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Prova

Harley-Davidson FLSTSB Softail Cross Bones Dark


Avatar Redazionale , il 25/05/08

15 anni fa -

A Milwaukee devono aver inventato una macchina del tempo particolare, che invece di portarvi in un'epoca sola, mixa sapientemente passato e presente per proporre moto dal fascino indiscutibile. L'ultimo suo prodotto è questa Cross Bones dalle forme iper-retro, ma dalla tecnica moderna


SANA COLAZIONE
La prima colazione mattutina tipica, dalle parti di Milwaukee (sede storica di Harley-Davidson), dev'essere a base di pane - o meglio, pancakes - e furbizia. Come spiegarsi altrimenti il successo di un Marchio che fa del look retro la sua cifra stilistica da sempre? Pensateci bene, mentre tutte le altre Case motociclistiche si scervellano per trovare sempre linee nuove, voi provate a ricordare una Harley-Davidson (attuale o del passato) che abbia un'immagine poco più che vetero-motociclistica.

UNA FACCIA UNA RAZZA
Impossibile? Ecco, appunto. Se si tralascia qualche timido tentativo (fortunatamente senza seguito...) fatto a cavallo tra gli anni 80 e il decennio successivo, infatti, il fascino delle moto d'oltreoceano ha avuto sempre a che fare proprio con linee sostanzialmente immutabili nel tempo. In realtà, però, di tecnica "sotto i ponti" ne è passata moltissima. E se qualcuno poco esperto di moto potrebbe scambiare la vostra Harley fresca di immatricolazione per una moto d'epoca, chi di due ruote "mastica" di più non potrà che ammettere che la tecnologia utilizzata sulle HD moderne è più che attuale.


ATTUALITA' TECNICA
In qualche caso addirittura avanti. Basta pensare all'acceleratore elettronico della serie FLH Touring, che fa da tempo il suo lavoro egregiamente e senza alcun clamore mediatico... La cosa curiosa è che, nonostante le linee generali delle Harley-Davidson non subiscano mai rivoluzioni copernicane - ma solo piccoli aggiornamenti di anno in anno - la loro immagine non appare mai come "vecchia" o scontata, riuscendo di volta in volta a rinnovarsi grazie allo studio attento dei particolari e delle finiture.

SEGNI DI CAMBIAMENTO? Un esempio eclatante dell'incrollabile filosofia costruttiva dell'ultracentenario Marchio americano - anche se l'arrivo della recente XR 1200 sembra un timido segnale di cambiamento - è questa Harley-Davidson FLSTSB Softail Cross Bones Dark. Una moto che, a dispetto di un nome che fa spreco di lettere e sigle, è tra le Harley più minimaliste e "vintage" mai proposte.

BOBBER VERA Una vera special di serie che prende spunto dagli anni 50, epoca in cui in America nasce il fenomeno "bobber" a cui questa Cross Bones si rifà senza mezzi termini. I bobber erano le moto dei ragazzi che, tornati dal fronte, consideravano le due ruote l'unico mezzo di locomozione necessario, ma che andava modificato profondamente, togliendo tutto il superfluo (o il presunto tale), come parafanghi, sella per il passeggero, fino alle tanto amate cromature


BASSA E ROTONDETTA
Le bobber per eccellenza sono basse di garrese ma alte di manubrio, con le ruote panciute e il telaio rigido. E la Cross Bones è proprio così: linea e sella rasoterra, forcella springer, manubrio "Ape hanger" e sovrastrutture ridotte al minimo. Il carattere particolare di questa moto si deve, però, soprattutto alla grossa sella monoposto - che non sfigurerebbe su una classica bicicletta da uomo (sebbene di dimensioni monster) - sotto alla quale spuntano due molle cromatissime e che rafforzano l'immagine da telaio rigido di questa softail.

MONO NASCOSTO
Come tutte le moto della serie Softail, però, il telaio non è veramente rigido, ma l'ammortizzatore è sapientemente nascosto sotto il motore e lavora orizzontalmente in trazione. Una soluzione anche questa studiata con una precisa motivazione estetica, ma che non per questo tralascia troppo la funzionalità.

AMMALIATRICE È difficile, comunque, rimanere indifferenti davanti a questa Harley, che nella vista laterale mostra il meglio di sé, grazie alle larghe gomme dalla spalla cicciotta (davanti un 135/90-16" e dietro addirittura un 200/55-17") su cerchi neri a raggi cromati e alla linea bassa del gruppo sella e serbatoio che fanno da contrasto con il manubrio alto e l'esile frontale, reso inconfondibile dalle molle a vista della forcella Springer e dal minuscolo faro rotondo.


SEMPLICE RAFFINATEZZA
La Cross Bones è così, poche sovrastrutture e tanto motore, il moderno bicilindrico a V Twin Cam 96B da 1.584cc, con doppio albero di equilibratura e cambio a sei marce, montato in questo caso su supporti rigidi e verniciato in nero a polvere, per accentuare l'immagine minimale e vintage della moto. Come sempre la potenza di questo bicilindrico non viene dichiarata, ma il dato della coppia è indicativo del suo carattere: 12,2 kgm a 3.300 giri.

SICURA DI SERIE Non mancano comunque l'iniezione elettronica e la gestione attiva dell'aspirazione e dello scarico a ricordare che questo mitico motore non è rimasto al palo in quanto a sofisticazione tecnologica. In più Harley di serie dota le sue moto ormai da tempo con un comodo antifurto elettronico dotato di transponder, che solo avvicinandosi o allontanandosi dalla moto permette di disinserire o inserire l'antifurto stesso, senza dover schiacciare alcun pulsante.

TOCCHI ESCLUSIVI
Altri particolari specifici di questa Cross Bones sono poi le pedane del conducente dalla forma a mezzaluna, il piccolo parafango anteriore e il caratteristico serbatoio dell'olio (le Harley sono infatti a carter secco) dalla foggia che ricorda un ferro di cavallo. Coerentemente con l'immagine purista di questa moto, inoltre, i colori sgargianti o le tonnellate di cromo delle altre Harley sono banditi, per cui la Cross Bones può essere richiesta in sole tre colorazioni molto basic: nero lucido, nero opaco, verde oliva/militare e blu notte. Per tutte, poi, il prezzo è uno solo, ma decisamente poco minimal, "diciannovemilasettecento euri" chiavi in mano.



C'E' UNA PROCEDURA
Ricevere le chiavi di un Harley e andare a farsi un giro non è semplice come dirlo. Una volta seduti sulla sella non ci si trova di fronte il classico blocchetto d'accensione, ma un manopolone sul serbatoio (da 19 litri) che sembra preso pari pari da un elettrodomestico (anche se di design). Per far partire il motore bisogna girarlo su "IGN" (e non su ACC...), sempre che prima vi siate ricordati di mettervi in tasca la chiave elettronica (se no col cavolo che si accende) e abbiate tolto il bloccasterzo, che si trova sul cannotto, proprio come su tutte le moto...di qualche decennio fa.

CHE BOTTA! Se questa procedura iniziale è stata eseguita con successo, un tocco sul pulsante (c'è scritto start!) nel blocchetto elettrico destro darà vita al grosso bicilindrico yankee, ma con una tale botta di compressione da farvi temere per gli organi interni... Se per gli Harleysti doc, queste operazioni appaiono scontate, per tutto il restante universo motociclistico parrà abbastanza strano non dover infilare la chiave d'accensione da qualche parte per accendere il motore, così come altissimo rimarrà nei primi tempi il rischio di dimenticarsi la chiave elettronica sul comodino di casa, magari quando siete terribilmente di fretta.


TAKE IT EASY
Stato d'animo che però non si addice affatto ad una Harley e ancor meno a questa Cross Bones. Basta guardare le molle esterne della sospensione anteriore a parallelogramma, infatti, per capire che l'uso di questo bestione di metallo non può essere lo stesso di una qualsiasi altra moto moderna. In realtà l'esclusiva forcella Springer non dà particolari problemi alla guida, purché non ci si faccia prendere troppo la mano.

BELLA A PASSEGGIO Questo perché andando a passeggio la precisione di guida e il gusto che si prova alla guida di questa Cross Bones sono davvero inaspettati. Mentre non appena ci si spinge un po' oltre un'andatura tranquilla affiorano velocemente tutti i limiti di una ciclistica non certo all'avanguardia.


NON AMA "STACCARE"
Così, se i freni appaiono adeguati rimanendo entro i limiti di velocità consentiti sulle strade extraurbane, non serve lanciarsi a capofitto in un misto guidato per accorgersi che il discone singolo anteriore proprio non ce la fa a rallentare i tre quintali di questa moto in spazi "motociclistici". E questo nonostante l'aiuto del freno posteriore, che è potente e non blocca subito ma che, quando lo fa, sbilancia non poco la moto.

POCA ESCURSIONE D'altra parte la forcella ha dei limiti in quanto ad escursione utile e progressività d'azione; così, se può essere divertente vedere le molle che si stiracchiano in frenata, lo è meno sentire lo stridere della gomma anteriore quando la corsa in compressione è già bella che finita e voi state ancora frenando. La guida veloce non ha quindi molto senso in sella alla Cross Bones, che da il meglio di sé trotterellando a media velocità.


SEI MARCE COMODE
Situazione in cui la ciclistica diventa addirittura divertente e si apprezza anche il buon lavoro del cambio a sei marce, che accetta anche di essere usato senza frizione (udite, udite), ma che si prende anche rumorosamente il suo tempo per inserire i vari rapporti. Sospensione anteriore a parte, il limite più evidente nella guida allegra sono, però, le pedane poggiapiedi che strisciano continuamente a terra.

GIOCO COSTOSO Il grado di piega massimo a disposizione è piuttosto basso, e anche il divertimento di sentire la pedana appoggiata a terra svanisce in fretta non appena l'asfalto diventa meno liscio (e quindi i contatti con varie parti della moto meno prevedibili) e soprattutto non appena ci si ricorda di essere su un Harley-Davidson, con quello che ne deriva per il costo dei ricambi originali...

RIGIDOTTA
Qualche "vasca" in centro, o del turismo a ritmo ridotto sono quindi le situazioni in cui con la Cross Bones ci si può togliere più di una soddisfazione, considerando anche che solo a velocità medio-basse la risposta delle sospensioni sulle asperità e la posizione di guida ginecologica possono essere sopportate a lungo.


COMUNQUE COMODA
A questo riguardo, anche se i "bobber" più tradizionalisti avrebbero sicuramente preferito un manubrio ancora più estremo, così configurata la posizione in sella non è eccessivamente scomoda e offre pure un buon controllo della moto. Rimangono solo alcune perplessità sulle leve al manubrio di dimensioni fin troppo generose, sulla "solidità" della sella monoposto (nonostante il lavoro congiunto del mono ammortizzatore e delle molle a vista che le stanno sotto) e della lontananza dei comandi a pedale, che può mettere un po' in imbarazzo i meno alti o i meno abituati alla guida custom. In compenso, la sella è a soli 675mm da terra, quindi le manovre da fermo sono agevoli per chiunque, anche perché è sempre sorprendente come Harley riesca a rendere equilibrate le sue pesantissime moto anche muovendosi praticamente a passo d'uomo.


Pubblicato da Michele Losito, 25/05/2008
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