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Honda Hornet 2011


Avatar Redazionale , il 11/02/11

13 anni fa - In sella alla Honda Hornet 600 2011. Tante conferme e qualche novità.

Su strada con la Honda Hornet 2011, quinta generazione della naked giapponese più amata di sempre. Dalla sua sella tante conferme e qualche novità

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TREDICI ANNI E NON SENTIRLI Sono poche le moto sul mercato a poter vantare una militanza di lunga data, ancora meno quelle capaci di rimanere a lungo in cima ai desideri degli appassionati; la Honda Hornet 600 è una di queste e lo è dal momento del suo debutto, nel lontano 1998. Il merito di tale successo, però, non è un segreto alchemico ma piuttosto una formula basata sulla semplicità: efficacia su strada (via via sempre più affinata) unita a prestazioni adeguate, accessibili per i guidatori “acerbi”, ma sufficienti anche per quelli più smaliziati.

MAKE UP E RIVOLUZIONI La storia della Honda Hornet 600 è, in effetti, fatta di tante piccole migliorie introdotte nel corso degli anni (la ruota anteriore da 17” del 2000, la forcella rovesciata del 2005), ma anche di una piccola rivoluzione attuata con l’introduzione del model year 2007. Con quell’edizione, infatti, la moto è stata profondamente rinnovata, nel motore – preso pari pari dalla CBR/RR dell’epoca – nel telaio e nelle forme. Il primo, pur mantenendo un’impostazione monotrave, è stato realizzato in alluminio, mentre le nuove forme hanno segnato un vero e proprio momento di rottura con il “classicismo” fino a quel momento espresso dalla nuda giapponese.

ISPIRAZIONE CHIARA Dopo tre stagioni si cambia di nuovo, ma per la Honda Hornet 600 2011 non si può certo parlare di un’altra rivoluzione, dato che la tecnica è ripresa in toto dalla moto venduta fino ad ora. Quello che cambia è, dunque, la sola linea della moto, ora finalmente armonica ed elegante, oltre che ispirata chiaramente a quella della sorella maggiore CB1000R. Il legame col passato è mantenuto grazie al serbatoio (da 19 litri) ripreso pari pari dalla Hornet ’10, mentre sono inediti il disegno del codino e quello della zona frontale.

FRONTE RETRO La sella rimane in un pezzo unico e mantiene una quota simile al passato (80 cm), mentre la luce posteriore cambia di forma ma utilizza ancora le lampade LED. Furbe e ben progettate le maniglie per il passeggero, celate nella parte inferiore del codino stesso e meno invadenti rispetto a quelle della versione precedente di Honda Hornet 600. Sostanziose anche le modifiche introdotte nella parte frontale, dove faro, cupolino e strumentazione sono completamente nuovi; in generale le superfici sono più uniformi e compatte e il nuovo faro – sempre di forma triangolare – ricorda quello della CB1000R. Questo è poi contornato da un compatto scudo in tinta con la carrozzeria e da due “baffi” color titanio, che dovrebbero contribuire a fendere meglio l’aria e a indirizzarla lontano dal busto del pilota.

HA NUOVI NUMERI Scompare la curiosa strumentazione “appoggiata” della precedente Hornet 600 per lasciare spazio a un’altra di tipo completamente digitale e annegata nel cupolino. Ora davanti agli occhi di chi guida c’è un cockpit molto compatto e hi-tech, con tutte le informazioni utili, ma nulla di più. Manca, per esempio, un indicatore della marcia inserita, mentre la leggibilità del contagiri a barre orizzontali non è sempre intuitiva.

ORGOGLIO ITALIANO Il posto di guida, inoltre, alterna soluzioni pregevoli – come la suddetta strumentazione – ad altre leggermente cheap, come il manubrio cromato e di sezione non particolarmente gratificante per l’occhio. In generale, però, le finiture della Honda Hornet 600 non prestano il fianco a critiche particolari, mentre, all’opposto, si apprezza il buon lavoro fatto sugli abbinamenti cromatici e di finitura fra le diverse parti di telaio e meccanica: una cura che alcune concorrenti si sognano e che fanno onore agli impianti produttivi di Atessa (in provincia di Chieti) da dove le Hornet 600 “escono” quotidianamente.

CONFIDENZA IMMEDIATA Se l’occhio di chi guida può accorgersi di lievi concessioni al budget, tutto il resto del corpo di chi prende posto sulla sella della Honda Hornet 600 2011 non avrà nulla di cui lamentarsi. L’ergonomia è perfetta per piloti di un ampio spettro di taglie, mentre la docilità di tutti i comandi è quella tipica dei prodotti con l’ala dorata. Ne consegue che la moto è semplice da utilizzare in ogni occasione e permette di darle del “tu” dopo un periodo di apprendistato misurabile in poche decine di chilometri.

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SEMPRE AL VERTICE Sorprende positivamente accorgersi come la ciclistica della moto presentata nel 2007 sia ancora oggi fra le più efficaci e divertenti in circolazione; d’altra parte, grazie anche all’affinamento delle sospensioni introdotto nel 2009, l’Honda Hornet 600 ha dimostrato, nel tempo, di essere anche la nuda di media cilindrata più a suo agio fra i cordoli, tanto da farne nascere un trofeo che nel 2011 verrà anch’esso arricchito, grazie all’abbinamento in gara con la CBR600F. Le due correranno insieme, sebbene in classifiche separate.

DNA SPORTIVO La vocazione alla guida sportiva è perciò nel DNA della Honda Hornet 600, che sfrutta a suo favore un peso dichiarato inferiore a quello delle sue dirette concorrenti (200,4 kg in ordine di marcia, contro i 226 della Kawasaki Z750 e i 211 della Yamaha FZ8), un grande equilibrio della ciclistica e un motore brillante. L’unità di derivazione CBR è rimasta una delle poche nella categoria a non sforare i 600 cc: ciò non toglie che le prestazioni rimangano allineate alle più recenti avversarie (102 cv e 63,5 Nm) e che il piacere di guida non risenta della mancanza di centimetri cubi.

FRULLA E COINVOLGE Abituati ormai a guidare moto di cilindrata più elevata, infatti, il motore della Honda Hornet 600 dà subito l’impressione di essere il classico “frullino” a quattro cilindri giapponese: in realtà, tuttavia, pur essendo capace di allunghi notevoli (qui il limitatore stacca a circa 13.500 giri), questa unità sfoggia anche piacevoli doti di elasticità, oltre che una regolarità esemplare. Curiosamente, poi, il fatto che il nuovo cupolino fenda meglio l’aria del precedente ha reso più evidente (a sensazione) il rumore di aspirazione della moto, con un effetto che coinvolge piuttosto che disturbare.

OTTIMA FRENATA L’edizione 2011 della Honda Hornet 600, dunque, mantiene le ottime qualità della moto che va a sostituire esaltandone il lato puramente estetico. Questo fatto offre alcuni vantaggi, sia legati alla svalutazione minore dell’usato in circolazione, sia perché ha permesso di non alzare il prezzo della moto, che costa esattamente come nel 2007: 7.590 euro. Spendendo altri 600 euro, inoltre, è possibile acquistare la versione dotata di C-ABS. Il suo funzionamento è ottimo: la ripartizione automatica della forza frenante non provoca scompensi d’assetto, mentre l’intervento dell’anti-bloccaggio è sempre puntuale e preciso. Insomma, nonostante siano passati tredici anni, la Honda Hornet 600 ha ancora molto da dire

IN QUESTO SERVIZIO

Casco: X-Lite X402 GT
Giacca Rev'It
Pantaloni: Spidi
Scarpe: TCX


Pubblicato da Michele Losito, 11/02/2011
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