Finalmente in sella a una delle moto più attese del 2010, per scoprire che le innumerevoli innovazioni della VFR 1200 F non hanno cambiato il carattere di questa veloce sport-tourer, ma ne hanno ampliato di molto le capacità. Non saranno poche le concorrenti che accuseranno il colpo...
FRIZIONE? SOLO UNA, PER ORA Sgomberiamo, però, il campo dai dubbi e diciamo subito che la presentazione cui abbiamo partecipato ha riguardato la sola versione dotata di cambio tradizionale, mentre per il tanto declamato cambio a doppia frizione bisognerà attendere fino all'anno prossimo (presumibilmente verso l'estate). La cosa, tuttavia, ci ha dato la possibilità di cogliere il notevole passo avanti fatto dalla sesta generazione della "viefferre" nei confronti della moto che va a sostituire, senza che l'attenzione venisse catalizzata da un particolare tanto "forte" e innovativo.
RIPARTITI DA ZERO D'altro canto, parlare di aggiornamento in questo caso è impossibile. A parte la disposizione a V dei 4 cilindri, infatti, il progetto della nuova VFR è qualcosa di assolutamente diverso da quello che abbiamo visto fino ad ora. Diverso anche nel look, assolutamente "di rottura" e che sottolinea come in comune con la precedente VFR non ci sia davvero nulla. Qui si è partiti da zero, ma la nuova VFR conferma ancora una volta di essere la vera bandiera tecnologica del marchio, tanto che sono ben 20 i brevetti depositati per questo progetto.
VIBRAZIONI NO GRAZIE Questa operazione però ha richiesto una disposizione particolare dei perni di manovella (sfalsati tra loro di 28°) per riuscire a eliminare le vibrazioni senza ricorrere a un contralbero, grazie anche a una gestione degli scoppi che si avvicina molto a una configurazioen del tipo "Big Bang". In pratica, gli scoppi dei cilindri 1 e 3, e 2 e 4, sono molto più ravvicinati che in passato e quasi si sovrappongono.
VICINI E LONTANI Ma questo V4 è speciale non solo per l'angolo incluso tra i cilindri; per offrire un bilanciamento ottimale e un centraggio perfetto all'interno del telaio, Honda ha utilizzato una soluzione innovativa (anch'essa presa in prestito dalla MotoGP, anche se in quel caso i cilindri erano cinque...), che prevede bancate simmetriche rispetto all'asse longitudinale del motore, con i cilindri posteriori ravvicinati e quelli anteriori distanziati tra loro. In pratica, le bielle dei cilindri anteriori sono piazzate sullo stesso perno di manovella ma a fianco e all'esterno di quelle dei cilindri posteriori.
TANTA COPPIA DA SUBITO Il tutto porta a prestazioni notevoli, dai suoi 1.237 cc il V4 Honda fa uscire ben 172,2 cv a 10.000 giri con una coppia esagerata: 129 Nm a 8.750 giri. Ancor più interessante sapere che il 90% della coppia massima sia disponibile già a 4.000 giri, un valore che fa ben capire come sarà il carattere di questa moto. Del resto, chi conosce il motore V4 sa bene che l'erogazione ai medi regimi è il suo punto di forza.
UN DIAMANTE NEL TELAIO Di fronte a tanta tecnologia motoristica e a un'allestimento di tale livello, la ciclistica appare tutto sommato piuttosto "normale": il telaio di alluminio ha struttura a diamante, la forcella da 43 mm utilizza la cartuccia HMAS come le supersportive, ma offre solo la regolazione del precarico. In compenso il monoammortizzatore, mosso da un leveraggio Pro Link, e regolabile nel precarico (su 25 posizioni) e nel ritorno idraulico.
ABS COMBINATO Anche i freni rientrano nella normalità, per Honda. I dischi anteriori da 320 mm sono stretti da pinze radiali a sei pistoncini contrapposti gestite da un sistema di ABS combinato che ripartisce la frenata tra i due assi (il disco posteriore è da 276 mm) anche quando si aziona solo il comando anteriore o solo quello posteriore. La particolarità riguarda le pinze anteriori, che utilizzano due pastiglie di forma differenziata (1/3, 2/3, per capire). Quando si aziona il pedale del freno posteriore, quindi, si agisce anche sulla sola pastiglia "piccola" della pinza anteriore sinistra, questo per diminuire il trasferimento di carico all'anteriore.
SOTTO LA LENTE: GUARDALA IN GRANDE
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CUCITA ADDOSSO La posizione di guida stessa della VFR è un limpido esempio di ecletticità, perfettamente adatta sia alle lunghe galoppate autostradali, sia alla guida di corpo. Il serbatoio "a gobba" (18,5 litri) permette di "sentire" sempre la moto e, appena saliti in sella, trovarla subito comoda fra le gambe e con il manubrio ad un'altezza perfetta. La triangolazione fra sella, pedane e manubrio ricopia abbastanza fedelmente quella della VFR 800, sebbene qui appaia leggermente più "corta", con le braccia che rimangono più piegate e, quindi, se possibile ancora più comode. Le sella è ad un'altezza media (815 mm), mentre più avanti arriverà una versione più rastremata, che abbasserà di 3 centimetri l'altezza al cavallo.
SENSAZIONI CONOSCIUTE La sensazione di avere tutto sotto controllo da subito, d'altronde, è una caratteristica tipica delle moto di Hamamatsu, sebbene nel caso di questa VFR - soprattutto a causa delle sue forme corpulente - rappresenti una piacevole sorpresa. Nella guida a velocità medio-bassa, quindi, il peso della moto non imbarazza minimamente e, anzi, stupisce come la moto sia precisa e accondiscendente nel rispondere alle richieste di chi è alla guida.
LIMITATA A 250 Forse anche perché, in effetti, con l'erogazione mostrata dal nuovo V4 di 1.237 cc al cambio rimane davvero ben poco da fare. La regolarità della spinta è tale da permettere di mantenere la sesta inserita nella maggior parte delle situazioni, potendo contare su un range di utilizzo decisamente ampio, che va da poco meno di 2.000 giri fino al limitatore, posto a 10.500 giri fino alla quinta e... un po' più in basso in sesta. Solo così, infatti, è stato possibile limitare la velocità massima della VFR 1200 F nei dintorni dei 250 km/h, giudicati più che sufficienti per una turistica sportiva.
CAMBIO DI PASSO A voler essere pignoli, nella progressione dai bassi regimi, la combinazione fra l'erogazione entro i 4.000 giri del motore, il comando "virtuale" del gas e gli inevitabili giochi del cardano hanno come risultante un leggero effetto fionda, che tuttavia non disturba e rimane circoscritto. Più evidente, invece, il cambio di carattere del motore nei dintorni dei 6.000 giri, quando all'apertura della valvola di scarico corrisponde un bel cambio di passo del motore, il cui unico effetto è l'allargarsi del sorriso di chi guida...
CARATTERE SORNIONE Con oltre 170 cavalli all'albero, poi, le prestazioni non possono che essere complessivamente notevoli, anche se a stregare sono soprattutto la capacità di allungo e la "schiena" di questo grosso V4, tale da relegare le visite nei dintorni del limitatore unicamente all'estro del momento, mentre nel 99 per cento dei casi - perlomeno su strada - il motore appare sempre in perfetta souplesse. Così, non è raro rimanere sorpresi nel verificare la velocità con cui il tachimetro mostra valori da ergastolo, oppure pensare di poter rimanere in sella all'infinito, tanto il motore è sempre sornione.
ASSETTO AD HOC C'è da dire, a onor del vero, che tanto del giudizio positivo sulla guidabilità di questa moto è ascrivibile alle condizioni perfette delle strade spagnole teatro della presentazione alla stampa e all'assetto delle sospensioni scelto per tale evento. Un breve passaggio su un tratto di acciottolato, infatti, ha mostrato quanto l'idraulica fosse "chiusa" e quindi tarata alla perfezione per contenere i trasferimenti di carico della moto nella guida meno abbottonata. Sulle - poche - asperità incontrate, invece, la sensazione che le sospensioni avrebbero potuto essere lasciate un po' più "libere" non è mancata. Anche per questo, è da verificare il comportamento della moto su strade diverse, magari più lente e tortuose, dove la sua massa, non indifferente in assoluto, potrebbe riaffiorare.
SELLA LUIGI XVI Tornando alle doti tuiristiche, un plauso va sicuramente fatto alla sella, capace di non indolenzire il pilota nemmeno dopo 300 chilometri di guida allegra e alla protezione aerodinamica della carena. Questa, in principio, sembra perfettibile, mentre in realtà è veramente buona, se si esclude una certa rumorosità alle velocità superiori a quelle previste dal Codice e dovuta al flusso dell'aria che non viene deviata oltre la parte alta del casco.