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Kawasaki ER-6f 2009


Avatar Redazionale , il 11/03/09

15 anni fa - Nuovo look, stessa efficacia su strada

Come in un film hollywoodiano, il brutto anatroccolo diventa il più bello del gruppo, così la seconda generazione della bicilindrica carenata di Akashi passa da un look anonimo a un'estetica fra le più aggressive e piacevoli della sua categoria. Confermate, invece, le doti di guida e di economicità.

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DE GUSTIBUS Se una moto è bella, è noto, è probabile che avrà anche vita (commerciale) facile. Perlomeno sul mercato italiano, così attento al design e ricettivo verso tutto quello che riguarda lo stile o le mode. Certo, in altri mercati la situazione è diversa e le moto vengono giudicate anche in relazione a caratteristiche più funzionali, come l'economicità d'acquisto o la semplicità d'uso, ma "da noi", l'immagine pare essere l'unica vera discriminante.

APPEAL CERCASI
Ora, se si prende in considerazione la prima edizione della Kawasaki ER-6f, cioè la versione con carena completa della tanto apprezzata naked ER-6, non è così difficile comprendere perché in Italia questo modello non abbia avuto il successo sperato. Di tutte le frecce al suo arco, bisogna ammetterlo, la più spuntata era proprio quella del look, tanto da mettere in ombra tutte le sue altre innegabili qualità...

SALTO TRIPLO Questo fatto non è sfuggito a Kawasaki - anche perché il successo della sorella nuda non è certo casuale - che ha quindi profuso un impegno notevole nel definire il design della seconda serie della ER-6f, al punto da ricavarne un modello completamente nuovo, originale e dotato di tutto il carisma che faceva difetto alla moto d'origine, facendole compiere in termini di appeal un vero salto triplo in avanti.

NUOVO INTERESSE
Qualcuno si potrebbe chiedere perché continuare a credere in un prodotto di questo tipo. E, in effetti, già in passato la stessa Kawasaki aveva accantonato un'idea simile con l'altrettanto poco fortunata Z750 S. I tempi però sembrano essere cambiati e le carenate poco impegnative pare siano diventate un nuovo filone d'interesse per il pubblico e le Case, tanto che tutte le quattro grandi giapponesi offrono un modello in questa categoria.

IN BUONA COMPAGNIA
Le dirette concorrenti della ER-6f si chiamano, infatti, Honda CBF600 S, Suzuki GSX650F e Yamaha XJ6 Diversion, tutte dotate di carena (ma solo la Suzuki l'ha completa come la Kawa) e di un motore di circa 600 cc. La Kawa è però l'unica a montare un motore bicilindrico parallelo, mentre tutte le altre utilizzzano la soluzione a quattro cilindri, con la sola Suzuki che raggiunge la cilindrata della ER-6f.

SGUARDO INTENSO
Fra tutte, la novità di Akashi è poi quella dalla linea più riuscita, giusto mix di linee semplici e aggressività, con più di un richiamo alle cattivissime Ninja nate per la pista. La differenza col passato è quindi enorme ed evidente soprattutto nel frontale. Ora il cupolino è molto più affilato e tagliente, oltre che impreziosito da una coppia di fari allungati e da un parabrezza più protettivo che presenta un labbro aerodinamico studiato per deviare l'aria dal casco del pilota.

MANIGLIE DELL'AMORE E' nuovo anche il serbatoio, più ingobbito e alto nonostante rimanga invariato nella capacità (15,5 lt) ed è stata completamente rivista la zona della sella e del codone. La seduta è ancora a 790 mm da terra ma ha una forma rivista nell'attacco con il serbatoio, per facilitare chi non è dotato di lunghe leve. Il codone è invece del tutto simile a quello della versione nuda della ER-6, ridisegnato nella forma del faro (a LED) e abbellito da due comode maniglie in alluminio per il passeggero.

GRAFICHE NINJA La nuova carenatura utilizza anche una grafica simile a quella delle ultime Ninja, che abbina parti verniciate ad altre nere opache che movimentano il tutto rendendolo più aggressivo e piacevole alla vista. Sotto di essa, la ER-6f è in pratica la fotocopia della versione "n" presentata pochi mesi fa, dato che le differenze sono davvero minime e riguardano solamente l'inclinazione del cannotto di sterzo e l'avancorsa.

APERTA DI NATURA Una carenatura completa come quella della ER-6f amplia notevolmente le possibilità turistiche di questa piccola Kawasaki, per cui è comprensibile che anche il telaio sia stato modificato per accrescere le doti di stabilità della moto e compensare la leggera differenza di distribuzione dei pesi rispetto alla moto nuda. La forcella è quindi più "aperta" di 0,5° e l'avancorsa è più lunga di 4mm, con un assetto delle sospensioni specifico.

PIU' RIGIDA CON L'ABS Questo tiene conto dei 4 kg in più dovuti alla carena e prevede un'ulteriore modifica nel caso sia montato il sistema ABS. L'antibloccaggio, infatti, implica altri 4 kg di peso in più e viene abbinato ad una taratura più sostenuta della forcella, mentre il mono perde una tacca di precarico per essere più morbido. Nonostante i chili in più rispetto alla nuda (e rispetto anche alla precedente edizione), la nuova ER-6f rimane la più leggera fra le concorrenti dirette: 200 kg contro i 211 di Yamaha, i 219 di Suzuki e i ben 222 di Honda.
 
VA MEGLIO SOTTO
Il merito del vantaggio di peso va sicuramente ascritto al compatto e leggero bicilindrico parallelo di 649 cc che equipaggia la ER-6f, conferendole anche un fisico decisamente asciutto. Anche nel caso del motore le modifiche sono le stesse introdotte per la naked e riguardano la gestione elettronica del motore e l'impianto di raffreddamento, che è stato potenziato. Le prestazioni sono rimaste sostanzialmente invariate (72 cv a 8.500 e 66 Nm a 7.000 giri) ma la nuova iniezione a doppia farfalla dovrebbe garantire maggiore fluidità d'azione al motore al di sotto dei 4.000 giri.

STOP ALLE VIBRAZIONI Più significative sono le modifiche introdotte al telaio e volte alla riduzione delle vibrazioni trasmesse al pilota e al miglioramento della maneggevolezza. Ora il motore ha un attacco elastico nella parte posteiore del telaio, la cui ridotta rigidità in quel punto viene compensata dal nuovo forcellone con sezione a "D" (prima quadrata). Sempre per ridurre le vibrazioni sono nuovi gli attacchi elastici del manubrio e le pedane sono state rivestite di gomma.

IL PREZZO C'E'
Se non si può parlare di vera rivoluzione per la ER-6f, quindi, di certo si può dire che questa nuova versione ha tali e tanti contenuti che possono far presto dimenticare un passato abbastanza "dimesso" e mettere una seria ipoteca su un futuro più brillante. Al quale contribuirà sicuramente il fatto che le nuove vesti non hanno comportato un eccessivo aggravio di costi. Il prezzo della ER-6f '09 è infatti di 6.890 euro (500 in più per la versione ABS) e si pone più o meno sullo stesso livello della concorrenza. I colori in gamma, infine, sono tre: il classico verde "Kawa", un bel blu elettrico e il nero.
PRONTA A TUTTO Nonostante la nuova immagine, più aggressiva, la ER-6f rimane una moto studiata per essere facile e adatta a motociclisti di diversa estrazione, dai più esperti a quelli alle prime armi. Lo si capisce subito una volta in sella, dove tutti i comandi sono raggiungibili per chiunque e subito facili da utilizzare. Il rapporto fra sella manubrio e pedane privilegia però leggermente i brevilinei e, a parer mio, non stonerebbe un manubrio lievemente più largo.

VISTA A 360° Sempre dal posto di guida si apprezza la nuova foggia della strumentazione, che non ha nulla a che fare con i vetusti strumenti analogici della precedente versione e l'ottima funzionalità dei nuovi specchietti retrovisori. Questi sono montati più larghi di prima e offrono davvero un'eccellente visuale di cosa accade dietro la moto, una qualità da non sottovalutare soprattutto nelle odierne condizioni di traffico. Tornando alla strumentazione, questa ricorda vagamente quelle racing, è tutta digitale e informa su tachimetro, contagiri, livello carburante, orologio, trip totale e doppio trip parziale.

VA D'ACCORDO COI RAGNI
Tanta dovizia di informazioni sottolinea l'anima pratica della ER-6f, che non dimentica anche di offrire quattro comodi agganci sotto la sella, utilissimi quando si deve fermare un carico con il classico "ragno". Peccato solo che manchi un vano sotto la sella di dimensioni adeguate, mentre è apprezzabile la presenza nel blocchetto elettrico sinistro del comando per le quattro frecce.

SEMPRE FACILE
Fra tutte le novità di questa Kawasaki, le qualità di guida rappresentano una confortante conferma di quanto di buono c'era già in passato. La serie ER-6, infatti, dal suo esordio è stata apprezzata per la facilità di guida che offriva, non disgiunta dalla possibilità di divertirsi quando le condizioni di traffico e dell'asfalto lo consentivano. La nuova serie a queste caratteristiche aggiunge un maggior controllo delle sospensioni e una maneggevolezza ancor più accentuata.

SCARPE GIUSTE
E' soprattutto questa caratteristica che rende la ER-6f una moto molto piacevole da condurre, perché unisce una buona velocità d'ingresso in curva alla necessaria stabilità in percorrenza. Il merito va sicuramente all'equilibrio trovato per il nuovo telaio, ma un contributo importante viene anche dalle nuove coperture di primo equipaggiamento, le Bridgestone BT021, che regalano sempre grande feeling con l'asfalto e un'ottima tenuta anche quando a terra è bagnato.

LA VIRTU' NEL MEZZO Le buone doti della ciclistica vanno poi di pari passo con il carattere del conosciuto bicilindrico Kawasaki
, il quale sfrutta la cilindrata over 600 per offrire un'erogazione ai medi regimi corposa e divertente. Rimane invariato anche il caratteristico allungo della configurazione a cilindri paralleli, ma qui non serve a molto insistere con l'acceleratore, perché il meglio il motore può darlo fino a un migliaio di giri prima del limitatore. Certo, 72 cavalli non sono poi moltissimi (anche in relazione alla concorrenza a quattro cilindri), ma l'erogazione del motore Kawasaki riesce comunque a sopperire alla non elevata potenza, grazie anche alla buona spaziatura del cambio a sei marce.

DIFFERENZE SOTTILI Fra le due versioni disponibili (con ABS o senza), quella dotata di antibloccaggio appare però anche più equilibrata a livello di sospensioni, perché la forcella più solida pare compensare meglio il maggior peso della carena, mentre il mono meno precaricato riesce a essere più gentile con le terga di chi guida. Sono differenze minime, in effetti, anche se spesso è il feeling con la moto quello che conta e la versione con ABS è quella che preferisco. Senza contare, poi, il vantaggio di avere l'antibloccaggio che in questo caso lavora bene, senza eccessive reazioni sui comandi e con interventi non invasivi.

Pubblicato da Michele Losito, 11/03/2009
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