccia larghe a mostrare i muscoli del pilota, e miglior controllo del mezzo.

CAMBIA IL METRO Questione d’aspettative. Cosa ti aspetti da una Fazer? Che possa viaggiare, che sia comoda, che abbia una guida tonda, e un motore bello pieno di coppia anche ai medi. Cosa ti aspetti da una FZ6? Che sia il giocattolino da città, bello, con cui fare bella figura nel locale alla moda, con cui volteggiare nel traffico e se possibile divertirsi un po' a guidare nel misto. In quest'ottica cambia ovviamente anche il metro di giudizio con cui giudicare due moto che tecnicamente sono identiche.

CYRANO

La mancanza del riparo lì davanti ti pone subito in un'altra dimensione, quella del ludico, cui la FZ6 risponde con piena soddisfazione. A partire dall’estetica caratterizzata da quel "naso" alla Cyrano de Bergerac che sarà forse anche un po’ ispirato alla Brutale ma ci sta un gran bene. Quasi scontato lo scarico alto, un po’ meno altre finezze che aggiungono quel po’ di high tech che su un mezzo del genere non guasta di sicuro. L’unico telaio pressofuso in alluminio della categoria, il motore derivato dalla prepotente R6 con tanto d’iniezione elettronica, una strumentazione futuristica tutta cifre digitali e barrette.

METTI DI LA… TOGLI DI QUA

Tanto look, quindi, ma anche tanta sostanza, anche se per contenere al massimo i costi (non solo di produzione ma anche d’acquisto), la Yamaha ha badato bene a non sprecare risorse. Così la contropartita di un bel telaio d’alluminio, è una sospensione non progressiva (e un forcellone bruttino); quella di un motore ad iniezione elettronica, sono supporti delle pedane del passeggero tristarelli e delle semplici pinze flottanti al posto di quelle monoblocco onnipresenti su tutta la produzione Yamaha. Ma la moto è fatta bene, curata nei particolari che contano come nel supporto del faro, negli indicatori di direzioni piccini, nel manubrio verniciato di grigio che non pare un tubaccio piegato e basta. Standard Yamaha, insomma.

PROMOSSA

E poi, se è vero che in questa categoria la moto non deve solo essere bella, ma anche costare poco, direi che Yamaha ha svolto alla perfezione il compitino. Anche perché, alla fine, il risultato estetico è notevole e quando si stacca l’assegno siamo a 7590 € chiavi in mano. Ovvero meno di uno scooterone. Ma vuoi mettere?

CONFRONTO SCONTATO

Logico che il confronto con la Hornet sia inevitabile, il best seller Honda è il principale competitor con cui la FZ6 si dovrà confrontare. Detto questo sappiate che la Yamaha è un po' meno "biciclettina" e un po' più "moto". Perché ha dimensioni più abbondanti, un serbatoio più importante (anche in mezzo alle gambe), sella più ampia (e anche più alta), più comfort in generale sia per il pilota sia per il passeggero che ha anche due bei maniglioni cui appigliarsi. Sensazioni nettamente percepibili salendo in sella, così come si avverte che con quel manubrio si avrà un controllo ottimale della moto, anche se io, quasi quasi, avrei preferito una posizione di guida leggermente più caricata in avanti, ma sono finezze, gusti personali. Sappiate anche che è una moto leggera (186 kg a secco), facile, assolutamente gradevole da guidare in ogni situazione.

MORBIDA

La differente destinazione d’uso modifica anche i giudizi sulla guida. Il telaio è piacevolmente rigido, le sospensioni invece sono morbidine, (e anche un po’ sfrenate) privilegiando senz’altro il comfort alla sportività. Una taratura comunque soddisfacente nel 90 per cento delle situazioni in cui verrà usata la FZ6 (pavè compreso). Ma aggiungo che è un peccato che non si possano regolare almeno un minimo (l’ammortizzatore solo nel precarico molla), perché viste anche le doti del motore, quando quando il ritmo aumenta si vorrebbe qualcosa di più consistente tra noi e l’asfalto, soprattutto quando è sconnesso.

AMA IL LISCIO

In compenso, se il fondo è liscio nessun problema, la FZ6 fila via che è un piacere anche a ritmi sostenuti. E anche sui freni c’è di che sorridere. Complice anche il peso ridotto della moto, l’impianto anteriore non accusa complessi d’inferiorità rispetto alle pinze monoblocco onnipresenti su tutti i modelli Yamaha, anzi ne mantiene l’efficacia e la modulabilità.

ATTENTI A QUEI QUATTRO

Le origini sportive del quattro in linea non si nascondono più di tanto sulla FZ6, anzi emergono prepotenti quando il contagiri (poco visibile) si riempie di tacchette nere su su fino ai 14.000 del limitatore. In poche parole la cattiveria del seicentino Yamaha c’è tutta, e se tutta questa grinta agli alti poteva sembrare superflua per l’utilizzatore tipo della Fazer, sulla FZ6 assume la connotazione di un valore aggiunto da sfoggiare con gli amici. Di contro non aspettatevi il tiro di un trattore. Da un seicento perdipiù disposto a girare così alto non si può pretendere più di tanto.

DOPPIA IDENTITÁ

Tra l’altro, come già rilevato sulla Fazer, il motore ha un comportamento assolutamente gradevole e una spinta consistente dai 3 ai 6000 giri, un range perfetto per passeggiare con un fil di gas e riprendere senza troppi patemi. Poi ha come una pausa di riflessione che precede l’esplosione della potenza dai 10.000 ai 14.000 giri, che la FZ6 raggiunge con un allungo rabbioso da vera sportiva. Insomma, ci si diverte anche perché con le Bridgestone BT 020 la FZ6 trasmette un feeling decisamente maggiore di quello che avevo rilevato con le Dunlop D 252 provate sulla Fazer (entrambe sono di primo equipaggiamento anche sulla FZ6).

ACCORCIATELA

Volete divertirvi ancor di più? Accettate un consiglio, provate a montare una corona con tre denti in più. Sono convinto che avrete una moto ancor più godibile in ogni condizione, che vi farà chiamare meno in causa il cambio (un po' lungo negli innesti ma preciso), e che anche ai medi regimi sarà un’altra vita. In fondo rinuncereste solo ad un zic di velocità massima, ma a duequaranta con una nuda chi ci va? Già a 140 la pressione dell’aria è consistente, e i muscoli del collo reclamano, per cui fate i vostri conti, avete tempo fino a febbraio, poi la FZ6 arriverà dai concessionari.In questo servizio:Casco: Vemar Alien VSSGiacca: Dainese Vincent Guanti: Alpinestars SP-SScarpe: Dainese Scout
Pubblicato da Stefano Cordara, 30/01/2004
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