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Aprilia Tuono V4 R APRC


Avatar Redazionale , il 13/03/13

11 anni fa - Nella vita di tutti i giorni con la Tuono

A spasso con l’Aprilia Tuono V4 R APRC, nella vita reale. L’anima è estrema, non c’è dubbio, ma grazie all’elettronica sopraffina e alle sospensioni regolabili, si può convivere con lei anche nel traffico cittadino. Non senza qualche sacrificio…

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OVERSIZING Quasi 170 cavalli, elettronica da Superbike e ciclistica da Reparto Corse, tutto contestualizzato nel traffico urbano. Sì, è innegabile che serva un po’ di sano senso masochistico per usare l’Aprilia Tuono V4 R APRC nel tragitto casa-ufficio; inizialmente l’impressione è quella di montare in groppa a un rinoceronte in una cristalleria. Ma la belva sa anche placare in parte i suoi bollenti spiriti…

COME I FACHIRI Il vero problema dell’Aprilia Tuono V4 R APRC nella vita di tutti i giorni, semmai, è la sella da fachiri. Spessa all’incirca un paio di dita, fa sì che sembri di poggiare le terga sul marmo di una panchina più che su una morbida imbottitura. Non ho dubbi che in pista, con indosso la tuta, il problema sia relativo, ma per una moto che, tutto sommato, è pur sempre una naked, forse si poteva concedere qualcosa di più in termini di comfort. Agendo sul mono per ammorbidire la faccenda, migliora in parte la situazione, ma le vostre interiora comunque conosceranno imperfezioni dell’asfalto prima d’allora ignote. In questo scenario non aiuta l’angolo di sterzo: nonostante le generose dimensioni del manubrio, il raggio è molto supersportivo, mettendovi leggermente in imbarazzo quando tentate lo zig-zag nel traffico.

ACCELERA, SPARA Il motore dell’Aprilia Tuono V4 R APRC è esattamente ciò che ogni smanettone potrebbe mai desiderare, e anche di più. C’è qualcosa di brutale nella spinta che il V4 genera oltre i 7.000 giri e fino alla zona rossa, divorando i rettilinei come un leone affamato. Non che sotto tale regime di birra non ce ne sia, anzi, ma il cambio passo è deciso, aumentato nella percezione dalla totale mancanza di protezione aerodinamica. Uno di quei motori a cui è difficile fare l’abitudine. Detto questo, in città come tra i tornanti del vostro passo preferito, meglio lasciar perdere la mappa Track, c’è semplicemente troppa birra dentro la manopola. Molto meglio la Road, che taglia sapientemente la potenza del 25%. Meno adrenalinica, forse, ma decisamente più sfruttabile e meno aggressiva alle aperture del gas.

LISCIO E LEVIGATO PLEASE C’è da dire che, quando l’asfalto è liscio e levigato come un campo da biliardo, magari sul vostro percorso preferito, difficilmente la Tuono ha rivali in fatto di adrenalina. Non è la classica fun-bike: bisogna lavorarla, calibrare bene i pesi del corpo per farla curvare a dovere, ma una volta impostata la linea, la stabilità è a prova di bomba. Con il traction control sempre attivo, poi, mi sono preso parecchie libertà, sicuro di un intervento discreto e funzionale. E così è sempre stato.

MEGLIO A PILLOLE Mi rendo conto che, dopo qualche settimana in compagnia della Tuono, il mio concetto di spazio-tempo è stato sensibilmente modificato: con lei, non è mai troppo tardi per un sorpasso, qualunque limite di velocità viene infranto già solo in prima marcia. Ci si abitua pericolosamente ad andature da fuorilegge, soprattutto se si cuce la ciclistica sulle proprie misure. E mentre divorate l’ennesima serie di curve manco foste in gara, una voce nella vostra testa, chiamata coscienza, suggerisce che forse non è la moto più adatta da utilizzare tutti i giorni. Meglio gustarsela il week end, prevedendo magari qualche bella uscita in pista anche solo togliendo gli specchietti e pasticciando un po’ l’idraulica. E senza aver timore di nessun’altra moto in pista, garantito.

HARD CORE In questo scenario fatto di accelerazioni brucianti e pieghe estreme, ma soprattutto usando la moto tutti i giorni, ci si chiede se tutto questo non sia un po’ a senso unico. Bellissimo il motore, fantastica la ciclistica ma come la mettiamo nella vita reale, fatta di semafori e slalom nel traffico? Ovviamente, prestazioni così esagerate si pagano, e anche abbastanza caro. Il sottosella è praticamente inesistente (ci sta un pacchetto di fazzoletti e poco più), la protezione aerodinamica è nulla, il passeggero è solo uno spiacevole inconveniente. È una moto che ha come obiettivo il farvi andare forte, anzi fortissimo, chiedendo in cambio molto impegno, sia fisico sia mentale. Certo, l’elettronica di bordo e la ciclistica regolabile aiutano ad addolcire parecchio i suoi modi irruenti, ma rimane una moto sportiva fatta e finita, con tutto ciò che questo comporta.

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In questo servizio

pantaloni: Alpinestars Newland Goretex Pants

giacca: Alpinestars Cape town   Air Drystar jacket

guanti: Alpinestars Tech Road Gore-Tex

casco: Shark Speed-R


Pubblicato da Alessandro Codognesi, 13/03/2013
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